A margine del progetto scuola-lavoro, la nostra associazione ha affidato a quattro giovani studentesse del Liceo statale I. Vian il compito di intervistare il Consigliere Regionale Emiliano Minnucci.
L’incontro si è svolto in remoto, presenti anche la professoressa Soccorsi, coordinatrice del progetto e referente dei ragazzi, e il presidente dell’associazione L’Agone Nuovo, Giovanni Furgiuele.
L’intervista ha toccato temi molto diversi fra loro, partendo dalla formazione personale di Minnucci che ha rimarcato quanto essa sia stata importante nel suo percorso politico, che si è poi concentrato sempre più su progetti per il nostro territorio.
Ringraziamo Emiliano Minnucci per la sua disponibilità, e per l’attenzione costante – con la mente ed il cuore – alle nostre città che meritano finalmente uno sviluppo basato sulle straordinarie risorse naturali e culturali: la Regione, in questo, gioca un ruolo fondamentale.
La sintesi della lunga intervista è riportata nell’articolo che segue, firmato dalle 4 studentesse – ormai avviate sul percorso del giornalismo – Giorgia Irimia, Giulia De Luca, Jacqueline Velia Guida, e Martina Rosa
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La formazione e l’importanza delle materie umanistiche
La prima parte dell’intervista si è incentrata sulla figura del Consigliere, ripercorrendo la sua formazione personale. Dagli studi liceali all’argomento della tesi di laurea, passando per gli inizi come redattore de L’Agone, Minnucci ci ha fornito un’ampia panoramica del percorso che lo ha portato fino in Regione, ponendo l’accento sull’importanza di una formazione umanistica nel mondo lavorativo odierno.
Nella sua carriera politica che ruolo ha avuto la maturità classica?
La maturità classica offre la capacità di utilizzare schemi applicabili non solo alla vita scolastica. È un precorso di studi che permette di sviluppare una migliore padronanza del ragionamento e della lingua italiana. È il giusto bagaglio culturale per preparare la persona.
Ho dovuto frequentare un liceo di Roma poiché all’epoca non c’era l’opportunità di conseguire la maturità classica a Bracciano; comunque avrei volentieri scelto di intraprendere tale percorso di studi in zona anche per motivi logistici. La vita da pendolare è sofferenza e trent’anni fa si viaggiava decisamente in modo più scomodo, con la corriera che alle sei del mattino era gremita di gente e si era costretti ad un viaggio in piedi. L’esperienza liceale a Roma, al liceo Mamiani, liceo storico ed uno dei più importanti licei pubblici della capitale, mi mise in contatto con mondi diversi da quelli che frequentavo a casa ad Anguillara ed ho avuto la possibilità di stringere delle solide amicizie che hanno pienamente ricompensato i miei sacrifici. Le materie umanistiche sono quelle che ho apprezzato di più fin da ragazzo e che ho sempre coltivato. Lo studio delle materie classiche mi ha dato, come a tutti coloro che intraprendono questo tipo di percorso, quella capacità di utilizzare degli schemi che non sono solo applicabili alla vita scolastica, ma che sono utili nella vita quotidiana e professionale. Si pensa che lo studio delle lingue morte sia inutile e c’è anche chi ha addirittura chiesto l’abolizione dello studio del greco antico nelle scuole. Al contrario posso affermare, per esperienza diretta, che l’esercizio della traduzione aiuta a riflettere maggiormente, ad avere una migliore padronanza della lingua italiana e sicuramente apre la mente. Infatti molti grandi manager e tante persone di valore non hanno compiuto studi scientifici, ma umanistici e questo dimostra che le cose non sono in contraddizione poiché il bagaglio culturale che questo percorso di studio dà, aiuta e getta le fondamenta della preparazione della persona. Tornando indietro rifarei gli studi classici e li consiglierei ai giovani anche se ognuno deve seguire le proprie inclinazioni. Comunque, da politico, sono cosciente del fatto che il nostro paese avrebbe bisogno di rafforzare gli istituti tecnici.
Gli anni in cui ha ricoperto il ruolo di redattore di giornale, passati proprio a L’Agone, sono stati d’aiuto nella sua carriera politica?
È stata una piccola esperienza di collaborazione e di apprendimento delle basi del mondo del giornalismo e, soprattutto, della conoscenza della politica locale.
