Scavalchiamo a piè pari le polemiche, i no vax, le manifestazioni di piazza più o meno autorizzate e i cortei, e cerchiamo di concentrarci sull’immediato futuro di un Natale che sarà quasi la replica di quello del 2020. Presumibilmente non ci sarà il gioco delle tre carte coi parenti (al momento nessun limite; ricordate lo scorso anno? Eravamo in pieno caos per capire chi invitare o meno) ma in ogni caso correrà l’obbligo di mantenere equilibrato il rapporto festività natalizie-rischio di contagio. Il bisogno di vaccinarsi è una realtà, confermata da quei dati che ci fanno sorridere “perché l’Italia sta meglio di altri Paesi” ma che non aiuta a pensare che “se l’Italia sta meglio, forse, è perché quasi l’ottanta della popolazione si è già vaccinata”. Certo, i dubbi restano, così come le polemiche, ma intanto pensiamo a debellare il virus; poi, se sarà necessario, daremo anche il “la” ai processi di rito. A poco dal Natale, comunque, si cominciano a tirare le somme di un anno cominciato con una grande paura, che poco alla volta si è attenuata. Buon per gli italiani, verrebbe da scrivere. Ma, aggiungiamo, purché non si abbassi del tutto la guardia. Restano in sospeso altri problemi. La democrazia, per esempio. Ma forse voliamo troppo alti nel parlarne. E allora proviamo ad abbassarci osservando una scuola che continua ad arenarsi, e continuiamo a puntare il dito verso quel divario fra ricchi e poveri che da anni, nei discorsi, riempie la bocca di molti. Ma che resta un fiume di parole raccontate al vento. Fermiamoci qui, cercando di ragionare sulle soluzioni da attuare quanto prima. Presto. Anzi, prestissimo.
Massimiliano Morelli