Impera la guerra, inevitabilmente non si parla (né si scrive) d’altro, dopo due anni di dibattiti televisivi legati al virus adesso i salotti-tv sono invasi da esperti di guerra, ed è inutile puntare il dito contro, come in ogni “storia” esistono Guelfi e Ghibellini, in questo caso personaggi che difendono l’Ucraina e omologhi che “comprendono” l’arte del governo russa. Nel mezzo, mentre la politica italiana dibatte su armamenti e quant’altro, la gente comune si rimbocca le maniche e cerca di dare ospitalità e conforto ai profughi ucraini, che sarebbe meglio definire – come fanno in Polonia – “ospiti”.
Le iniziative si “superano”, e “vivaddio” che ci sia ancora questa capacità di tendere la mano a chi è in difficoltà. Restano, da noi, problemi irrisolti (ma non irrisolvibili). La sicurezza, per esempio, è uno di quei temi sui quali si dibatte senza mai trovare capo né coda. La scuola è un altro capitolo. Le famiglie che non arrivano a fine mese, complice in questo caso non solo la pandemia, ma anche le poche attenzioni che si rivolgono al popolo. Ma un editoriale non risolve i problemi, per cui si potrebbe perfino parlare di “parole gettate al vento”, se solo non si riescono a trovare soluzioni. Il nostro Paese vive sull’amarcord del boom economico degli anni Sessanta, e gli italiani ora confidano speranze su un Pnrr che può valere solamente se si comincia a remare tutti dalla stessa parte. Se solo i nani e le ballerine della politica nostrana rientrassero nei ranghi, capendo l’importanza del “saper restare uniti”.
Soprattutto, se fossero in grado di combattere, in maniera leale, per un unico obiettivo. Quello di saper andare in porto, evitando di andare alla deriva. Ma, visti e annotati i fatti, viene ancora da pensare che questa politica che regna in Italia, quella del “lui è peggio di me”, ci porterà a sopravvivere su una zattera di salvataggio.
Massimiliano Morelli