Non ho fatto il redattore a livello professionale, ero un giovane agli inizi della carriera universitaria e ho collaborato un po’ con L’Agone. È stato comunque d’aiuto il fatto di aver appreso alcuni rudimenti e fondamentali del mondo del giornalismo. L’Agone ha avuto dei direttori – come Daniele Mastrogiacomo – che sono ancora giornalisti molto importanti. Il sapere come si fa il titolo di un giornale o come si imposta un articolo è stata complementare rispetto alla mia grande passione per la lettura ed è proprio il mio grande interesse per la lettura, nonché il mio forte interesse per l’attualità, che mi hanno aiutato a raggiungere una buona preparazione culturale, premessa essenziale per l’esperienza politica. Da ragazzino volevo fare il giornalista più che il politico, anche se la politica mi ha sempre interessato molto. La passione per la lettura e la scrittura l’ho sempre avuta e rimane ancora, quindi anche questo passaggio a L’Agone ha avuto un peso, soprattutto in termini di conoscenza della politica locale.
Sappiamo che Lei è laureato in giurisprudenza all’università La Sapienza di Roma con la tesi: “La capacità successoria della donna nel diritto romano”, quindi è molto attento anche alle donne, alle discriminazioni ed alle violenze di genere. Perciò che tipologie di progetti ha portato – se ne ha fatti – e porterà – se ne farà – per sostenere questi casi?
È stata approvata in Regione una legge, il cui titolo è “La legge sulla parità salariale tra uomo e donna”, che stanzia delle risorse per promuovere le assunzioni da parte delle imprese, che vadano a ridurre la disoccupazione femminile e, in generale, la disoccupazione giovanile, che nel complesso dello spettro occupazionale del paese sono quelle che pesano di più. Poi sono state prese ancora tante altre iniziative sulla violenza di genere, mettendo in campo norme e leggi che sostengono i centri antiviolenza; è stata portata avanti una forte battaglia sul femminicidio e sono stati fatti alcuni interventi su forme di aggressioni di genere, che prevalentemente colpiscono ragazze e donne, come la legge sul revenge-porn. Quindi ovviamente non è solo una questione di tesi all’università, ma anche il prendere atto della condizione della donna, nel corso degli anni e nel presente, all’interno della società.
La tesi sulla capacità successoria viene da un confronto con il mio professore di storia del diritto romano e, quando mi fu assegnata, ragionammo sul fatto che io volevo produrre un elaborato che fosse il meno “trito-e-ritrito” possibile; così ci confrontammo e venne fuori questa idea di poter approfondire la funzione della donna nell’ambito della società romana e in alcuni casi capire come si era andata sviluppando e che piega avesse preso, anche rispetto alla capacità successoria. Ovviamente non è solo una questione di tesi all’università, ma è il prendere atto che la società, negli ultimi cinquant’anni, ha visto un affermarsi del ruole delle donne che, via via, hanno conquistato maggiori spazi e ruoli, superando così secoli di “predominio” maschile o prevalentemente maschile soprattutto nei rapporti di potere, acquisendo la possibilità di assumere ruoli e funzioni importanti, di carattere pubblico, nelle grandi società, nel lavoro, etc. Il percorso mi sembra ancora molto lungo e quindi è bene che le istituzioni diano una mano. Noi da ultimissimo abbiamo approvato in Regione una legge, il cui titolo è “La legge sulla parità salariale tra uomo e donna”, che mette un accento ed accende un faro su una forma di discriminazione che apparentemente sembra non esistere, ma che in realtà è forte. È chiaro che se parliamo di retribuzioni secondo i contratti nazionali collettivi, non ci sono differenze di salario per esempio tra un professore uomo e una professoressa donna. Però se si va poi ad indagare nello specifico emergono molte disparità di trattamento, come ad esempio avviene nel lavoro autonomo dove spesso le professioniste donne vengono pagate meno dei loro colleghi uomini. Pensiamo ancora a questo anno di COVID, dove la stragrande maggioranza dei posti di lavoro persi sono posti di lavoro al femminile. Quindi è fondamentale che le istituzioni diano supporto soprattutto in un momento come questo. Questa legge nuovissima da noi proposta intanto stanzia delle risorse – più di 7milioni per l’imprenditoria femminile – per promuovere la possibilità delle assunzioni da parte delle imprese, che vadano a ridurre la disoccupazione femminile e, in generale, la disoccupazione giovanile, che nel complesso dello spettro occupazionale del paese sono quelle che pesano di più. Poi vanno ricordate tutte le iniziative che abbiamo preso come gruppo del Partito Democratico, dove sono presenti delle bravissime colleghe molto attente all’argomento, insieme a tante altre colleghe del Consiglio regionale in generale: sono state molte le iniziative sulla violenza di genere che abbiamo messo in campo, nel corso di questi anni, e che vanno dal sostegno della rete dei centri antiviolenza, alla battaglia contro il femminicidio, alla Legge sul “revenge porn” che condanna tutte le forme di discriminazione, a tutte le persone indistintamente sebbene siano le donne quelle maggiormente colpite, attraverso l’uso dei media e dei social.
