Profonda emozione ha suscitato il ritrovamento di un antico autografo di San Paolo della Croce, fondatore dei Padri Passionisti. Si tratta di una lettera del Santo, rivenuta tra fascicoli di carte custodite per anni dai famigliari di una anziana signora che l’ha fatta recapitare al sindaco di Anguillara, Angelo Pizzigallo.
Il documento, datato 3 gennaio 1756, venne inviato da Manziana all’allora Vicario Foraneo della “Terra dell’Anguillara” da San Paolo della Croce, guida carismatica dei Chierici Scalzi della Santissima Croce e Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, la cui regola era stata approvata da Benedetto XIV il 15 maggio 1741,
Scopo dell’invio, la comunicazione alla comunità anguillarina della sua venuta in paese per dare inizio alla Missione che egli stesso avrebbe predicato al popolo a partire dall’imminente lunedì, 5 gennaio.
Uno straordinario servizio di apostolato e di predicazione già programmato che nella missiva veniva confermato nei giorni prestabiliti, viste le condizioni miti del tempo che lo consentivano in quel momento, nonostante giorni prima il Santo Predicatore, come aveva scritto al Signor Arciprete di Anguillara, Ricciotti, avesse pensato di rinviare l’iniziativa ad altra data “a motivo de’ freddi assai sensitivi improvvisamente sopravvenuti”.
La lettera è un compendio di osservazioni puntuali, di indicazioni pratiche, di esortazioni spirituali che tracciano il profilo psicologico e la forte carica carismatica di San Paolo della Croce, al secolo Paolo Danei.
Nel testo è interessante l’esplicito riferimento ad alcuni aspetti pratici e organizzativi in vista della Missione, descritti anche nel dettaglio, come il reperimento di un alloggio in prossimità della chiesa, l’allestimento e il posizionamento di un palco per la predicazione, la fornitura dei beni di prima necessità per il gruppo dei confratelli predicatori, così indicata: “in ordine al mantenimento di vivere riceveremo l’elemosina dal popolo, quale per farsi merito ci darà un giorno per ciascheduno la debita elemosina”.
Ma vibrante di ardente premura pastorale è la presentazione che il Santo Mistico della Passione e della Croce di Gesù fa della Missione che si accinge a predicare nella Terra dell’Anguillara, “una Santa Missione mandata dal Sacro Pastore della Diocesi e molto di più dal Sommo Pastore dell’anime Gesù Cristo…a codesto Popolo, affinché si disponga ricevere con gran devozione un tanto inestimabile tesoro”.
E i frutti della missione si fecero subito sentire se si pensa che da quella iniziativa di evangelizzazione sul territorio sabatino i rapporti tra la popolazione e i Passionisti da quel momento si intensificarono sempre più. Solo dopo otto anni dalla morte di San Paolo, avvenuta nell’ottobre 1775, il Capitolo della Collegiata di Anguillara e il Magistrato della città presentarono una richiesta al Pontefice di allora, Pio VI, di assegnare i Chierici Scalzi ad Anguillara, permettendo loro di prendere possesso della chiesa e del convento di San Francesco d’Assisi, edifici posti al di fuori delle mura cittadine, dalla metà del sec. XV appartenuti ai Frati Minori Osservanti fino al 1760 per poi passare ai Francescani del Terz’Ordine Regolare ai quali subentrarono i Passionisti che dovettero sostenere ingenti spese ed enormi sacrifici per recuperare lo storico complesso dallo stato penoso in cui versava. Le trattative, avviate con la presa di possesso della chiesa e del convento nel 1783, si conclusero dopo tre anni sotto il generalato di Padre Giammaria Cioni, che teneva moltissimo ad aprire il nuovo Ritiro di Anguillara, così veniva chiamata la casa conventuale dei seguaci del Mistico della Passione di Gesù. Una cronaca del tempo riporta come avvenne il loro ingresso in paese: “Finalmente la mattina del 25 marzo 1786, con una grande processione dalla Collegiata di Anguillara alla chiesa di S. Francesco autorità, clero e popolo accompagnarono i Passionisti al nuovo