Seconda volta in era Covid: esami in presenza, ma con ausilio di mascherine chirurgiche e distanziamento sociale, gli studenti anche quest’anno hanno dovuto fare i conti con i protocolli di sicurezza. Cosa succederà in futuro? Si vedrà, senza pregiudizi.
L’esame di maturità da sempre si è caricato di un valore simbolico, come un rituale di passaggio, uno spartiacque tra le fine di un percorso e l’inizio di una nuova vita.
È sicuramente il colloquio la parte più innovativa, nonché il protagonista di questo nuova modalità di conclusione del percorso degli studi superiori. E proprio quest’ultimo è anche quello che ha presupposto, e quindi presuppone, una modifica dell’impostazione didattica da parte dell’intero consiglio di classe.
Che dire… gli studenti alle volte sono molto più abili degli insegnanti. Molti docenti hanno trascorso settimane a pensare come si potessero associare certi documenti a più materie, mentre alcuni ragazzi hanno capito sin da subito che l’uso delle frasi “mi fa venire in mente”, “mi ricorda”, “mi ispira”, “mi fa pensare” … avrebbe permesso loro di collegare esattamente ciò di cui volevano parlare e su cui si erano preparati.
In pratica un esame più facile sotto alcuni punti di vista (elaborato di indirizzo assegnato dai cdc, analisi di un testo letterario studiato nel corso dell’anno) a condizione di avere un minimo di scioltezza nell’esprimersi e conoscenza delle argomentazioni.
La preoccupazione e il timore per questa nuova sfida hanno accompagnato studenti e docenti fin dai primi mesi dell’anno, ma la voglia di giungere preparati ha condotto a informarsi costantemente e a sviluppare e conformare i programmi didattici anche sulla base delle linee guida in ordine alla “ nuova maturità”.
L’esame di Stato rappresenta il coronamento di un percorso formativo durato cinque anni e costituisce l’ultimo anello di una catena di azioni, esperienze e apprendimenti che hanno impegnato un numero enorme di insegnanti, studenti e famiglie.
Da due anni a questa parte, a seguito delle condizioni emergenziali sanitarie, il maxiorale l’ha fatta da padrone, sostituendosi agli scritti, al fine di garantire una maggiore celerità nello svolgimento dell’esame, nell’ottica delle semplificazioni dei processi amministrativi.
Nonostante questo, per alcuni studenti l’orale ha presentato non poche difficoltà. A volte l’impressione era quella di avere davanti studenti con percorsi preconfezionati, collegamenti stiracchiati, a tratti fantasiosi, il tutto per evitare di rispondere alla fatidica domanda “sul programma”.
Il risultato: integrazione e interazione delle conoscenze e riflessione critica e personale nei casi migliori, preparazione modesta per gli altri, per il residuo appiattimento generale delle conoscenze.
In ordine alla rendicontazione del percorso “ASL” i ragazzi hanno lavorato coerentemente con quanto richiesto dalla nuova normativa di settore; infatti gli studenti hanno personalizzato ciascuno il proprio percorso di alternanza scuola-lavoro attraverso l’elaborazione di lavori multimediali, raccontando così loro vissuti scolastici, punti forza e debolezza, le loro ambizioni e i progetti da perseguire… sicuramente un momento piacevole e disteso anche per quei candidati in preda alle emozioni, che però se messi a loro agio, hanno saputo esprimere al meglio, con estrema sicurezza, quanto accaduto nei loro ultimi anni scolastici.
Per concludere, l’accertamento delle competenze di cittadinanza e costituzione che, a partire dall’anno scolastico 2020/21 è stato possibile valutare anche nel corso delle attività didattiche. Accertare quindi le competenze suddette diventa compito assai arduo soprattutto dinnanzi a una platea di adolescenti in parte disinteressati al loro “contorno” e alle volte ancora inconsapevoli.
Al riguardo è stato opportuno mettere a punto programmi appositi, multidisciplinari, che contassero del supporto di più docenti di discipline differenti: l’obiettivo è stato quello di trarre spunto da fatti di cronaca e di vita quotidiana, per portare i ragazzi a interessarsi per esempio alle tematiche dell’ambiente, del digitale e dei principi di precauzione che intorno a esso ruotano, della famiglia, della tutela della salute, dei diritti inviolabili dell’uomo, riuscendo così ad approfondirne plurimi aspetti, dando loro un corretto inquadramento sistematico nel nostro ordinamento.
Data l’ampiezza delle linee guida ministeriali, inevitabilmente in questo contesto, a farla da padrone è stato il libero arbitro di ogni docente, che ha organizzato e predisposto un lavoro finalizzato a far comprendere a nostri ragazzi cosa significa essere “cittadini attivi”.
Al netto di tutte queste considerazioni, continuiamo comunque a chiederci quale sia il modo più appropriato per valutare le competenze dei nostri studenti e, se per tale compito la formula dell’esame finale, al di là delle scelte sulla composizione delle commissioni, sui punti da attribuire alle singole prove, sui modi di svolgimento del colloquio, non sia ormai inadeguata, perché tutta orientata all’accertamento tradizionale e mnemonico dei saperi disciplinari. Un po’ come se in questi anni nella scuola nulla fosse accaduto.
Forse dovremmo chiederci se non sia più importante analizzare quali modelli didattici possano dare migliori performance negli esiti degli apprendimenti, piuttosto che affidarsi a mode del momento o a un uso acritico delle nuove tecnologie. Forse alcuni hanno dimenticato quanto conti, oggi più di ieri, la capacità di ascolto, il valore della testimonianza, la dimensione dell’empatia, la capacità di affabulare e scuotere le coscienze di ragazzi alla ricerca costante di valori di riferimento. Nella vita così come nella scuola c’è bisogno di serenità, di linee guida fatte per durare nel tempo, perché frutto di un lavoro scientifico serio, attendibile e condiviso. A tal proposito attendiamo dunque ancora fiduciosi.
Claudia Amoroso
professoressa