“L’estate sta finendo e un anno se ne va” cantavano nel 1985 i Righeira, duo musicale i cui tormentoni accompagnarono vacanze senza social e con tanta e maggiore leggerezza rispetto a oggi. Stavolta l’estate che sta finendo introduce alla tornata elettorale, con consueta speranza che gli eletti manterranno fede alle promesse di campagne vissute per la prima volta nella storia con le mascherine. Nei mesi della pandemia intervistando sindaci in ogni dove e di ogni estrazione politica, la domanda che ho rivolto sempre, a conclusione dei “botta e risposta”, e stata «se aveste saputo prima della pandemia, vi sareste comunque candidati?», facendo intuire che interrogavo vagheggiando il momento della propria elezione. E tutti, nessuno escluso, hanno dato la stessa risposta: «Si!». Ho ragionato molto sulla loro sicurezza nel modo di rispondere, poi sono arrivato a una conclusione, che non è frutto di elucubrazioni da strizzacervelli, ma più semplicemente figlioccia di “pensieri da bancone d’un bar”: i sindaci, chi più e chi meno, hanno avuto l’opportunità di vivere i paletti dei vari Decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri insieme ai cittadini. Fianco a fianco. Dialogando col popolo, cercando di far capire ai concittadini che i divieti erano necessità per evitare d’ampliare la catastrofe che si stava vivendo. Ho pensato che la pandemia li avesse resi più umani, meno istituzionali rispetto al loro ruolo. Ho fantasticato l’umanizzazione del primo cittadino. E adesso, a poche settimane dall’apertura dei seggi, credo e nel contempo spero che quell’umanizzazione possa restare intonsa. Viaggio onirico? Fantasia? Sogno a occhi aperti? Beh… se chi riuscirà a indossare la fascia tricolore sarà capace di mantenere un rapporto umano con la gente, potremo cominciare a pensare che qualcosa sta cambiando.
Massimiliano Morelli