Ritiro. Il preposito p. Cioni cantò la messa solenne, a conclusione di una celebrazione seguita dagli Anguillarini con vivissima gioia. L’avevano attesa veramente da molti anni. Non mancarono perciò i mortaretti ad accrescere il senso della festa di quel giorno memorabile. Mentre si stabilì nel nuovo ritiro una comunità di nove religiosi”. La presenza dei Passionisti nel centro lacustre durò circa quindici anni fino alla chiusura del Ritiro nel 1798, disposta dalle leggi di soppressione degli istituti religiosi sotto l’occupazione francese. Furono anni di grande fervore religioso e di intenso impegno sociale, che contribuirono alla elevazione spirituale, culturale e civile della popolazione anguillarina, sempre molto legata e riconoscente verso i Passionisti. In quel periodo, chiamato dai padri, raggiunse Anguillara l’affermato pittore, Antonio Cavallucci da Sermoneta, che lasciò in paese importanti opere d’arte, come il Salvator Mundi e la Crocifissione, capolavori ancora oggi ammirati da tutti nelle rispettive chiese della Collegiata e di San Francesco. Nel 1796 il Ritiro di Anguillara venne prescelto per la celebrazione di uno dei primi Capitoli generali della Congregazione della Passione di Gesù, che vide la partecipazione di straordinarie figure religiose come il P.Giuseppe Maria Claris, che proprio durante il Capitolo di Anguillara venne eletto Ministro Generale della Congregazione, e il P.Vincenzo Strambi, che la Chiesa ha innalzato alla gloria degli altari. Lo spirito di servizio dei Passionisti sul territorio si è sempre espresso con toni di sensibile premura: “promuovere la gloria di Dio e soccorrere il popolo dell’Anguillara e le vaste adiacenti maremme cogli spirituali aiuti e fatiche, delle quali vi era assai gran bisogno”. Ancora: “ gente anguillarina piuttosto divota…….. Il popolo dell’Anguillara da allora in poi per la maggior parte ha proseguito e prosegue a frequentare i santi sacramenti in detta chiesa, sempre assistito con ogni carità. Anzi nelle feste, e massime nelle domeniche, e prima che si aprino le chiese del paese (oltre la gente che anche nei giorni feriali vi va ad udire la santa messa, perché si dicono la maggior parte a buon’ora) accorrendovi pastori, bifolchi ed altri uomini e donne, cantata all’uso nostro quotidiano in coro Prima e Terza, vi è la S. Messa, finita la quale si fa dal religioso celebrante, o da altro nostro sacerdote, recitare gli atti delle tre virtù teologali e di contrizione; indi un discorso sul corrente Vangelo o festa, appropriato alla capacità degli uditori, quale dura quasi mezz’ora. Poi, mentre altri celebrano, si attende ad udire le confessioni e a comunicare chi vuole ricevere la ss. Eucaristia”.
In diversi luoghi del paese la presenza passionista tuttora vive attraverso i segni concreti che vi ha lasciato, le numerose croci con l’emblema del cuore su fondo scuro, sormontato da una croce bianca, a ricordare i momenti di intensa spiritualità vissuta dalla popolazione durante le sacre missioni predicate al popolo.
Il ritrovamento dell’inedito autografo, salutato con vivo interesse dai Padri Passionisti, ha risvegliato le memorie di un tempo di grande dinamismo della vita locale dove era forte e sentito lo spirito di appartenenza alla comunità. Con profonda emozione il Padre Ottaviano D’Egidio, Superiore Generale della Congregazione dei Padri Passionisti dal 2000 al 2012, ha sottolineato l’importanza della lettera già esaminata da valenti storici della Congregazione e destinata a fornire interessanti spunti di ricerca e di studio sulla vita e il cammino di predicazione del Santo Fondatore.
Lo storico documento, per espresso desiderio del Sindaco di Anguillara, avv. Angelo Pizzigallo, verrà donato a nome dell’Amministrazione Comunale alla Congregazione dei Passionisti e consegnato ai suoi Superiori nel convento della Presentazione al Tempio sull’Argentario, prima casa religiosa fondata da San Paolo della Croce.
Angelo Bianchini