La sua tesi di giurisprudenza. “La capacità successoria della donna nel diritto romano” esattamente come la ha aiutata a consolidare le sue convinzioni nella parità di genere?
Questa mia tesi dell’università mi ha aiutato a rafforzare le mie convinzioni sotto questo punto di vista. Ma non c’è però tesi che tenga: un individuo deve avere la capacità di ascolto e di confronto, deve mettersi in discussione rispetto ad un modello che tutti gli uomini ereditano dalle tradizioni antiche e mettersi al passo con i cambiamenti della società. Al di là della mia tesi di laurea è la funzione della donna che ci “mette in riga”: è la prassi quotidiana.
Il ruolo e le iniziative sanitarie in regione
La seconda parte dell’intervista si è invece concentrata sull’attualità, trattando in particolare il ruolo del Consigliere all’interno della Commissione Sanità Regionale e la campagna vaccinale. Inoltre, ci si è soffermati abbondantemente su una delle ultime iniziative del Consigliere, che ha al proprio centro la fibromialgia.
Lei è Consigliere Regionale del PD, ma il 12 maggio è diventato anche membro della Commissione Sanità del Consiglio regionale. A riguardo Lei pubblicò un post su Facebook per comunicare questo suo nuovo incarico, e tra i commenti Le è stato chiesto se questi non saranno “troppi incarichi insieme”. A distanza ormai di una settimana quindi, come si sta evolvendo il suo lavoro?
Il lavoro sta andando abbastanza bene: gli incarichi delle commissioni possono e devono essere affrontati con un po’ di capacità organizzativa e non servono i superpoteri. Se si mettono in fila un po’ le questioni che si stanno seguendo nelle commissioni, si riescono a tenere insieme attività politica e istituzionale. Adesso siamo agli inizi di questa esperienza in Commissione Sanità e la giudico un’esperienza stimolante perché la Commissione, in generale, è il luogo dove è possibile valutare alcune questioni in anticipo rispetto al momento in cui verranno affrontate in aula ed è possibile lavorarci fin da subito, avendo la possibilità di avanzare immediatamente alcune proposte. Quindi è un opportunità in più, non sicuramente un peso di lavoro maggiore – forse un po’ sì, ma riorganizzando i tempi riesco a tenere insieme tranquillamente le cose.
Qual è il ruolo della Commissione Sanità del Consiglio Regionale, di cui fa parte attiva dall’inizio di questo mese, nella lotta alla pandemia che ha sospeso le nostre vite da oltre un anno?
Analizzare, valutare, modificare e discutere.
Le commissioni del Consiglio Regionale hanno la funzione di analizzare le leggi che riguardano i loro settori specifici. Nel mio caso il settore sanità ha la funzione di valutarle, modificarle e discuterle prima che approdino all’aula. Dopodiché, insieme all’attività legislativa, passano per la Commissione anche gli atti amministrativi e soprattutto gran parte del confronto tra il Consiglio Regionale, i cittadini e le varie forme di associazione. Sul Covid ovviamente c’è grande fermento nella Commissione, il che significa avere aggiornamenti costanti da parte dell’Assessore e avanzare delle idee, critiche e proposte all’Assessore stesso, il quale poi prende le decisioni. Ovviamente il Covid impegna molto la Commissione e noi commissari che, come tali e per dare un maggiore contributo in forma più attiva, dobbiamo raccogliere il più possibile informazioni sui territori. Proprio per questo motivo, io personalmente ho scelto di girare anche molto, soprattutto nei centri vaccinali della nostra ASL, e sono sempre in contatto con la nuova direttrice generale al fine di filtrare le varie questioni e portare laddove possibile delle idee per trovare una soluzione ai problemi.
