Secondo Almalaurea la quota è del 65,5% tra i laureati di primo livello e del 55,2% tra quelli di secondo livello
Prevalenza di contratti a tempo indeterminato per i laureati da 5 anni: la quota è del 65,5% tra i laureati di primo livello e del 55,2% tra quelli di secondo livello. È quanto emerge dal Rapporto 2021 di AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati. Nel 2020 il lavoro autonomo (liberi professionisti, lavoratori in proprio, imprenditori, ecc.) si attesta all’8,9% tra i laureati di primo livello e al 20,9% tra i laureati di secondo livello.
È assunto con un contratto non standard (in particolare alle dipendenze a tempo determinato) il 15,3% dei laureati di primo livello e il 15,7% di quelli di secondo livello.
Nonostante l’emergenza pandemica, sottolinea il report, il confronto con la rilevazione del 2019 registra un aumento dei contratti alle dipendenze a tempo indeterminato (+4,4 punti per i laureati di primo livello e +0,5 punti per quelli di secondo livello).
Il lavoro non standard registra, invece, una contrazione di 1,2 punti percentuali per i laureati di primo livello e di 1,5 per quelli di secondo livello. Anche il lavoro autonomo risulta in calo tra i laureati di primo livello (-1,7 punti); aumenta invece tra quelli di secondo livello (+1,5 punti). Per i laureati da 1 anno, invece, prevalgono i contratti non standard, in particolare alle dipendenze a tempo determinato: sono il 40,1% dei laureati di primo livello e il 35,6% di quelli di secondo livello.
L’attività autonoma (liberi professionisti, lavoratori in proprio, imprenditori, ecc.) riguarda il 13,1% dei laureati di primo livello e il 13,7% dei laureati di secondo livello. Il contratto alle dipendenze a tempo indeterminato interessa invece il 26,9% degli occupati di primo livello e il 23,4% di quelli di secondo livello.
Il confronto con la precedente rilevazione restituisce un quadro articolato, con tendenze peraltro spesso differenziate tra i laureati di primo e quelli di secondo livello. Gli unici elementi che accomunano entrambi i collettivi sono un aumento, di 1,3 punti e di 2,0 punti percentuali rispettivamente, del lavoro non standard e una contrazione sia dei contratti formativi (-0,8 e -0,9 punti) sia delle attività non regolamentate (-0,9 e -1,2 punti).