La guerra continua a infuriare, le immagini e le testimonianze dei giornalisti che operano sul campo mostrano orrori che avremmo mai voluto vedere. L’impatto emotivo è forte e l’accoglienza degli ucraini che fuggono dalla guerra è stata ed è tuttora tale da dare rifugio a circa quattro milioni e mezzo di persone, così come riferiva l’Ansa il 10 aprile. Molti sono in Italia anche se il compito più gravoso è della Polonia.
Accogliere persone che fuggono dalla guerra è un dovere morale che gli europei si stanno assumendo, almeno in questa occasione. Evidentemente questa guerra ha fatto vibrare le loro corde profonde, riportando in superficie quei sentimenti e quei valori nati dal sangue versato in due guerre mondiali e che forse, negli ultimi tempi, erano stati dimenticati.
Abbiamo ancora negli occhi le immagini dello scorso inverno, che mostravano rifugiati portati al confine dalla polizia Bielorussa e sospinti forzatamente verso il confine con la Polonia. Persone che fuggivano da condizioni di vita insostenibili, prigionieri in una terra di nessuno tra i confini di queste due nazioni che li hanno utilizzati per rafforzare le politiche anti-immigratorie. Mentre oggi la Polonia accoglie gli ucraini, costruisce un muro in acciaio lungo 186 chilometri al confine con la Bielorussia. Anche in quel caso, le immagini di quei confini con filo spinato, presidiati dai militari, riportavano alla mente il filo spinato di più di sessanta anni fa.
Per tornare al nostro Paese, le organizzazioni umanitarie così come gli organi dello Stato che operano costantemente, è bene non dimenticarlo, e non solo nei momenti di crisi, hanno in pochissimo tempo messo in piedi un sistema di accoglienza che fa onore al nostro Paese.
Italiani brava gente? Si, ma questi sono gli stessi italiani che hanno votato forze politiche che in altri momenti avevano come parola d’ordine il “respingimento” degli immigrati. L’ipocrisia di queste forze ha toccato il punto più basso quando, di fronte alla generale mobilitazione per l’accoglienza agli ucraini, si è tentato di classificare i rifugiati in uomini, donne con bambini, immigrati economici e altre amenità del genere. Abbiamo dovuto ascoltare anche questo eppure, mentre venivano dette queste assurdità, la gente comune a Lampedusa e in altri luoghi come Riace, con il suo sindaco Mimmo Lucano, accoglievano e integravano le persone che attraversavano il Mediterraneo indipendentemente dalle ragioni per cui abbandonavano le proprie case, il proprio Paese, le proprie famiglie.
Dobbiamo coltivare la nostra Memoria, ricordare è un nostro dovere. La Storia siamo noi, è maestra di vita e ci insegna a distinguere il “grano dal loglio”, in fondo siamo “proprio noi quel piatto di grano”.
Salvatore Scaglione