“Lupus in fabula”, un testo di Tato Russo con Chiara Meschini e Luisa Stagni e la regia di Aurelio Gatti, andrà in scena martedì 20 luglio (inizio ore 19.30), nell’area delle antiche terme, per la 56esima stagione estiva di Ferento – “Tramonti in scena”, organizzata da Consorzio Teatro Tuscia con il sostegno del Comune di Viterbo, della Fondazione Carivit e dell’Ance di Viterbo e con la direzione artistica di Patrizia Natale.
Danza, teatro, musica per raccontare le favole di Esopo e Fedro, simbolo di un’antica sapienza popolare, che perdura nei secoli, reinventando la fabula come scrittura teatrale. “Lupus in Fabula” è l’occasione per raccontare vicende esemplari in luoghi esemplari: l’attore che racconta una vicenda entro uno spazio particolare, teatro o piazza non importa, ed ecco sorgere la fabula. Nell’antichità, il termine designava qualsiasi rappresentazione teatrale tragica o comica e il teatro era l’espressione del momento collettivo. Teatro e fabula hanno sempre convissuto, fin dal sorgere del teatro stesso. Nell’epoca digitale, raccontare le favole sembra essere una pratica sempre più rara e addirittura ci si interroga, se questo narrare storie prese dal passato, possa nuocere alla visione della realtà, suggerendo uno scontro tra concretezza e visione. Si delega a nuovi strumenti (appunto digitali), fare da tramite tra la realtà e la fantasia. In questo modo, però, si perde quel momento intimo che si viene a creare tra l’uditore e l’attore che racconta, si annulla un momento molto importante, magico, e sfocia nel suo fare fantasia. Questo fare è poiesis che significa propriamente “il fare dal nulla”. Pensare a Esopo non come un individuo storico, ma come il simbolo di un’antica sapienza popolare che perdurò nei secoli e viva ancora oggi, consente di fare della fabula una scrittura teatrale. Esopo forse non inventò tutte le favole. Nondimeno, ciascuna di esse può essere qualificata a buon diritto come “esopica”. Attraverso la piacevolezza della narrazione l’apologo persegue una finalità gnomica, suggerendo una condotta di vita all’insegna della prudenza, della laboriosità, della coscienza dei propri limiti. Il nutrito corpus di racconti ascritti a Esopo viene successivamente rielaborato e ampliato da autori più tardi (Fedro, I sec.d. C; Babrio, II sec. d.C.; Aviano, IV sec. d.C). La tradizione iconografica connessa al nome di Esopo procede lungo due filoni paralleli: da una parte ci si confronta con reperti incentrati sul personaggio del favolista e sugli aneddoti della sua vita, tutti all’insegna di un’irriverente saggezza; dall’altra con testimonianze relative alle favole. Queste ultime conoscono una maggiore fortuna nell’ambito dell’età medievale; sono oggetto di rinnovato interesse, infine, nel mondo rinascimentale. Musiche di Zeno Craig, scene di Giuseppe Zarbo.
Prima dello spettacolo, con inizio alle 18.30, è prevista una visita all’area archeologica dell’antica città di Ferento, a cura dell’associazione Archeotuscia di Viterbo.