Al primo turno, che ha visto una buona performance di gollisti e socialisti, un numero record di cittadini non si è recato alle urne. L’estrema destra punta alla conquista della sua prima regione
Il 27 giugno 47,7 milioni di francesi sono attesi alle urne per il secondo turno delle elezioni regionali. Preoccupa l’astensionismo record – grande vincitore del voto di domenica scorsa – e l’esito è ancora incerto in alcune delle 13 regioni al ballottaggio. I risultati del primo turno, con il 66,73% di astenuti, hanno spazzato via le certezze di tutti i partiti, in un voto test in vista delle presidenziali di aprile 2022 che si profila come un faccia a faccia tra il presidente Emmanuel Macron e la leader di estrema destra Marine Le Pen. L’affluenza alle urne è considerata la posta in gioco principale.
Così ai nastri di partenza
In lizza al secondo turno e in posizione di vantaggio ci sono molti presidenti di regioni uscenti della destra tradizionale (Les Republicains, LR), socialisti ed alleati, ma anche centristi, che hanno buone possibilità di rimanere in carica in questa votazione definita di “conservatrice” dagli analisti francesi. C’è attesa anche per vedere se dopo i risultati molto deludenti di domenica scorsa il partito di estrema destra del Raggruppamento nazionale (RN), dato in vantaggio in sei regioni negli ultimi sondaggi, riuscirà ad ottenere la vittoria almeno nella Provenza-Alpi-Costa Azzurra (Paca). La Republique en Marche (LREM) del presidente Macron non è riuscita a trasformare la sua popolarità su scala nazionale in risultati promettenti a livello locale, e il movimento nato nel 2016 ha subito una cocente sconfitta.
La campagna elettorale, conclusa venerdì sera, è stata segnata datoni molto duri e ha visto stringersi diverse alleanze, in particolare a sinistra tra socialisti ed ambientalisti, oltre al ritiro di alcuni candidati e appelli a votare per la destra gollista contro quella estrema. Nel corso della settimana le più alte cariche dello Stato e i leader dei principali partiti hanno anche lanciato accorati appelli agli elettori, soprattutto ai più giovani (tra i meno di 35 anni l’astensionismo ha raggiunto quota 80%).
Il quadro regione per regione
Al centro delle cronache elettorali c’è il duello nella regione Paca, contesa tra il candidato di estrema destra Thierry Mariani, sul quale Le Pen ha investito molto della sua credibilità e delle sue speranze, arrivato in testa al primo turno e il repubblicano Renaud Muselier, in vantaggio di due punti secondo l’ultimo sondaggio Ifop per le Figaro. Muselier, presidente uscente, trarrà vantaggio dal ritiro della lista di sinistra di Jean-Laurent Felizia, che ha lanciato un appello a votare per lui contro l’estremista Mariani, in una regione storicamente ancorata a destra.
Anche la regione di Parigi, l’Ile-de-France, è al centro dell’attenzione mediatica: la presidentessa uscente Valerie Pecresse (LR, destra gollista) è data in vantaggio di 10 punti rispetto alla lista di unione di sinistra guidata dall’ambientalista Julien Bayou, alleato alla socialista Audrey Pulvar e a Clementive Autain di La France Insoumise (LFI, sinistra radicale). Negli Hauts-de-France, il repubblicano Xavier Bertrand è dato in posizione di vantaggio al ballottaggio, con En Marche che ha invitato il suo elettorato a votare per lui contro l’estrema destra e l’alleanza Socialisti-Verdi (EELV) e LFI. In Alvernia Rodano Alpi in testa nei sondaggi c’è un altro candidato di Les Republicains, Laurent Wauquiez. Sia Pecresse che Wauquiez e Bertrand sono tre potenziali candidati di destra alle presidenziali dell’anno prossimo, per i quali l’elezione alla guida di una regione rappresenta un trampolino di lancio.
In Normandia la vittoria dovrebbe andare al centrista Hervè Morin, alleato dei Republicains, che gode di maggiori consensi rispetto ai rivali di sinistra, di estrema destra e di En Marche. Anche nei Paesi della Loira a dominare è anche la destra tradizionale con Christelle Morancais che dovrebbe ottenere la vittoria sul candidato dell’alleanza di sinistra, l’ambientalista Matthieu Orphelin, sull’ex ministro En Marche Francois de Rugin e Hervè Juvin del RN.
La sfida nel Grand est
Anche nel Grande Est l’ago della bilancia è in favore di Jean Rottner (Les Republicains) che si misurerà con l’estrema destra (Laurent Jacobelli), la lista di sinistra di Eliane Romani e En Marche con Brigitte Klinkert. In altre cinque regioni sono invece i candidati socialisti in posizione di vantaggio, per lo più di presidenti uscenti, arrivati in testa al primo turno, ma in alcuni casi l’esito del voto rimane aperto di fronte agli avversari, e non sempre il PS ha stretto alleanze con gli ecologisti, forza in costante ascesa elettorale dal 2015. In Occitania le urne dovrebbero essere favorevoli a Carole Delga, in Borgogna Franca Contea a Marie-Guite Dufay, in Nuova Aquitania a Rousset, in Bretagna a Loic Chesnais-Girard e in Centro Valle della Loira a Francois Bonneau. In Corsica il favorito è Gilles Simeoni di ‘Femu a Corsica’, che non è riuscito a mettersi d’accordo con altri regionalisti.
Verso un rimpasto
Guardando oltre, i media d’Oltralpe fanno riferimento al prossimo “rimpasto tecnico” del governo di Jean Castex, atteso nelle prossime settimane. Secondo Le Monde, non saranno sanzionati i ministri coinvolti nelle regionali nonostante la pesante sconfitta registrata da alcuni di loro. Del resto all’ultimo consiglio dei ministri il presidente Macron ha assicurato che “non c’è da trarre alcuna conseguenza nazionale da un voto locale, ad eccezione della partecipazione”. Mentre per le forze politiche tradizionali, sia a destra con Les Republicains che a sinistra con il Partito socialista, il verdetto delle urne a loro favorevole segna il loro ritorno anche a livello nazionale, con nuovi scenari che potrebbero aprirsi alle presidenziali. “In realtà la nuova mappa elettorale della Francia è molto difficile da leggere e non c’è più nulla di chiaro, di certo” ha sottolineato Olivier Faye, analista politico di Le Monde.
(Agi)