Non è certo l’autunno caldo del 1969, quello che stiamo vivendo, ma per i temi da affrontare può per lo meno apparire come un autunno tiepido. Il rientro a scuola, incorniciato dalle polemiche dettate dal post pandemia e dalla necessità di presentarsi in aula col green pass; la tornata elettorale, che coinvolge in questa area geografica quattro paesi, e che volente o nolente determinerà qualche cambiamento; la scalata – e qui torniamo alla pandemia – verso l’immunità di gregge, considerata necessità per tornare alla normalità. E in più restano in ballo temi di discussione che dividono il sistema-Paese, tipo la discesa in piazza per la liberalizzazione della cannabis, che viene da chiedersi se sia davvero il problema maggiore di uno Stato che di questioni da risolvere ne ha tante, non ultima – guarda caso – proprio quella del lavoro, forse perfino peggiorata rispetto a cinquantatré anni fa. Ma dobbiamo provare a osservare il mezzo bicchiere come pieno, per cui confidiamo nella speranza di un miglioramento auspicato ogni volta che si arriva alle urne. D’altronde la speranza è l’ultima a morire, anche se più si va avanti e più ci si rende conto di arrivare giorno dopo giorno a un punto di non ritorno. Basti pensare, per esempio, all’ennesimo aumento, quello del costo dell’energia elettrica, circa il quaranta per cento in più. Con un aggravio per ogni famiglia di circa cinquecento euro, questa la media. Un aumento spropositato per un popolo, quello italiano, che negli ultimi mesi ha visto aumentare in maniera illogica il numero di persone che si sono rivolte alla Caritas per mangiare.
Massimiliano Morelli