Non solo tecnica ma anche professionalità dirigenziale
Il lavoro di squadra è essenziale in tutte le organizzazioni, dalla più piccola alle multinazionali e, parlando di basket, non si può non citare al riguardo Michael Jordan: «Con il talento si vincono le partite, ma è con il lavoro di squadra e l’intelligenza che si vincono i campionati».
L’intero staff del Bracciano basket, rappresentato dal presidente Luciano Cioce, ci crede fermamente e, quindi, ha creato intorno a ogni allenatore delle varie compagini, dalle giovanili sino alla prima squadra in serie D, un’organizzazione che prevede anche il dirigente accompagnatore. Una figura importantissima per sollevare il coach da tutta una serie di responsabilità e compiti pratici e di coordinamento che potrebbero distrarlo dai suoi incarichi principali e obiettivi. Un collaboratore prezioso per chi sostiene che “il lavoro di squadra divide i compiti e moltiplica il successo”.
Amore per lo sport
Sono tutti genitori di ragazzi che hanno iniziato a 5 o 6 anni con il minibasket per continuare adesso nelle giovanili e in serie D. Mossi dall’amore per questo sport di squadra e da una passione vera, hanno deciso di mettere a disposizione della famiglia del Bracciano basket una parte del loro tempo libero per far crescere in maniera armonica e positiva la Società e, in particolare, i ragazzi che ne sono il cuore: Gregorio Laterza, Roman Malych, Nicola De Mitri e Alessandro Leonetti.
Passione prima di tutto. Senza questo slancio il dirigente accompagnatore non potrebbe tendere a raggiungere il suo obiettivo principale, che è quello di garantire un’organizzazione intorno e per la squadra che esalti le prestazioni sportive potendo giocatori e coach concentrarsi su di esse, sapendo di avere alle spalle qualcuno che si occupa di tutto il resto. Ma non solo. La figura del dirigente accompagnatore è di rilievo anche dal punto di vista “psicologico”, intervenendo con l’allenatore e i giocatori nonché con gli esterni (gli altri genitori, per esempio) in tutte quelle situazioni di fatica, stress da competizione, incomprensioni o nervosismo in panchina.
Ovviamente nulla a che fare con il cosiddetto “sport mental coach”, che tante grandi società sportive da qualche tempo hanno nella struttura organizzativa (un professionista formato specificatamente nella psicologia dello sport che si occupa dell’addestramento mentale per affrontare le partite con la dovuta concentrazione e atteggiamento vincente, nda), ma comunque il dirigente accompagnatore ha tra i suoi compiti quello di “tranquillizzare” in panchina il coach rispetto alle diverse decisioni arbitrali magari non pienamente condivise, di coadiuvarlo nelle sue decisioni sulla disciplina dei giocatori e circa il “profilo comportamentale” e per il coordinamento della squadra e l’approccio alle gare. I giocatori sono tutti ragazzi e giovani che oltre a crescere nella tecnica e gioco vivono i loro anni, le loro paure, delusioni, con più o meno fatica e successo e, quindi, hanno bisogno di riferimenti positivi e di un ambiente sano, pieno di stimoli ma anche di amicizia e pacche sulla spalla.
L’importanza del ruolo
Oltre a definire tutto quello che serve a garantire lo svolgimento regolare e ottimale di ogni partita (controllo lista giocatori, documenti personali, certificazione sanitaria, materiale sportivo e di emergenza medica, esigenze di trasporto, consegna lista firmata agli ufficiali di campo, pianificazione degli impegni, accoglienza della squadra avversaria e degli arbitri, etc.), egli svolge un’apprezzata attività di supporto circa regolamenti e norme che annualmente evolvono, affinate e modificate dalla Federazione italiana pallacanestro (FIP), per migliorare aspetti tecnici e di sicurezza o anche di spettacolarità.
In conclusione, una figura decisiva che non scende sul terreno di gioco, ma che da dietro le quinte (anche dal campo) cura dettagli e aspetti pratici, con l’unico obiettivo comune di vincere tutte le partite, quelle del campionato e quelle della vita.