Ormai dal 6 agosto il Green Pass è obbligatorio per entrare in locali pubblici, cinema, teatri, ristoranti. Praticamente ovunque, anche con pesanti ripercussioni sull’economia per le disdette di hotel e locali, ma non lo è per la Festa dell’Unità.
Ebbene sì, perché per il Partito Democratico, grande fautore di “diritti” e promotore del DDL Zan, non c’è attualmente l’obbligo del Green Pass all’entrata della Festa dell’Unità e solo in caso di controlli, se un partecipante venga trovato non munito di Green pass, sarà solo quest’ultimo ad essere sanzionato e non l’organizzatore del Festival, contrariamente alle regole per le infrastrutture turistiche dove viene multato anche il gestore.
“Una incoerenza mostruosa – hanno dichiarato Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vicepresidente di Pro Vita & Famiglia – perché si vogliono obbligare gli studenti, anche minori, e presto anche quelli sotto i 12 anni, ad avere il green pass per entrare a scuola, ma lo stesso non vale per i fautori del ddl Zan, che recentemente si sono espressi contro il green pass per quanto riguarda le persone transgeder, siccome il documento lederebbe la loro privacy”.
“L’ennesimo esempio – hanno proseguito Brandi e Coghe – di come la legge valga a giorni alterni e solo quando fa comodo al nostro governo dittatoriale. Si vuole proteggere la privacy delle persone transgender però poi non si protegge la salute di chi partecipa alla Festa dell’Unità né dei bambini”.
“Questo atteggiamento – hanno concluso – è la prova lampante della dittatura del pensiero unico che si vuole imporre, anche sulla libertà di circolare, entrare nei locali pubblici o partecipare ad eventi pubblici”.