Riceviamo e pubblichiamo la relazione di uno studente che ha “vissuto”, con la sua classe, una visita una mostra di arte contemporanea. LA scuola è la “Corrado Melone” di Ladispoli.
Giovedì, con la mia classe, siamo andati al “Chiostro del Bramante”, a Roma.
Prima di tutto, vorrei dirvi che la mostra, definita “Crazy “, merita pienamente il nome che le hanno dato, perché è davvero “pazzesca” e vi spiego perché.
Arrivati a Roma, ci siamo diretti subito verso la mostra ed arrivati lì ci hanno accolto le guide; aggiungo che siamo capitati con un’ottima guida di nome Elisa, la quale ci ha affascinato molto con le sue parole, suscitando in noi curiosità sulle opere che ci accingevamo ad ammirare; ma andiamo direttamente alla parte essenziale di questa gita. Appena entrati, la prima cosa che abbiamo visto e che mi ha molto colpito, è stata il pavimento situato nella parte centrale del chiostro, completamente ricoperto di specchi, ma la cosa più strana è che erano pezzi di vetro frantumati; tra l’altro ci hanno fatto camminare sopra di essi ed io ero molto sorpreso ma anche esilarato perché, dalle mie aspettative, non credevo che davvero ci avrebbero fatto camminare sul vetro frantumato!
E non è tutto!
Dopo aver camminato sul vetro siamo entrati in una stanza, illuminata da una luce a led viola, sulla quale era appeso un enorme telo rosso e giallo, che a mio parere aveva una forma che richiamava una specie di farfalla. In merito a quest’opera non so bene cosa dirvi perché non mi aveva particolarmente affascinato ma anche questo era parecchio strano, perché allo stesso tempo mi sentivo rapito da quell’opera ma anche consapevole che non riuscivo a comprenderne il senso…Tutto quello che posso dirvi è che mi comunicava una sensazione di gioia e di smarrimento allo stesso tempo.
La stanza successiva mi ha affascinato molto perché su un tavolo c’erano oggetti strani, per me stranamente accostati tra loro e se non sbaglio c’erano anche delle noci; la cosa più affascinante è stato l’enorme buco sul soffitto, nel quale c’era uno specchio che rifletteva l’immagine di ognuno di noi nell’atto di ammirare l’opera d’arte. A quel punto mi sono sentito protagonista di quell’opera d’arte: “Ero io l’opera d’arte!” e sentirsi un’opera d’arte è sicuramente una bella sensazione!
Ma proseguendo …
Ci hanno fatto vedere un’altra stanza nella quale al centro c’era un’altra opera d’arte che a mio parere richiamava un po’ il Dadaismo perché un oggetto creato per scopi e utilizzi comuni era stato messo lì come un’opera d’arte, ma più che un oggetto, erano moltissimi oggetti, tutti uguali! Erano delle luci che di solito nelle regioni del Sud venivano montate sui palazzi per le feste di paese e la cosa che più mi ha colpito è stata come hanno fatto a trasformare quelle luci, che ti abbagliavano gli occhi, in un’opera d’arte!
Era una cosa assurda, ma per il momento ho descritto solamente una piccola parte della “pazzia” di questa mostra!
Siamo andati in un’altra stanza, però essa non mi aveva colpito per la bellezza, in quanto non mi ha impressionato particolarmente dal punto di vista artistico, ma il bello di essa era che assomigliava più ad una specie di labirinto che ad una stanza, si trattava di un’opera dell’artista Fontana; in questo labirinto bianco, però, c’era uno squarcio, strano, inaspettato, sembrava facesse male all’opera stessa.
Una delle stanze più “strambe”, ma che più mi è molto piaciuta, è stata una specie di caverna ricoperta di “peli colorati” sulle pareti, nella quale potevi sentirti molto disorientato per l’atmosfera di stranezza che suscitava, come se fosse l’utero materno. È difficile da esprimere la sensazione che ho provato.
Ma non è finita, perché c’era anche una stanza che era adatta a tutti gli appassionati di farfalle nere! Un milione, se non di più, di farfalle nere attaccate alle pareti! Leggere come la seta, ma le percepiti vicine, quasi ad avvolgenti…noi alunni siamo stati rapiti da queste opere che suscitavano in noi sensazioni contrastanti.
Una delle tantissime cose belle della mostra è stato una specie di corridoio nero, nel quale senza accorgertene, ad un certo punto, camminavi in obliquo finendo con l’avere le vertigini una volta attraversata! Mai avrei pensato che un’opera d’arte potesse provocarmi le vertigini! Uno smarrimento strano, per alcuni divertente, per altri quasi fastidioso perché non si riusciva bene a comprendere dove di portasse questo percorso.
Infine, siamo entrati in un’altra stanza che era anch’essa “pazzesca” perché sembrava che si era sottosopra; infatti in quella stanza c’era un tamburo, ma il bello era che i suoi piedi non poggiavano a terra ma sul soffitto!!! Ci potreste mai credere?!?
Sopraffatti da tante emozioni, siamo andati in un laboratorio, il “Dizionario emotivo” nel quale abbiamo cercato di dare un nome alle sensazioni che alcune opere avevano suscitato in noi…per tutti è stata una bella sorpresa, ognuno di noi è riuscito ad abbinare un verbo, un nome, un aggettivo diverso a ciò che abbiamo avuto la fortuna di ammirare.
In conclusione, vorrei ringraziare il professor Pompili perché ci ha dato la possibilità di vedere questa mostra e di provare sensazioni “pazzesche” (e l’arte in fondo è nata proprio perché deve scuotere il nostro animo, provocando emozioni che senza l’opera non si sperimenterebbero), e vorrei ringraziare anche la professoressa D’Aurea che mi ha dato la possibilità di esprimere le emozioni che ho provato scrivendo questa relazione in merito. In particolare vorrei ringraziare lei ed anche la professoressa Luciani perché ci hanno accompagnato, in modo che potessimo vivere un’esperienza unica, portandoci ad una mostra che ci ha certamente insegnato un modo diverso di percepire l’arte. Insomma, se si va ad una mostra di Caravaggio, di Botticelli o di Monet, ogni capolavoro ci induce a rimanere a bocca aperta e a provare emozioni che l’autore voleva che provassimo, ma questa mostra è stata per me “diversa”, pazzesca appunto, perché in ogni stanza c’era ad aspettarmi un’emozione nuova, che ha “scosso” il mio animo.
Credo che a questo punto, abbiate compreso il mio giudizio personale in merito a questa mostra, ovvero che, secondo me, è stata proprio “CRAZY”!
Le stanze erano stranissime, lo stile non era mai ripetitivo, e non capita certo tutti i giorni di vedere una cosa simile! Mi ha lasciato a bocca aperta ed ancora oggi, che è trascorso qualche giorno, penso che forse io abbia sognato una gita del genere perché è stata un’esperienza incredibile, che consiglio di vivere a chi non lo ha ancora fatto, ed è come se veramente fossi stato catapultato per qualche ora in un sogno “VERY, VERY CRAZY”!
Antonio Pisacane IIIA I.C