Mercoledì 19 maggio ha annunciato su Facebook un nuovo calendario di apertura delle prenotazioni per il vaccino, dicendo che lunedì 24 maggio nel Lazio inizieranno le prenotazioni anche nelle farmacie con somministrazioni a partire dal 1 giugno; il 25 maggio procederà il personale AIRE, naviganti e ambasciate; dal 26 maggio alle 00.00 invece i 43enni-40enni; dal 27 maggio gli studenti maturandi, con somministrazione Pfizer nelle giornate dell’1, 2 e 3 giugno. Mentre giovedì 20 maggio ha annunciato, sempre su Facebook, l’Open Day Astrazeneca, per le giornate del 22 e del 23 maggio, con ticket virtuale per gli over 40. Si ipotizza anche un via libera al vaccino nei ragazzi di età compresa tra i 12 e i 15 anni entro giugno… Insomma, la campagna vaccinale sta avanzando. Ma di preciso a che punto stiamo? quando raggiungeremo secondo Lei l’immunità di gregge?
La politica non può dire quando l’immunità di gregge sarà raggiunta, ma può dire che se ci fossero state più dosi, per esempio a febbraio e marzo, sarebbe quasi stata raggiunta. Tuttavia si tiene conto del fatto che nel Lazio, i cui abitanti sono circa tre milioni, metà dei cittadini ha ricevuto almeno una dose. Inoltre è stata data una spinta ulteriore con le farmacie, dove ora è possibile prenotarsi e da giugno è possibile ricevere la somministrazione del vaccino monodose Johnson&Johnson. Però bisogna che le nuove generazioni prendano in mano una battaglia mondiale di giustizia sociale, di internazionalismo positivo e a beneficio di tutti i popoli: la vaccinazione gratuita e per tutti.
Intanto una precisazione: l’Open Day Astrazeneca proprio perché – per fortuna – sono arrivate più dosi di quelle che immaginavamo, è stato esteso anche agli over 35 e non solo agli over 40. Le prenotazioni sono già al completo, cioè le dosi sono già tutte prenotate, quindi sono stati un successo anche questi due giorni. Tra l’altro ho visto un ottimo andamento e, con grande ordine, la nostra ASL ha per l’occasione sperimentato il drive in al porto di Civitavecchia, con una modalità molto comoda: ho visto le foto e i video con i cittadini che arrivano, si fermano in macchina, scoprono il braccio, fanno la puntura, poi stanno un quarto d’ora nel parcheggio affianco e poi vanno via tranquillamente. Devo dire che se avessimo avuto più dosi, per esempio a febbraio e marzo, avremmo già fatto non dico l’immunità di gregge, ma quasi. Tuttavia bisogna tenere conto che nel Lazio ormai siamo alla soglia dei tre milioni di vaccini e somministrazioni, cioè ci sono tre milioni di cittadini nel Lazio che hanno ricevuto almeno una dose; questo significa che siamo già parecchio avanti. Quando raggiungeremo l’immunità di gregge va chiesto ai virologi, agli infettivologi, non è la politica a poterlo dire; però possiamo dire di aver dato almeno una dose a più della metà dei cittadini del Lazio, che sono circa cinque milioni e mezzo. Adesso potremo anche dare una spinta ulteriore: in particolare l’elemento vero di novità sono le farmacie dove da lunedì 24 maggio si potrà prenotare il vaccino monodose – Johnson&Johnson che non ha bisogno di un richiamo immediato. Sono mille le farmacie che hanno fatto richiesta e quattrocento saranno quelle operative. Dunque dal 24 sarà possibile prenotarsi e dal 1 giungo si partirà con le somministrazioni e ciò significherà avere una rete molto più ampia e capillare. Speriamo che le dosi siano sufficienti per riuscire ad impegnare in modo sempre più ampio e più largo i medici di base, superando quindi il modello dei centri vaccinali, per fare in modo che la vaccinazione anticovid diventi un po’ come quella del vaccino antinfluenzale, fruibile anche in farmacia e anche dai ragazzi più giovani. Ormai mi sembra che sia quasi approvata la somministrazione di questi vaccini sulla popolazione nella fascia di età tra i 12 e 15 e credo che sia possibile a questo punto scendere con l’età, via via che andranno avanti le sperimentazioni. Quindi la campagna