Parla l’architetto Michele Magazzù, raccontando il dietro le quinte del parco archeologico naturalistico dell’Acqua Claudia, e dell’associazione Echa, che se ne occupa.
Come nasce il progetto ECHA?
«Il progetto di ECHA nasce dalla volontà di “restituire” al pubblico godimento un luogo straordinario quale il Parco dell’Acqua Claudia. All’inizio ero molto sorpreso del fatto che un sito così bello e importante non fosse affatto valorizzato e fruibile e che le informazioni scientifiche al riguardo fossero davvero poche.
Era il 2016 quando proposi di coinvolgere attivamente il Dipartimento di Architettura dell’Università Roma Tre, presso il quale allora lavoravo, nell’avvio di un cantiere-scuola pilota capace di coinvolgere studenti universitari (architetti e archeologi) nell’avvio di un progetto di ricerca sul posto. Ne nacque un piccolo cantiere didattico culminato in un primo intervento di restauro sull’impluvium della parte produttiva della villa romana. Il cantiere-scuola venne replicato anche l’anno dopo con un nuovo gruppo di lavoro.
A questo punto nasce l’associazione?
«Si, proprio l’esperienza didattica interdisciplinare ha condotto alla nascita di ECHA. Alcuni giovani studenti, infatti, si erano talmente tanto appassionati al sito che decidemmo, insieme a Paolo Lorizzo archeologo responsabile del Parco, di proporre a Sorgenti Clavdia di sviluppare un progetto di cultura dal basso volto a “dare valore” al patrimonio culturale presente sul sito e provare ad aprire il parco in modo cadenzato nel tempo.
Optammo da subito per la costituzione di un’associazione che in brevissimo tempo ha accolto numerosi soci, arrivati a 151 iscritti nel 2021. Oltre a perseguire gli scopi statutari implementando i progetti di ricerca e restauro, in questi anni abbiamo ideato una rassegna di eventi “bachECHA” proprio per coinvolgere attivamente gli altri enti locali nell’organizzazione di un’offerta culturale eterogenea da ospitare presso la villa romana. Ne è nata un’importante rete di relazioni che mettiamo tutti i giorni a disposizione della comunità del posto».
Quali sono gli obiettivi futuri?
«Per il futuro, oltre ai numerosi appuntamenti per gli eventi, progetti descritti -inerenti all’avanzamento dei lavori di scavo e recupero – ci auguriamo che il Parco possa avere una sua totale autonomia rispetto all’attività dello stabilimento in modo da poterlo rendere fruibile tutto l’anno e inserirlo in percorsi di turismo sostenibile».
Marzia Onorato