Ultimatum della Commissione europea all’Ungheria: “Dia chiarimenti entro il 30 giugno”. Il premier olandese Rutte chiede senza mezzi termini a Orban di uscire dalla Ue. Lui risponde: “Non ci pneso proprio, anzi la salveremo dagli ipocriti”. Interviene anche Draghi, ricordando che “l’Europa ha una storia antica di oppressione dei diritti umani”
Questa volta l’Ungheria, con la sua legge anti Lgbt, ha passato il segno. I leader dell’Unione europea, riuniti a Bruxelles, lo hanno fatto intendere chiaramente. Il più agguerrito è stato il premier olandese, Mark Rutte, che ha posto sul tavolo il tema, inizialmente non in agenda. “Secondo me, non c’è più posto nell’Ue per l’Ungheria” dopo quella legge, ha tuonato prima dell’avvio dei lavori del vertice. “Ma non sono l’unico a deciderlo, ce ne sono altri ventisei leader”, ha spiegato. Per Rutte non ci sono alternative: “Orban abroghi la legge oppure lasci l’Unione”.
Ma Budapest non ha alcuna intenzione di fare nessuna delle due. “L’Ungheria non vuole uscire dall’Ue, al contrario, vogliamo salvarla dagli ipocriti”, ha replicato la ministra della Giustizia ungherese, Judit Varga, che ha qualificato la dichiarazione di Rutte “altro non è che un nuovo episodio nella serie di ricatti politici”.Viktor Orban, premier e uomo forte dell’Ungheria, si è presentato al Palazzo Europa convinto delle sue idee. Nonostante nelle ultime 48 ore si siano susseguite pesanti condanne a ogni livello europeo. “Non abbiamo quel tipo di legge, abbiamo una legge che difende i diritti dei bambini e dei genitori. Non si tratta di omosessualità”, ha cercato di spiegare ai giornalisti che lo incalzavano al suo arrivo al summit.
Orban ha accusato i suoi omologhi di “non aver letto la legge” e ha confermato che va avanti: “E’ già in vigore”. E’ andato anche oltre. “Io sono un combattente per la libertà, ho combattuto durante il regime comunista per la libertà, difendo i diritti degli omosessuali ma questa legge non li riguarda, riguarda le famiglie, come i genitori vogliono educare i loro figli”, ha ribadito.
Non la pensano allo stesso modo i sedici capi di Stato e di Governo, tra cui il presidente del Consiglio Mario Draghi, che hanno indirizzato una lettera ai presidenti dell’Ue per ribadire il sostegno alla difesa dei diritti Lgbt. Nel suo intervento al vertice Ue, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha ricordato al premier ungherese che l’articolo 2 del Trattato Ue è lì per un motivo: l’Europa ha una storia antica di oppressione dei diritti umani. “Guarda che questo trattato, sottoscritto anche dall’Ungheria, è lo stesso che nomina la Commissione guardiana del trattato stesso”, ha detto Draghi a Orban aggiungendo che “spetta alla Commissione stabilire se l’Ungheria viola o no il Trattato”.
E la Commissione europea si è mossa per le vie legali e in una lettera firmata dai commissari Didier Reynders (Giustizia) e Thierry Breton (Mercato interno) e indirizzata alla ministra della Giustizia ungherese, si chiedono “chiarimenti, spiegazioni e informazioni”, da fornire entro il 30 giugno, in merito alla controversa legge che “all’origine, ha lo scopo di proteggere i bambini dai pedofili”, ma che fa uso di “un metodo discriminatorio contro le persone in base al loro sesso e orientamento sessuale”.
Nella missiva si precisa che per effetto della nuova legge ungherese “l’omosessualità, il cambiamento di sesso e la divergenza dall’identità personale rispetto al sesso alla nascita sono equiparate alla pornografia e sono considerate in grado di esercitare un’influenza negativa sullo sviluppo fisico o morale dei minori”.
Così facendo, “le disposizioni di questo disegno di legge violano direttamente il divieto di discriminazione basato sul sesso e sull’orientamento sessuale sancito dall’articolo 21 della Carta (dei diritti fondamentali dell’Unione europea, ndr), negando alle persone la libertà di esprimersi, di avere la propria opinione e di godere del loro diritto a una vita privata e familiare”.
Una dura condanna è arrivata anche dal segretario generale delle Nazioni unite, Antonio Guterres, che oggi ha preso parte al vertice Ue. “Le discriminazioni non sono accettate in nessuna circostanza e qualsiasi discriminazione contro Lgbtiq è totalmente inaccettabile nella nostra società moderna”, ha denunciato al suo arrivo. I premier di Belgio, Alexander De Croo, e Portogallo, Antonio Costa, si sono presentati alla riunione con la spilla arcobaleno.
(Agi)