dal nostro inviato – Porta a casa il microfono di cristallo dell’Eurovision Song Contest 2022 tenutosi a Torino nei giorni scorsi la delegazione ucraina rappresentata dalla Kalush Orchestra che prende il nome dalla città di uno dei membri del gruppo, lo fanno al grido di «Slava Ukraïni», con il brano Stefania. Si tratta di una vittoria non solo canora ma di espressione di solidarietà europea allo stato martoriato dalla guerra. Con i voti della
giuria era in testa il Regno Unito con Sam Ryder e la sua Space Man ma il televoto, da
parte degli stati europei, ha fatto balzare l’Ucraina a 631 punti superando di gran lunga
l’UK e assicurando alla band, che per pochi giorni sotto autorizzazione ufficiale si è
congedata dagli orrori della guerra, una netta vittoria che assume un significato di
vicinanza.
Il festival musicale nasce nel 1956 a Lugano da quando, fatta eccezione per l’edizione
del 2020 di Rotterdam, non si è mancata una edizione rendendolo il programma
televisivo musicale esistente più longevo, con ascolti a livello internazionale molto alti,
soprattutto negli ultimi anni. L’edizione che si sarebbe dovuta tenere in Olanda a
Rotterdam nel 2020, annullata a causa della pandemia da covid-19, si è riorganizzata
nel 2021 e ha visto vincere l’Italia con i Måneskin che come da regolamento hanno
portato il festival musicale nel paese vincitore.
Tutta la macchina ESCita Torino 2022 viene messa in moto molto tempo prima
dell’evento, sulla carta si è cominciato a lavorare il giorno dopo che i Måneskin hanno
vinto l’edizione dello scorso anno per poi giungere al lavoro sul campo al Palasport
Olimpico (Pala Alpitour) a Torino in un impianto polifunzionale adiacente allo stadio
Olimpico Grande Torino, in cui negli ultimi mesi si sono visti crescere i lavori, a
cominciare dalla costruzione di strutture prefabbricate che man mano prendevano
forma e colore. Spazi funzionali con comodi divani per accogliere le 40 Delegazioni e
i numerosissimi lavoratori interni della Rai Radiotelevisione italiana e collaboratori
esterni che avrebbero fatto parte di questa grande macchina organizzativa e poi ancora
la stampa, le radio e televisioni di tutti i paesi partecipanti all’ESCita, con tanto di
passerella sopraelevata su piazza d’Armi che collegava il cuore del palasport all’area
Meet and Greet e Presse in cui le Delegazioni lasciano commenti e interviste dopo le
loro performance nei giorni di prova.
Il colore ufficiale, un arancio caldo domina tale zona dai rumori ovattati dovuti alla
moquette intonsa (ancora nei primissimi giorni di presenza su larga scala di chi ha reso
possibile tutto l’evento, pronta a essere vissuta) presente in ogni dove di questi luoghi
così accoglienti per quanto effimeri (immagino verranno smantellati ora che la
manifestazione si è conclusa) che sono l’emblema di ciò che Torino straordinariamente
ha vissuto per questi inconsueti giorni e che ricorderà come si ricorda un sogno
piacevole al risveglio.
La Bubble Room un’area dalla pavimentazione moquettata di un turchese sgargiante
come il torquoise carpet della cerimonia d’apertura dell’evento avvenuto domenica 8
maggio alla Regia di Venaria e come tutto il ‘color theme’ di uno degli sponsor
dell’evento, Morrocainoil, che proprio in questa area si prende cura dei capelli degli
uomini e delle donne delle band delle Delegazioni europee, il make-up è affidato alle
sapienti mani dei truccatori e truccatrici della Rai che si occupano sia delle
Delegazioni, in quest’area appunto, dove hanno messo in atto il loro estro con trucchi
grafici e adornati da colorati e sgargianti lustrini e Swarovski, e sia dello Show in una
sala trucco adiacente all’ingresso al palco nella quale si cura il total-look dei ballerini
e degli ospiti che ha visto esserci tra gli altri Il volo (solo in 2 poiché il terzo
componente era affetto a covid-19) e Gigliola Cinquetti che vinse l’ESC a Cophenagen
nel 1964 con Non ho l’età, qui il lavoro è molto e complesso nella sua realizzazione
organizzativa, non ultimo per i tempi serrati e la quantità cospicua dei ballerini che
compongono il corpo di ballo. Il reparto ‘trucco e parrucco’ Rai in sinergia con il
reparto dei costumi e poi man mano a seguire, in sinergia con tutti gli altri reparti: è
questa la meraviglia di una così grande macchina produttiva composta da tante
maestranze, professionisti e professioniste dalla regia, regia audio, macchinisti,
scenografi, delle luci straordinarie nei loro colori e tridimensionalità spettacolare, dal
vivo emozionanti, che con la Rete e tutti coloro che ne fanno parte, ognuno apportando
il suo contributo, hanno creto uno Show di grandissima portata, andato in onda sul
primo canale della Rai, in Eurovisione. Lodevole anche il lavoro dei tanti volontari in
maglia arancio con la scritta The sound of beauty che hanno contribuito all’evento e
della sicurezza. Laura Pausini, Alessandro Catteland e Mika conduttori impeccabili,
scelti anche perché all’altezza dell’internazionalità dell’evento che anche difronte a un
‘porca vacca’ in Eurovisione della Pausini non hanno perso il loro applomb. Neppure
i commenti démodé, per usare un eufemismo, sugli outfit della Pausini hanno intaccato
il livello, se non di chi li ha fatti. I commentatori per l’Italia Gabriele Corsi e Carolina
Di Domenico, ben preparati, insieme al grottesco costrutto malgiogliano che
camaleonticamente si mimetizzava nel mood estetico-bizzarro dell’evento, si
fondevano bene nel gioco delle parti. I nostri rappresentanti Blanco e Mahmood con
Brividi, canzone vincitrice di San Remo, si sono fatti onore con la sesta posizione e i
loro 268 punti, il cantante Romano Achille Lauro con Stripper che vincendo contro
Ivana Spagna e Valerio Scanu si è aggiudicato la possibilità di presentarsi in
rappresentanza delle Repubblica di San Marino purtroppo non è riuscito a passare il
turno alla prima semifinale. Il mio pensiero va ai ragazzi ucraini della Kalush Orchestra
che dopo questa parentesi spettacolare e simbolica sono tornati alla brutalità della
situazione che loro, come tutti gli ucraini, stanno vivendo e alla speranza che
l’Eurovision 2023 possa svolgersi in Ucraina in un contesto, seppur da ricostruire, di
pace raggiunta.
Marzia Onorato