23 Dicembre, 2024
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Un Capo dello Stato stimato, apprezzato e di parola

Sergio Mattarella, l’analisi e le riflessioni sui suoi primi sette anni al Colle

Fare una sintesi del difficile e complesso settennato del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella non è cosa facile e comunque spetta alla storia e alla politica; posso solo scrivere della sua umanità e della sua vicinanza a tutti noi; e la capacità di risvegliare nel popolo una profonda voglia di sentirsi italiano. In lui il Paese ha rafforzato la propria identità e riscoperto: la patria, l’inno, il tricolore, la famiglia, la fiducia, la speranza.

Chi è Sergio Mattarella?
Quarto figlio di Bernardo e Maria Buccellato, è nato a Palermo il 23 luglio 1941, ma ha vissuto a Castellammare del Golfo, nel Trapanese. I fratelli sono Caterina, la maggiore, morta nel 2015; e Piersanti, Presidente della Regione Sicilia, morto nel 1980, assassinato da Cosa nostra, e Antonino. Trasferitosi a Roma per gli impegni politici del padre, si è laureato in Giurisprudenza a “La Sapienza”, con lode e tesi “La funzione dell’indirizzo politico”. Nel 1966 ha sposato Marisa Chiazzese, figlia del rettore dell’Università di Palermo e ha tre figli, Bernardo Giorgio, Laura e Francesco. Ha esercitato la professione di avvocato e accademico di diritto: pubblico, costituzionale, parlamentare. Nel giugno 1983 è stato eletto alla Camera dei deputati e quindi collocato in aspettativa per mandato parlamentare. Nel 1987 e poi nel 1988 è stato Ministro per i Rapporti col Parlamento; nel 1989 Ministro della Pubblica Istruzione e nel 2000/2001 Ministro della Difesa.

Risalgono in quegli anni la riforma degli ordinamenti della scuola elementare, l’abolizione della leva obbligatoria, l’autonomia dell’Arma dei Carabinieri, le missioni di pace e tanto altro. Nel 2008 ha concluso la sua attività politica. Nel 2009 è stato nel Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa e nel 2011 ha fatto parte della Corte Costituzionale.

La carica presidenziale
Il 31 gennaio 2015 è stato eletto dodicesimo Presidente della Repubblica con 665 voti su 995, al quarto scrutinio. Appena eletto ha rinunciato alla pensione di professore universitario, ha aperto al pubblico-visitatore una zona del Quirinale, si è recato in visita alle Fosse Ardeatine. Rilevante è stata la gestione delle tre crisi politiche: durante la XVII legislatura, nel 2016, dando vita al governo Paolo Gentiloni; durante la XVIII legislatura, nel 2018, dando vita al governo Giuseppe Conte I; nel 2019 al governo Giuseppe Conte II e nel 2021, al governo Mario Draghi.

Affermazioni da memorizzare
Riguardo il suo operato ritengo che, meglio delle mie parole, siano più chiare e significative alcune affermazioni stralciate dai due suoi messaggi ufficiali: l’uno riguardo l’insediamento, 3 febbraio 2015, l’altro riguardo il fine anno-mandato, 31 dicembre 2021. Atti che messi insieme danno dell’uomo-Presidente la statura e la qualità del suo essere.

È palese la saggia e sentita responsabilità in ogni sua azione, che mira a favorire tutti in egual misura. In nessuna occasione trascura di ricordare l’attenzione ai giovani, agli anziani, ai malati, ai senza lavoro, ai precari; a quanti, sanitari, medici e volontari, si adoperano per arginare emergenze sanitarie, economiche, sociali. Per lui  «il volto della Repubblica è quello che si presenta nella vita di tutti i giorni: l’ospedale, il municipio, la scuola, il tribunale, il museo». All’insediamento trova «Un’Italia in sofferenza, difficile, fragile, in crisi… che richiede l’impegno di tutti per superare le difficoltà. Manca il lavoro per tanti giovani. Per uscire dalla crisi va alimentata l’inversione del ciclo economico… occorrono con urgenza le riforme: istituzionali, economiche e sociali… con le tante energie presenti tra i giovani.

La crisi di rappresentanza ha reso deboli o inefficaci gli strumenti tradizionali della partecipazione. Ai giovani chiedo un contributo positivo al nostro essere davvero comunità nazionale. Parlare di unità nazionale significa ridare al Paese un orizzonte di speranza».

L’importanza dei giovani
Difficile riportare tutti i temi trattati all’atto dell’insediamento; discorso organico completo e pieno di sollecitazioni. Nel discorso di fine anno riprende il tema della fiducia e della speranza: «Fiducia e speranza al nuovo anno. Sono stati sette anni impegnativi, complessi, densi di emozioni: mi tornano in mente i momenti più felici, ma anche i giorni drammatici, quelli in cui sembravano prevalere le difficoltà e le sofferenze. Ho percepito accanto a me l’aspirazione diffusa degli italiani a essere una vera comunità. Sovente chi già era svantaggiato è stato costretto a patire ulteriori duri contraccolpi. Anche nei momenti più bui, non mi sono mai sentito solo… fiducia e gratitudine a chi era in prima linea, ai Sindaci, ai Presidenti di Regioni, a quanti hanno lavorato nei territori, accanto alle persone. Non tocca a me dire se e quanto sia riuscito ad adempiere questo dovere. Quel che desidero dirvi è che mi sono adoperato, in ogni circostanza, per svolgere il mio compito nel rispetto rigoroso del dettato costituzionale. Mi torna alla mente lo sguardo di tanti giovani che ho incontrato in questi anni. A loro sento di dover dire: non fermatevi, non scoraggiatevi, prendetevi il vostro futuro. Se guardo al cammino che abbiamo fatto insieme in questi sette anni nutro fiducia».

Noi, Signor Presidente, Le siamo grati per la rilevanza che la nostra Italia ha riscosso dal Mondo, grazie, anche, ai Suoi meriti e alla Sua testimonianza dei Valori italiani e Le auguriamo lunga vita.

Franco Marzo

 

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