Settimana interlocutoria per la guerra, sembrava potesse finire da un momento all’altro e invece si viaggia verso i due mesi di conflitto, con russi e ucraini che, per un motivo o per l’altro, decidono di non fare passi a ritroso. A nulla è servito il monito del pontefice, mentre prosegue il via vai di gente in fuga. Colpisce il fatto che la Polonia definisca gli ucraini che hanno scavalcato il confine come “ospiti” e non “profughi”. In Italia le cronache raccontano l’ennesimo femminicidio, stavolta la vittima è una donna di ventisei anni, madre di un bambino di sei: i risvolti della vicenda sono macabri, e diventa inutile soffermarsi sul dramma di una ragazza che cercava un futuro migliore, per lei e soprattutto per il suo bambino. I salotti televisivi si riempiono di tuttologi, pronti a discettare su gas e missili, confini internazionali e dichiarazioni pro o contro Putin. Il problema è che in Italia ci si sofferma più volentieri nel discettare sull’eliminazione della nazionale di calcio dal mondiale e quasi ci si dimentichi di chi a fine mese ci arriva per il rotto della cuffia.
Massimiliano Morelli