PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
E’ uno degli acronimi che più si legge e sente dagli organi di informazione. Nanni Moretti in uno dei suoi film ci diceva che “le parole sono importanti, chi parla male pensa male” e vediamo quindi il significato dell’acronimo PNRR. Il piano deve essere innanzitutto Nazionale, ovvero deve riguardare tutta la Nazione, ma proprio tutta. Deve essere di “Ripresa”, ovvero ci deve aiutare a riprenderci da una tempesta , il COVID 19, che forse non si è ancora placata e che ci ha duramente colpito. Probabilmente anche nel periodo pre-pandemia non navigavamo in acque tranquille. Poi, il piano deve portarci ad una condizione di maggiore “Resilienza” per affrontare le future probabili crisi. Quest’ultimo termine è sicuramente più oscuro e interessante.
Vediamo due delle definizioni riportate nel sito della TRECCANI (Resilienza, una parola alla moda | Treccani, il portale del sapere):
– (fisica) Proprietà dei materiali di resistere agli urti senza spezzarsi, rapporto tra il lavoro necessario a rompere una barretta e la sua sezione.
. capacità di resistere e di reagire di fronte a difficoltà, avversità, eventi negativi ecc. Per es. resilienza sociale.
Mentre la seconda definizione è intuitiva, la sperimentiamo nella vita di tutti i giorni, la prima dà una informazione in più, infatti per essere più resilienti, ovvero per aumentare la quantità di lavoro (avversità) a cui possiamo resistere, dovremmo aumentare la sezione della barretta e/o la sua qualità. In altre parole, dobbiamo irrobustire il nostro sistema (barretta) proporzionalmente alle possibili avversità future, non è detto però che vada realizzata per forza una barretta più grande, ma, essendo la resilienza un rapporto , andrebbe bene anche migliorarne la “qualità”. Sembra banale, ma non lo è affatto, infatti la domanda che ci dobbiamo porre è: quanto deve essere irrobustito, in termini di quantità e qualità, il nostro sistema economico e sociale per poter resistere alle avversità future? Difficile dirlo, la pandemia, la guerra in Ucraina erano difficilmente prevedibili e hanno messo a dura prova la nostra resilienza. Quindi, la necessità di realizzare un Piano come il PNRR deriva proprio dall’urgenza di aumentare la resilienza del nostro sistema.
Generalmente, la critica al Piano avviene in termini di somme di denaro a disposizione per le varie azioni e raramente viene indicata una gerarchia delle azioni da compiere per far si che esso abbia un carattere Nazionale. Però, a ben leggere i documenti che si trovano sul portale del PNRR (italiadomani.gov.it), il programma è particolarmente ambizioso nei suoi contenuti e necessiterebbe di un attento sostegno piuttosto che di una critica sterile. Questo non significa che il “controllo democratico” sull’operato delle Istituzioni non debba esserci, ma tale controllo deve essere credibile e non essere da freno per il futuro.
Uno dei temi più cari alla nostra Associazione “L’agone nuovo” è quello denominato nel PNRR “ Rivoluzione verde e transizione ecologica”, e si può leggere che a tale rivoluzione sono destinati quasi 60 mld di euro, il 31.05% dell’importo totale . Il finanziamento è consistente e parte di esso viene destinato allo sviluppo della “Economia circolare e gestione dei rifiuti”. Da tale finanziamento deriva l’attuale dibattito sulla opportunità o meno di realizzare un “termovalorizzatore” a Roma come viene previsto dal piano discusso nel Consiglio straordinario sui rifiuti del Comune di Roma.
Il piano sui rifiuti in realtà prevede, oltre al termovalorizzatore, anche una serie di ulteriori impianti di supporto alla raccolta differenziata come impianti per il riciclo della carta e della plastica e impianti per la digestione anaerobica della frazione organica dei rifiuti. La discussione andrebbe quindi riportata all’intera filiera della raccolta differenziati dei rifiuti e non sul solo termovalorizzatore che peraltro viene utilizzato in molte città europee e italiane. Roma soffre da decenni il problema dei rifiuti e l’opportunità di trovarne la soluzione non può e non deve essere persa.
Salvatore Scaglione