vaccinale va oggettivamente bene, nel Lazio particolarmente bene; tutte le persone che ho ascoltato fino ad oggi mi hanno parlato di una grandissima puntualità, una puntualità svizzera, e questo ci rende orgogliosi del lavoro che stiamo facendo. Adesso, secondo me, le nuove generazioni dovrebbero intraprendere una battaglia, che è quella della vaccinazione per tutti. Non si può essere così “egoisti” da ritenersi appagati di appartenere alla parte del mondo che può vaccinarsi, alla parte del mondo più ricca e più benestante, infischiandosene se i quattro quinti del resto dell’umanità non ha i mezzi, le risorse, la capacità, la possibilità, per potersi vaccinare. Io credo che ci sia una grande battaglia da fare; personalmente, nel mio piccolo, l’ho portata in discussione nel Consiglio Regionale e adesso ho visto che i leader mondiali parlano della sospensione dei brevetti sui vaccini, che non significa evitare di riconoscere il valore di chi ha sviluppato i vaccini, ma significa avere la possibilità di mettere quei brevetti a disposizione di tante case farmaceutiche, che possano, pagando il giusto valore di quel brevetto, utilizzarlo per replicare e aumentare la quantità di vaccini in modo che possano essere erogati gratuitamente o a costi bassissimi a tutta la popolazione mondiale. Questa non è soltanto una battaglia di principio importante, di giustizia sociale, di internazionalismo positivo, ma è una battaglia anche a beneficio dei popoli ricchi; perché poi, quando sentiamo parlare di varianti è chiaro che se il virus lo facciamo sopravvivere in larghissime parti del mondo, quel virus muta, si riproduce, diventa più aggressivo, più forte, e quindi noi, che l’abbiamo “fatto uscire dalla porta” attraverso il vaccino, ce lo ritroviamo “rientrare dalla finestra” mutato e magari con vaccini che non sono più neanche troppo efficaci. Perciò sarebbe cosa intelligente lanciare una grande battaglia mondiale per la vaccinazione gratuita e per tutti; come si è fatto in passato quando, per esempio, coloro che trovarono e sperimentarono il vaccino contro la poliomielite fecero socializzare quei brevetti, senza che fossero oggetto di speculazione da parte delle case farmaceutiche. Ora io credo che di fronte ad una grande pandemia anche le case farmaceutiche, una volta ottenuto un minimo di ristoro – che è giusto che ci sia perché si vedano riconosciuti i costi -, dovrebbero mettere i vaccini, a disposizione della vita dei cittadini di tutto il mondo. Questa è una bella battaglia e se non la fanno i giovani, io non saprei a chi far alzare queste bandiere. Fatele voi, organizzatevi e fatevi sentire.
Giovedì 20 maggio ha anticipato su Facebook il decreto sostegno BIS, tratto dalla bozza di Decreto legge portata in Consiglio dei Ministri. Tra le molteplici proposte, c’è quello che riguarda la sanità, che prevede l’assunzione di psicologi di base, uno ogni 100mila abitanti, e 500 milioni per recuperare le visite e i ricoveri saltati a causa dell’emergenza COVID. So che Lei ha un occhio di riguardo per la sanità, non a caso il 10 maggio ha proposto al Ministero della Salute di riconoscere la Fibromialgia come patologia invalidante. Perciò di quanto saranno ridotti i tempi di attesa per occuparsi delle altre patologie, che sono importanti tanto quanto il COVID, tenendo presente che molti, a causa di queste altre malattie, che oggi giorno sono passate un po’ in secondo piano, vivono la propria vita con i minuti contati?
In realtà le patologie più gravi sono state abbastanza salvaguardate, però non c’è dubbio che alcune non sono state affrontate tempestivamente: per esempio non è stato possibile accedere fisicamente alle strutture ospedaliere a causa dei divieti anticovid, e questo ha portato a meno prevenzione. Adesso si riparte dai fondamentali e si ritorna ad investire sulla sanità pubblica; è necessario avere un sistema che funzioni e che si sostenga, e l’idea di rafforzarlo è fondamentale anche in chiave post-Covid.
