Parla il presidente dell’Università Agraria, Alessio Telloni
Già nel 29 a.C. Virgilio scriveva nell’Eneide di un viaggio agli Inferi, il cui ingresso è individuato nel lago di Averno, poiché le esalazioni solforose emanate uccidevano all’instante qualsiasi volatile. Una zona solforosa come ingresso all’oltretomba mitico, dunque. Oggi, nel 2022, il mito si ripete ed è più vicino di quanto immaginiamo. Anche Manziana, consacrata alla divinità etrusca dell’oltretomba Manth, ha il suo personale ingresso agli inferi e anche in questo caso è situato nei pressi di una zona solforosa: la Caldara.
Fino a poco tempo fa, l’atrio del paese era un complesso di ruderi spettrali, scheletri di un’area mineraria per la lavorazione della torba in stato di abbandono; oggi l’ex Motosi, questo il nome di quelle rovine, è diventato un complesso architettonico che attira l’attenzione anche del più distratto guidatore, un punto di aggregazione di incantevole fascino, culla di eventi pubblici, privati e culturali. Anche io come Enea ho intrapreso un viaggio attraverso questa ricostruzione rivolgendo qualche domanda al presidente dell’Università Agraria, Alessio Telloni.
Fino a qualche anno fa, arrivando a Manziana da Roma, si veniva accolti da un centro minerario in stato di abbandono, inghiottito dalle frattaglie del bosco. Quando e perché l’Università Agraria ha deciso di investire per la sua riqualificazione?
«Il progetto per riqualificare l’area mineraria della ex Motosi è partito nel 2008, quando l’allora amministrazione di Ilario Micheli decise di cogliere un’opportunità di finanziamento europea, attraverso un progetto “Life”. Il motivo fu quello di provvedere alla bonifica del sito dovuta all’abbandono di rifiuti industriali, seguiti alla conclusione dell’attività produttiva da parte di varie società minerarie nel corso del tempo. Il progetto, approvato nel 2010, partito ufficialmente nel 2011, ha visto l’impegno decennale dell’attuale amministrazione dell’Università Agraria che ho l’onore di rappresentare. Rilevante è stata anche la collaborazione dell’Amministrazione del Comune di Manziana, inizialmente con il sindaco Lucia Dutto e successivamente con il successore Bruno Bruni».
Considerato l’eccellente lavoro svolto, è ipotizzabile che sia occorso un considerevole sacrificio economico; come ha trovato i fondi l’Università Agraria e perché l’ha ritenuto un investimento?
«Il sacrificio economico è stato rilevante, in parte realizzato con il contributo del finanziamento europeo, in parte con fondi propri dell’Università. Si è ritenuto efficace investire in questo luogo in quanto le potenzialità dell’area sono immediatamente apparse chiare. Il fascino dell’archeologia industriale, la sua collocazione: immersa nella natura, ma facilmente accessibile, si ritenevano elementi cardine per realizzarne un centro che potesse rivestire un ruolo centrale per la collettività manzianese. Perfetta per eventi folkloristici e culturali, ma anche una base logistica per attrarre le produzioni cinematografiche presenti storicamente a Manziana».
Cos’è diventato oggi il centro minerario ex-Motosi e quali sono i propositi di impiego per il futuro?
«Le intuizioni a suo tempo percepite si sono dimostrate reali. Il luogo è diventato un punto di aggregazione per eventi di privati e di associazioni, e anche riferimento per il mondo del cinema, che trova nel bosco delle location conosciute in tutto il mondo. Per il futuro sarà utile continuare su questa strada e mettere sempre più a sistema il percorso di sviluppo intrapreso. Il luogo potrà divenire una porta di accesso per tutti i fruitori della natura alla ricerca dei prodotti eco-sistemici forniti dal bosco di Manziana».
Questa realizzazione in che modo contribuisce al rilancio economico di Manziana?
«Sicuramente l’Università Agraria attraverso la ex Motosi potrà fornire un serio contributo al rilancio economico del paese. Sarà doverosa la sinergia con l’Amministrazione comunale con cui condividere le prospettive ed implementare le azioni concrete per un supporto all’economia locale».
Ludovica Di Pietrantonio