Una delle realtà associative maggiormente rappresentative a Canale per numero di consociati è quella dei Butteri, mandriani dell’area tosco-laziale dei tempi passati che si prendevano cura del bestiame, personaggi affascinanti ed eroici di questa terra misteriosa, custodi di millenari segreti del loro mestiere. Dopo lo stop imposto dalla pandemia, l’Associazione Butteri di Canale, attiva da 42 anni, torna a riproporre il “Riarto dei Butteri”, una giornata rievocativa delle tradizioni e delle attività tipiche di quei pastori a cavallo che già da diversi anni, prima della pandemia, consentiva a cittadini e non di poter rivivere il fascino e la genuinità di un mestiere antico. Alla vigilia di questa manifestazione rievocativa, che si terrà a Canale il 14 e 15 maggio 2022 in località Torara (sulla strada provinciale 3a in direzione Tolfa, prima di arrivare alle Terme di Stigliano), ho incontrato l’attuale presidente dell’associazione, Andrea Barbagli, che mi ha raccontato la storia, le tradizioni e i progetti dei Butteri di Canale, con le tonalità emotive dell’orgoglio e quella luce negli occhi che solo la passione sa accendere. Mentre Andrea parlava sono stata inghiottita dall’atmosfera di antiche notti di cieli stellati, con il silenzio rotto dal crepitio dei fuochi, dal ruminare degli animali e dalla pace che dona il contatto incorrotto con la natura. Il termine buttero esprime l’uomo che pungola o punge i buoi, quel pastore a cavallo tipico della maremma toscana e laziale, che svolgeva il proprio mestiere sul dorso di cavalli di razza maremmana, condotti con la tradizionale monta da lavoro su sella denominata ‘scafarda’, di derivazione militare costruita su arcione in legno, e la più povera ‘bardella’, basti che consentono la tipica monta rilassata da lavoro con le staffature più lunghe della monta all’inglese e la possibilità di conduzione del cavallo con una mano sola. Nei racconti di Barbagli ho potuto vedere uomini dai volti induriti dalla fatica ma sereni, occhi saggi che si sono orientati al rispetto per gli animali e la natura, vestiti nel loro tipico abbigliamento costituito da pantaloni di fustagno, cosciali in cuoio, giacca di velluto e cappello nero. Ho sentito l’odore vissuto dei pastrani, grandi mantelli utilizzati nei giorni di pioggia; ho accarezzato l’inseparabile Mazzarella, quel bastone utilizzato per stimolare il bestiame e aprire i cancelli, tenuto nella mano libera dalle redini del cavallo.
Soprattutto ho potuto rivivere la giornata tipica del buttero, che inizia prima dell’alba con il raduno del bestiame e termina all’imbrunire, quando le mandrie e le greggi vengono riportate nelle stalle; un unico pasto durante la giornata fatto di pane e verdure, un pezzo di formaggio, o la tradizionale acquacotta, quella zuppa povera fatta di ingredienti rimediati e pane rifatto custodito nel tascapane, tipica borsa di cuoio del buttero. Ho provato ad immaginare la stanchezza di fine giornata di questi uomini, che come unico ricovero notturno trovavano un fuoco e la ‘rapazzola’, un rudimentale poltriccio ricavato vicino al bestiame. Uomini il cui raro svago poteva essere una serata trascorsa con un bicchiere di vino in osteria a condividere affari nella spensieratezza di canti popolari. L’Associazione Butteri di Canale nasce nel 1980 con l’intento di tenere vivo il ricordo di questa importante figura e di tutte le sue tradizioni. Manifestazione di orgoglio associativo è proprio il Riarto dei Butteri che nacque diversi anni fa con il proposito di far rivivere alle nuove generazioni la passione per un mestiere che ha segnato la storia di tutta la maremma e del nostro territorio.
Tante le attività svolte da questa associazione tra cui la realizzazione della capanna del buttero, tipico ricovero del vaccaro nostrano che è stata realizzata all’interno della riserva naturale di Canale Monterano.
Le due giornate rievocative del 14 e 15 maggio potranno essere l’occasione imperdibile per far rivivere al pubblico i profumi, le sensazioni vere e proprie di quel tempo, attraverso la presenza di un villaggio tradizionale dove si potrà vedere da vicino come vivevano i butteri, assaporando piatti tipici, godendo degli spettacoli tradizionali maremmani con artigiani che lavoreranno sul posto e soprattutto consentendo di rivivere l’atmosfera di festa che caratterizzava due giorni particolari dell’anno che venivano chiamati ‘riarto’, ovvero i due giorni in cui i butteri spostavano le mandrie, barattavano le merci e si sfidavano in giochi di abilità a cavallo.
Non credo sia possibile comprendere quella fierezza e quell’appartenenza così lontane nel tempo senza avvicinarsi a questo mondo antico, rivissuto tra l’odore del fieno e dello stallatico, lo scalpiccio degli zoccoli e i colori caldi di primavera. Questa, in fondo, è la vera ragione per non mancare a questo appuntamento.
Ludovica Di Pietrantonio