La repentina destituzione del Gip che aveva scarcerato due indagati per la tragedia della funivia del Mottarone fa ormai più clamore dell’incidente e diventa un caso politico
Il Csm interverrà sul caso di Verbania, dopo la riassegnazione ad altro gip del fascicolo di indagine sulla tragedia della funivia del Mottarone. Il Comitato di presidenza di Palazzo dei Marescialli, dopo le istanze presentate ieri dai togati Sebastiano Ardita e Nino Di Matteo e dal gruppo di Magistratura Indipendente, ha deciso di assegnare la pratica alla Settima Commissione, competente sull’organizzazione degli uffici giudiziari.
Mentre Donatella Banci Buonamici, sostituita da una collega, si è chiusa in un silenzio denso di nervosismo, a farsi sentire a gran voce sono gli avvocati. Quelli di Verbania che annunciano uno sciopero e l’Unione delle Camere Penali che torna a chiedere la separazione delle carriere in magistratura. Proteste anche dai legali degli indagati.
Nel frattempo, è stato depositato al Tribunale del riesame di Torino il ricorso della procura della Repubblica di Verbania contro l’ordinanza del gip che non aveva convalidato i fermi degli indagati. Il tribunale, competente per territorio, deciderà nei prossimi giorni.
Prima a far sentire la propria voce dunque la Camera Penale di Verbania che ha deliberato l’astensione dalle udienze per il 22 giugno. Nella stessa giornata gli avvocati hanno convocato un’assemblea straordinaria. “Il solo sospetto che la riassegnazione del fascicolo possa essere conseguenza di insistenze provenienti da una parte del procedimento costituisce un inaccettabile vulnus alla serenità della giurisdizione, di cui deve essere espressione l’assoluta indipendenza del giudice”, sostengono in una nota chiedendo un “immediato approfondimento” di Csm e ministero della Giustizia.
Subito dopo nelle polemiche si è inserita la voce della difesa dell’imprenditore Luigi Nerini che sta valutando un’istanza di ‘legittima suspicione’.
Ma perché, dunque, il Gip è stato cambiato? Qui abbiamo documenti ufficiali e ipotesi.
La carta è quella in cui il presidente Montefusco spiega che l’ex giudice milanese ha finito la sua supplenza e deve tornare la titolare della scrivania, gip Elena Ceriotti, a cui erano stati concessi quattro mesi di “esonero dalla funzione” a causa della “grave sofferenza del suo ufficio”.
Non è chiaro per quale ragioni, ma Ceriotti non riusciva più a districarsi tra i fascicoli. Adesso però è pronta per decidere sulla richiesta della Procura di annullare le scarcerazioni della collega.
Il tema ora è con quale serenità la nuova gip si trovi a decidere sugli indagati. C’è chi, come il giornalista Nicola Porro, sostiene che Banci sia stata fatta fuori perché troppo garantista, per avere mostrato al mondo quello che, nonostante i caffé con la collega, dovrebbe fare un giudice sano: esercitare in autonomia il controllo sulla privazione della libertà personale dei cittadini.
Qualcuno nei corridoi del Tribunale di Verbania fa notare che Ceriotti è molto fragile in questo momento della sua vita professionale proprio perché è stata in panchina tanto tempo e ora viene buttata in mischia nella partita più importante mai vista nel piccolo tribunale piemontese.
La sensazione di qualcosa di “anomalo” ce l’ha l’avvocato Pasquale Pantano, legale di Nerini: “La legge dice che il giudice va scelto sulla base delle regole decise al momento della nomina. Questo me l’hanno insegnato a scuola, questo lo dice la giurisprudenza, il resto io non lo so”.
Peraltro, Banci si era “assegnata il procedimento” dopo i fermi con un provvedimento condiviso col suo presidente perché la sostituta di Ceriotti, giudice Palomba, era “impegnata in un’udienza dibattimentale”.
Nel motivare la sua sostituzione, Montefusco scrive che “tale assegnazione, se giustificata per la convalida del fermo, non è conforme alle regole di distribuzione degli affari e ai criteri di sostituzione dei magistrati”. Insomma, era una sostituzione solo per il fermo, sembra chiarire. Eppure Banci gli aveva parlato di “procedimento”.
A ogni modo, lo stesso Montefusco fa sapere ai giornalisti che manterrà “una condotta di assoluto riserbo senza fornire alcuna giustificazione o spiegazione del suo operato”.
(AGI)