Un gruppo di ragazzi, un pc, un’insegnante appassionata, un poeta. Sono gli elementi per un’esperienza travolgente e intensa: un laboratorio di ricerca sul senso profondo della poesia. Al liceo “Vian” si è tenuto un laboratorio di poesia, organizzato dalla professoressa Simona Basile, docente di lettere e curatrice del progetto d’istituto “Laboratorio di lettura e scrittura”, che ha visto la partecipazione del poeta e scrittore Valerio Grutt. L’agone nuovo ha curato la comunicazione.
L’iniziativa, alla sua seconda edizione, è nata con il fine di appassionare gli studenti ai processi di lettura e scrittura; in particolare, il laboratorio di poesia ha trasmesso ai giovani allievi di quattro classi (3A, 4N, 4X, 3X) il desiderio di esprimersi in modo nuovo e diverso, avvicinandosi al mondo della poesia, non definito solo dalla canonica composizione in versi.
A condurre i quattro incontri, tutti online, è stato Valerio Grutt, autore di numerose raccolte e saggi, tra cui “Dammi tue notizie e un bacio a tutti” (Interno poesia 2018), “Tutto l’amore nelle mani” (vg 2019), “L’amuleto. Appunti sul potere di guarigione della poesia” (Anima mundi 2021). Valerio, che in passato ha diretto il centro di poesia contemporanea dell’Università di Bologna, attualmente collabora con la casa editrice “Interno Poesia”, occupandosi anche dell’omonimo blog. Agli studenti, collegati sulla piattaforma, Grutt ha proposto la lettura e l’interpretazione di poeti del Novecento: dai versi immortali di Prevert e Neruda fino alle suggestioni di autori contemporanei come Valerio Magrelli e Mariangela Gualtieri, senza tralasciare le preziose parole in musica di cantautori del nostro tempo, tra i quali De Gregori, Branduardi e Caparezza. Un viaggio entusiasmante, insomma, alla ricerca del significato della poesia, attraverso l’ascolto e il sentire: «Ho appreso – scrive a questo proposito Sara, terzo liceo scientifico – che la poesia può trovarsi in diverse forme, testi musicali, momenti di vita quotidiana, emozioni. La poesia può essere percepita in ogni cosa, nel canto degli uccelli che accompagna il corso dell’alba, per esempio; ogni cosa può essere poesia, dipende da come viene interpretata».
Successivamente gli studenti sono stati guidati all’elaborazione di alcuni versi, partendo da incipit suggeriti. Valerio ha proposto, infatti, la composizione di brevi poesie, volte a descrivere sentimenti e stati d’animo, accompagnando i ragazzi nel percorso di scrittura e maturazione dei pensieri. Ed è così che una condizione emotiva condivisa nella società dell’apparenza trova espressione nelle parole di Giulia, terzo anno di liceo classico: «Noi siamo libri giudicati solo dalla copertina». «Il poeta – spiega sempre Giulia – mi ha suggerito di concentrarmi sul concetto che volevo esprimere e mi ha chiesto di utilizzare le immagini per trasmettere meglio il mio pensiero». E allora il semplice verso, che aveva già in sé un’intuizione, diventa poesia: «Noi eravamo libri giudicati solo dalla copertina / Lacrime che rigano il volto di un bambino, / pensieri troppo distanti dalla realtà. / Eravamo solo volti tra la folla…».
Come in un gioco, allora, Grutt ha lanciato l’idea di affidare ai versi la presentazione delle singole identità: “Io sono…”. «Finite voi, lasciandovi trasportare dalla forza evocativa delle parole», ha suggerito il poeta. E quel gioco, pur senza perdere la sua leggerezza, magicamente è diventato serio: i ragazzi, dopo aver scrutato dentro di sé, hanno restituito le loro identità in forma di metafora:
“Io sono uno stormo di uccelli che si alza dopo un incidente” (Sara); “Io sono un cellulare sbloccato” (Giulio); “Io sono la pioggia vista dalla finestra” (Patrizia).
La poesia dona un’immagine alla nostra identità: «Abbiamo compreso – spiegano gli studenti – che la poesia non è solo ciò che riusciamo a esprimere; la poesia dà voce anche all’indicibile». E in questo modo Sara arriva ad affermare: «Io sono il caos dei miei pensieri nella tranquillità del quotidiano».
Il vivace turbine di “io sono” si alterna ai versi dei poeti contemporanei, che esprimono sentimenti di felicità, quotidianità, attesa, amore, «e in quei versi piano piano le porte interiori, dopo mesi di silenzio, si aprono a noi stessi e agli altri».
La professoressa Basile, ha ascoltato in silenzio lo svolgimento delle lezioni e poi ha espresso le sue impressioni: «Ho visto i ragazzi prima timidi ascoltare, poi pian piano esprimere il loro sentire, aprirsi, rompere muri per ritrovarsi e ritrovare la condivisione con gli altri. Mi è sembrato un sogno che, dopo quasi due anni di silenzio, avessero trovato anche attraverso il PC un modo per conoscersi e ritrovarsi».
Sofia, quarto anno di liceo linguistico. scrive: «Noi siamo quel che viviamo». Grutt le chiede: «Riesci a farmi vedere questo noi e questo vivere, Cosa c’è dentro le parole?». Le suggerisce di immaginare questa frase come una porta e di vedere cosa c’è dietro la porta. Sofia sta un attimo in silenzio e poi esclama: luce. Il poeta risponde che anche lui vede una luce e conclude: «Noi siamo quel che viviamo, Sofia ha ragione e nonostante tutte le nostre differenze, qualcosa nel profondo ci accomuna».
Liceo Vian, classi 3A, 4N, 4X, 3X