Intanto noi dalla vicenda del COVID dovremmo tutti aver appreso alcuni elementi fondamentali: per esempio che una sanità universalistica, pubblica e per tutti, è una sanità efficiente e che dà garanzie a tutti i cittadini, da quelli che sono ricchi, e che potrebbero curarsi pure in assenza della sanità pubblica, a quelli che in assenza di una sanità pubblica morirebbero in poco tempo o non avrebbero modo di curarsi adeguatamente. Io penso che intanto se partissimo da qua, cioè dai fondamentali, dall’ABC, sarebbe già un bel passo avanti; credo che con l’idea di ritornare ad investire in sanità – evidenti sono le tante assunzioni del personale medico, paramedico e tutti coloro che devono rimpolpare i reparti ospedalieri e la medicina territoriale – si sta ritornando a standard di livello più importanti, sapendo che bisogna ben gestire e che non possiamo continuare con l’epoca dei tagli, perché altrimenti poi non si è in grado di affrontare una società che invecchia. Quella italiana è la società in cui si fanno meno figli e diventa sempre più anziana, anche perché – menomale – si allunga l’età media e siamo destinati ad essere più vecchi a lungo, ma questo allungamento dell’età media porta anche ad una maggiore presenza di “acciacchi”. Dobbiamo quindi avere in piedi un sistema che funzioni e che si sostenga, e l’idea di rafforzarlo è fondamentale, anche in chiave post-COVID. Molte patologie, quelle più gravi, sono state abbastanza salvaguardate, però il fatto stesso di non poter, ad esempio, accedere alle strutture ospedaliere, a causa dei divieti anti-covid che rendevano complicato entrare fisicamente nelle strutture stesse, non c’è dubbio che ha portato a meno prevenzione e quindi ad un’incapacità di affrontare tempestivamente alcune malattie. Io spero e credo che, anche se dovremo un po’ convivere con l’idea del COVID, gli investimenti anche sulle questioni richiamate siano adeguati. Ad esempio l’investimento sugli psicologi sta a dimostrare che si sta cercando di affrontare, col supporto di personale adeguato, gli stravolgimenti che il lockdown ha comportato nella nostra vita e in modo particolare, secondo ciò che le statistiche dicono, in quella degli adolescenti che si sono visti costretti ad affrontare problemi seri, ed un incremento di disagio che va appunto adeguatamente affrontato. Perciò sta andando molto bene anche la campagna del coinvolgimento di ragazzi e ragazze, che hanno preso una laurea come psicologi e quindi possono aiutare a rafforzare questo tessuto sanitario.
Ci potrebbe presentare la sua proposta di legge per quanto riguarda la fibromialgia e illustrarci il percorso che lo ha portato alla sua formulazione?
La fibromialgia è la somma di più patologie, quindi è difficile da diagnosticare. Siccome ora è stata codificata, bisogna riconoscere questi malati, e la legge regionale stabilirà un percorso di cure per loro.
Io inizialmente non ero a conoscenza della vicenda della fibromialgia, ma parlando con delle persone affette da questa sindrome e con altre che rappresentano mondi più vasti, come presidenti di associazioni che operano anche qui sul lago di Bracciano, sono venuto a contatto con questo fenomeno davvero molto grave, cioè quello di una malattia che è la somma di più patologie, e per questo difficilmente diagnosticabile e inquadrabile, e che, contemporaneamente, rischia di diventare indecifrabile, poiché può essere confusa con singole patologie e può dar luogo a condizioni di stress. Siccome ora è stata codificata, bisogna riconoscere questi malati, che sono all’incirca tre milioni in tutta l’Italia, e soprattutto è necessario riconoscere e stabilire un percorso di cure per loro. La mia legge regionale è depositata già da parecchio tempo, ma fino ad oggi non si è potuto discuterla per due motivi: il primo riguarda il commissariamento della Regione Lazio che viene da un fallimento della sanità regionale, risalente a una decina di anni fa, e legata al c.d. piano di rientro, ossia a prestiti economici da parte dello Stato per il suo risanamento. Dunque qualsiasi iniziativa in sanità nel Lazio deve essere prima valutata attentamente sul piano dell’impatto economico; il secondo motivo è che fino a poco tempo fa’ questa patologia non era chiaramente definita e classificata come tale dal Ministero della Sanità pubblica. Abbiamo allora semplicemente forzato i tempi e sembra che il riconoscimento sia finalmente arrivato tanto che, spero a breve, potremo finalmente avanzare con la legge regionale per la fibriomialgia.
I programmi per il territorio
L’intervista si chiude con un focus sul nostro territorio, parlando sia di una gestione sostenibile dell’area sia di temi assai cari ai locali, come l’ampliamento della tratta ferroviaria Roma-Viterbo e la questione dei prelievi dal lago di Bracciano da parte dell’ACEA.
Consigliere, potrebbe spiegare e approfondire insieme a noi il progetto linea ferroviaria Roma-Viterbo che prevede il raddoppio Cesano-Vigna di Valle, progetto di cui si è parlato il 26 aprile scorso con la presenza anche dell’Assessore della Regione Lazio “Lavori Pubblici e Tutela del Territorio, Mobilità” Mauro Alessandri e per RFI (Rete Ferroviaria Italiana) Il Direttore Investimenti Area Centro, Marco Marchese, il Responsabile Progetti Roma, Andrea Borgia e La Direzione commerciale Area Centro Sud Tirrenica, Pier Paolo Olla. Noi personalmente pensiamo sia un progetto molto interessante e soprattutto molto utile per evitare il flusso di mezzi privati e dare a chiunque la possibilità dell’accesso a un servizio pubblico importante quale la linea di collegamento, a quel punto veloce, con la città. Finalizzato proprio a rendere il servizio universale e non solamente per i pochi. Ma vorremmo comunque saperne di più da lei e approfondire la questione.
