Nell’ambito del progetto “I rischi della Rete”, Claudio Cappabianca, analizza alcuni aspetti centrali sia per i bisogni veri di ogni essere umano, ma anche per lo sviluppo del nostro Paese
Lungi dall’auspicare politiche autartiche, è bene sottolineare come dagli anni l’Italia70 ha perseguito politiche di svendita o di delocalizzazione delle nostre migliori industrie: vedi la metalmeccanica, chimica, elettronica nonchè l’agroalimentare. L’Italia, come tutto il mondo industrializzato, necessita di materie prime nei settori dell’energia ma anche in tutti i settori che prevedono l’utilizzo dell’elettronica ovvero tutti.
La crisi derivante dal Covid e in ultimo la guerra Russia Ucraina ha messo in luce, sebbene fosse presente e ben visibile a tutti, come l’Europa intera fosse fortemente dipendente da stati con regimi instabili per le fonti energetiche e alimentari.
Nel Congresso nazionale dei Paesaggi Rurali Storici, tenuto a Firenze nello scorso novembre, è stato esposto che sono oltre 10 ML di ettari di aree agricole abbandonati dal dopoguerra a oggi, il che significa che dobbiamo importare il 64% del fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame (dati Coldiretti). Anche in questo caso una fondamentale contraddizione: in Italia e in Europa l’utilizzo del glicofosato, l’erbicida più usato nel mondo, deve essere interrotto in fase prossima alla raccolta al fine di favorire le operazioni di trebbiatura, esattamente come stabilito dal Reg UE 1313/2016. Ora è stata incrementata l’importazione di grano e mais da paesi in cui i limiti di tollerabilità e di utilizzo sono ben differenti dai nostri, USA e Canada in primis.
Ma ritorniamo sul problema energetico e fabbisogno di terre rare. La richiesta di terre rare è dovuta all’incremento dell’industria elettronica in generale ma anche a tutte quelle tecnologie strategiche dai superconduttori; come si vede a una serie infinita di prodotti influenzanti le scelte politiche/economiche del paese. Dati dell’US Geological Survey, nel 2019 sono state estratte circa 210.000 t di terre rare, la cui estrazione prevede forti problemi ecologici e quindi le miniere in alcuni stati occidentali sono state chiuse, preferendo utilizzare miniere allocate in stati più permissivi in ecologia. Ad esempio, la Cina, primo paese per la raffinazione delle terre rare, potrebbe utilizzare dette materie quale mezzo di pressione nella partita sui dazi e su Taiwan. La Groenlandia, ma l’intera zona artica, ha stimato una riserva di oltre 30.000 t, quindi come si deduce la guerra geopolitica su chi e come appropriarsi di tali ricchezze è solo agli inizi.
La transizione ecologica/energetica, tema complesso e di cui se ne parla o troppo o troppo poco, prevede ad esempio l’impiego del litio per le batterie delle auto elettriche o ibrido. La società australiana Altamin con la tedesca Vulcan hanno chiesto e ottenuto la concessione per prospezioni geologiche nel comprensorio del lago di Bracciano per verificare la possibilità di sfruttare tali giacimenti alla profondità di circa 1500 m. E’ bene anche ricordare che nei lontani anni ‘70 l’ex ENI e Enel avevano accertato tale possibilità, ma allora il mercato non richiedeva tali materiali o non era economicamente valido tale utilizzo, scelta poco lungimirante.
E’ inutile discutere di energie rinnovabile e PNRR ma in modo complessivo e con una ben precisa programmazione. Bisogna che le governo centrale e amministrazioni locali informino puntualmente gli abitanti delle aree interessate per poi non dover ricorrere come al solito a tribunali di ogni ordine e grado. Il traffico di camion pesanti già è iniziato, le strade locali già sovra affollate e senza manutenzione da decenni sono ormai al collasso; la promessa del raddoppio della metropolitana FM3 è ancora in fase di progetto e nulla traspare.