13 Novembre, 2024
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Lo studio è un diritto. Che va “aiutato” da tutti

La Carta Costituzionale riporta come un diritto fondamentale dei cittadini quello dello studio, per cui lo Stato dovrebbe aiutare le famiglie a far studiare i ragazzi. Purtroppo non ha sufficienti mezzi, perché i politici che eleggiamo puntano solo al benessere immediato (come la riduzione delle tasse, che implica meno servizi o servizi più scadenti o limitati, nda) e non hanno la lungimiranza di chiedere più fondi per impiegarli per il welfare e l’istruzione, la sanità, la ricerca o l’ambiente. Ma la colpa è solo nostra perché siamo noi a eleggere chi agisce in maniera miope e quindi dobbiamo lamentarci solo della nostra dabbenaggine nello scegliere i nostri rappresentanti.
I docenti, per far bene il loro mestiere se non proprio (come è per moltissimi) la loro missione, hanno necessità di molti strumenti per poter gestire una didattica accattivante e interessante, e non rischiare di essere considerati noiosi e antiquati dai millennials, a nuova generazione di nativi digitali. La didattica svolta in classe, per quanto necessaria, è ormai obsoleta per ragazzi abituati a ben altri stimoli (avete un’idea della velocità e della potenza tecnica e psicologica di uno spot pubblicitario? nda) al confronto dei quali la scuola è perdente in assoluto. O lo si comprende e si cambia strategia didattica, oppure avremo ragazzi che odieranno la vecchia scuola che li annoia e diverranno i perdenti di domani. Per questo è importante cercare tutti i modi per interessarli alla cultura, sperimentando nuove attività. Non dobbiamo mai dimenticare che motivazione e interesse sono alla base dell’apprendimento. Quindi è assolutamente necessario che questi ragazzi “escano” sia fisicamente che metaforicamente o virtualmente dall’aula.
Per far questo occorrono fondi, ecco quindi la necessità, sempre più frequente per i docenti, di chiedere ai genitori un aiuto economico per svolgere al meglio il proprio lavoro; non possiamo immaginare quanto siano ben spesi quei soldi per il bene dei ragazzi: si tratta di un vero e proprio investimento. Molto di più costa invece l’ignoranza che, direttamente o indirettamente, produce catastrofi, provoca spese inutili o comunque genera malessere dovuto a errori (anche in buona fede), il tutto ha ovviamente sempre un costo che grava sulla collettività intera. Pensiamoci: quanto ci costa l’ignoranza della necessità di riciclare i rifiuti o di rispettare le normative sulla sicurezza?
D’altro canto i soldi che potrebbe offrire lo Stato per acquistare i mezzi necessari sono comunque nostri, cioè soldi che provengono dalle tasse, allora tanto vale che li spendiamo direttamente per offrire ai nostri figli il meglio: almeno abbiamo la certezza del loro uso!
In altre scuole non si chiede alcun aiuto ai genitori nell’idea sbagliata ed egoista che “i figli sono i loro, ai miei ci penso io”, chi lavora alla “Melone” considera invece i ragazzi come figli propri e per questo i docenti sono severi, pretendono molto, ma offrono anche molto, insegnano con la novità ed il divertimento … li amano di più.
Riccardo Agresti

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