Il raddoppio è una questione che venne recuperata a metà degli anni ’90 ed era di fatto un collegamento tale da essere già una piccola metropolitana; poi l’elettrificazione fino a Viterbo fu un grande successo. Oggi infatti sono circa 50.000 i passeggeri che ogni giorno la utilizzano. Questo nuovo raddoppio è un accordo tra RFI, Ministero dei Trasporti e Regione Lazio e prevede due procedure: raddoppio da Cesano a Vigna di Valle e da Vigna di Valle a Bracciano. È un progetto di vera e propria opera finanziata, progettata e in fase di autorizzazione.
Questa è una questione che ho seguito da tanto tempo, più o meno dagli anni ‘90, ovvero gli anni in cui venne fatto il raddoppio di questa linea ferroviaria, che in origine sembrava un ramo secco e sembrava destinata ad essere chiusa. In seguito venne recuperata a metà degli anni ‘90 con l’idea di tradurre e prendere in considerazione un dato oggettivo, che vorrei dire geografico: la fortuna che ci fosse una linea ferroviaria, datata fin dalla fine dell’ottocento che collegava Viterbo, via Capranica, Bracciano, Anguillara fino alla basilica di San Pietro e oltre; quindi era di fatto già un tracciato metropolitano, una piccola metropolitana. Inoltre, in vista del giubileo del 2000, si fece il raddoppio dalla stazione di San Pietro fino a Cesano (quello che conosciamo fino ad oggi). In più l’elettrificazione fino a Viterbo è stato un grande successo. Altro che una linea da tagliare o chiudere, ma una linea da potenziare, un grande successo. Il tema che ci ponemmo anche alla fine degli anni ‘90, e che poi abbiamo rilanciato più volte, era quello di poter arrivare fino a Bracciano almeno con il raddoppio, e questa opportunità si è andata concretizzando ed io personalmente, già da Deputato componente della Commissione Trasporti alla Camera, ci ho lavorato tanto, cercando di dare il mio contributo fino all’accordo, che poi si è concretizzato, fra RFI, Ministero dei Trasporti e Regione Lazio. Si è quindi partiti con una procedura che prevede due tempi: il primo prevede un raddoppio da Cesano a Vigna di Valle, più o meno dove si trova adesso il sottopasso; e poi un secondo step che riguarderà il tratto da Vigna di Valle fino a Bracciano. Sempre nella seconda fase, probabilmente ci sarà un nuovo tracciato finalizzato all’eliminazione del passaggio a livello, che spezza in due il corso principale e quindi fattore di pericolo e di inquinamento. Questo progetto sta proseguendo e sta diventando una vera e propria opera finanziata e progettata ed in fase di autorizzazione.
Cosa si sta facendo per la preparazione e la formazione dei ragazzi in vista dell’inserimento nel mondo del lavoro e cosa si sta facendo di concreto per creare posti di lavoro sul territorio?
Ciò che consente di creare opportunità di lavoro nuovo e stabile è l’investire sull’innovazione. Occorre una riforma per favorire l’investimento privato e per favorire gli investimenti pubblici, cercando anche una riqualificazione del lavoro. Il Partito Democratico pensa di rivedere lo strumento dell’apprendistato al fine di superare la logica del precariato costante. Il Partito ha proposto che i giovani che provengono da famiglie appartenenti a qualunque ceto della società, arrivati alla maggiore età, abbiano una dote finanziaria, valutabile in diecimila euro che possono utilizzare in tanti diversi modi: per continuare gli studi, per avviare un’attività, per avere una somma da cui partire per costruirsi una vita in autonomia. È una proposta che ha scatenato varie polemiche nel nostro paese, ma che in tanti paesi del mondo è una normale prassi come per esempio in quelli anglo-sassoni.
