22 Dicembre, 2024
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Dalla guerra in Ucraina solo danni all’Italia

L’Italia, che da tempo non gode di “ottima salute”, è stata, nei due anni trascorsi ulteriormente impoverita dalla pandemia. A febbraio, quando sembrava che la crescita economica stesse migliorando, è arrivata la guerra in Ucraina. Con essa tutto è cambiato. Sulle cause del conflitto è stato scritto molto; poco invece sui danni che sta provocando. Naturalmente gli effetti sono diversi per singolo Paese europeo, a seconda dello stato di benessere.

Per decenni la politica italiana è stata miope e incapace di intercettare i problemi del territorio e le sofferenze dei cittadini: crescita economica quasi zero, precariato diffuso, delocalizzazione di imprese, cassa integrazione, mancanza di lavoro.  Una gestione del “sociale” mal controllato ha portato il dedito pubblico a livelli insostenibili. L’evasione fiscale” è cresciuta di decine di miliardi ogni anno.

Intesa Usa-Ue

La guerra in Ucraina ha portato l’Italia (e non poteva sottrarsi) all’intesa, con gli Stati Uniti d’America e l’Europa, a sanzionare su più fronti la Russia, per l’invasione di uno Stato sovrano.

Molte delle sanzioni applicate interrompono i canali di scambio e mettono in crisi anche l’Italia (anzi, in primis l’Italia) per l’approvvigionamento di quei prodotti e servizi di cui il nostro territorio ne è sprovvisto.

L’Italia dipende dalla Russia per le forniture di gas perché non ha diversificato le fonti energetiche e nulla ha fatto per la produzione interna. I prezzi di benzina e diesel sono molto aumentati e sta mettendo in crisi i trasporti, le famiglie e le imprese.

Russia e Ucraina sono i maggiori produttori d’Europa di grano, mais e semi di girasole e anche se l’Italia importa una bassa quantità di questi prodotti, i prezzi per effetto della guerra stanno subendo un notevole rincaro.

Le sanzioni alla Russia non consentono l’approvvigionamento di tanta materia prima, necessaria a tante Aziende; si blocca la catena produttiva con ripercussioni negative sulle imprese e sui lavoratori.

Inflazione al 6%

L’inflazione, che è lo strumento che misura l’aumento del costo della vita, è circa 6% e si teme che possa arrivare nel corso dell’anno fino al 10%.  Il timore che si ripeta lo scenario già vissuto negli anni ’70 con lo shock petrolifero.

Per Milton Friedman (1912-2006 economista USA, premio Nobel 1976) si parla di stagflazione; termine tra stagnazione e inflazione. In pratica una bassa produzione determina una bassa crescita, stipendi bassi, minore potere d’acquisto delle famiglie, cresce il numero dei poveri.

Aumenti fuori controllo

Oggi l’aumento dei prezzi è fuori controllo, lo ha detto il ministro Cingolani, e si riscontrano per gli stessi prodotti prezzi diversi tra le regioni. In Calabria, per esempio, si parla di un 4,5%, il massimo, per arrivare alla Lombardia, al 3,4% e al Lazio che è al 3,9%.

Al question time alla Camera dei deputati il 9 marzo il presidente Draghi parlando, della guerra in Ucraina, ha detto che si tratta di “crisi senza precedenti” e che probabilmente dovremo rivedere alcuni nostri comportamenti e compiere delle scelte sulle priorità.

Fare oggi una chiara e definitiva valutazione dello scenario sconcertante (guerra e covid/19) che si abbatte sull’Italia è molto difficile; è certo però che siamo a un livello di guardia assai preoccupante e siamo obbligati a segnare il passo e rivedere, se, come e quando, modificare il nostro stile di vita. Il nostro auspicio che si giunga presto alla pace.
Franco Marzo

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