Io credo che per questo non sia sufficiente solo l’attività di un singolo, sia il singolo un esponente politico o istituzionale: è utile ma non è esaustiva. Serve sempre di più avere una capacità di fare sintesi come territorio. Ecco, noi come Regione, stiamo promuovendo tantissime iniziative e siamo la Regione che ha il maggior numero di start up ed il maggior numero di investimenti sull’innovazione in quanto sono queste le frontiere che ci consentono di creare opportunità di lavoro nuovo e stabile. Indubbiamente c’è una nostra spinta ad investire molto su questo. Per quanto riguarda le politiche attive sul lavoro che sono più a carattere generale, devono essere promosse dai governi. Credo fortemente in una stagione di grandi investimenti pubblici e privati e credo in una sorta di patto sociale in modo tale che chi investe abbia la possibilità di vedere i frutti del proprio investimento in tempi ragionevoli, altrimenti non ha convenienza ad investire; questa è una precondizione valida nel privato ma anche per il soggetto pubblico e quindi è necessaria una riforma della burocrazia, una riforma della giustizia, una riforma del processo autorizzativo ed anche un nuovo modello di pubblica amministrazione ed un nuovo modello istituzionale che coinvolga l’organizzazione dei Comuni e degli Enti che interessano vaste aree. In breve occorre una riforma per favorire l’investimento privato e per favorire gli investimenti pubblici cercando anche una riqualificazione del lavoro: molto spesso non si sposano domanda ed offerta e, talvolta, quando si incontrano il lavoratore viene fortemente penalizzato. Questo è un dato oggettivo: c’è stato uno svilimento della funzione del lavoro nel corso degli ultimi trent’anni che, a mio avviso, è la cartina di tornasole dei difetti della nostra società. Si lavora sottopagati, c’è una condizione assurda che interessa soprattutto i giovani che entrano nel mondo del lavoro in cui lo stage diventa una forma stabile per lavorare mentre dovrebbe limitarsi ad essere solo una condizione transitoria. Quindi per tale ragione noi del Partito democratico, pensiamo di rivedere lo strumento dell’apprendistato al fine di superare la logica del precariato costante: non si può vivere di stage a vita in quanto mancherebbero le risorse minime per poter condurre un’esistenza tranquilla. Per alcune questioni sarebbe necessario un cambio di paradigma, di idee di fondo, mentre al contrario rischiamo di essere una società sempre molto chiusa e molto conservatrice. Proprio ieri dal mio partito è partita la proposta che i giovani che provengono da famiglie appartenenti a qualunque ceto della società, arrivati alla maggiore età, abbiano una dote finanziaria, valutabile in diecimila euro che possano utilizzare in tanti diversi modi: per continuare gli studi, per avviare un’attività, per avere una somma da cui partire per costruirsi una vita in autonomia. La copertura di tale finanziamento non deve andare ad aumentare il debito e quindi a gravare ulteriormente sulle future generazioni ma deve ritrovarsi come offerta dei più ricchi aventi patrimoni di oltre 5 milioni di euro, attraverso una tassa di successione dell’uno per cento. È una proposta che ha scatenato varie polemiche nel nostro paese ma che in tanti paesi del mondo è una normale prassi come per esempio in quelli anglo-sassoni.
Nell’ambito della tutela del nostro territorio, un paio di anni fa siamo stati al centro delle polemiche per quanto riguarda i prelievi dell’acqua del Lago di Bracciano da parte dell’ACEA. Sotto questo punto di vista, c’è la possibilità che si ripresenti una situazione del genere? Se sì, quali sono le possibili attività di prevenzione da fare?
Noi abbiamo fatto una grande battaglia collettiva, che ricordo con orgoglio e con la consapevolezza positiva che, quando un bene collettivo e importante, come quello del lago, è a rischio, poi si reagisce. Non è vero che la nostra società è incapace di indignarsi, quando serve, e di fare battaglia; quella del 2017 è la dimostrazione. Con un grande impegno e un grande sforzo, la battaglia ci ha portati a combattere su più terreni: la mobilitazione pubblica, le iniziative dentro le istituzioni, la carta bollata. In quell’occasione abbiamo vinto un bel round perché l’ACEA ha successivamente perso costantemente tutti i ricorsi, anche se hanno ottenuto di poter periodicamente riaprire gli impianti al fine di evitare il loro deterioramento. Però questo è nulla rispetto a quello che avveniva prima, quando prelevavano costantemente acqua nonostante vi fosse una gravissima siccità, che fu ciò che ci indignò maggiormente: a fronte di quella grave siccità, i prelievi diventavano un aggravante. Adesso mi pare che la questione si possa considerare avviata alla soluzione dal momento che è stato autorizzato il raddoppio dell’Acquedotto del Peschiera, che in questo modo potrà raddoppiare la quantità d’acqua e rendere Roma più sicura e autosufficiente dal punto di vista idrico. Una volta avvenuto il raddoppio, io credo che a quel punto si potrà chiedere che Bracciano diventi veramente intoccabile e che resti una riserva esclusivamente “potenziale”, perché è un ecosistema troppo fragile.