8 Novembre, 2024
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Il valore della Patria

Settantasei anni fa, il 2 giugno 1946, con un referendum gli italiani sancirono la nascita della Repubblica (12.717.923 per la Repubblica e 10.719.284 per la Monarchia). Si votò il 2 e parte del 3 giugno, per la prima volta con suffragio universale; cioè votarono donne e uomini di età superiore a 21 anni. La prima celebrazione avvenne il 2 giugno 1947 e nel 1949 fu dichiarata festa nazionale. Negli anni a seguire la festa è avvenuta sottotono, in tempi diversi e in città diverse; nel 1961 fu fatta a Torino come prima capitale d’Italia, dal 1861 al 1865. Nel 1963 la celebrazione fu evitata per le gravi condizioni di salute di Papa Giovanni XXIII, che morì il 3 giugno. E venne rinviata al 4 novembre. Nel 1977 la festa venne sposata alla prima domenica di giugno (Legge 54/77).
Solo nel 2001 con Carlo Azeglio Ciampi, decimo Presidente della Repubblica (1999-2006) la celebrazione è tornata al 2 giugno, come giorno festivo; e nella circostanza il Presidente rivolgeva sempre un messaggio agli italiani.

Nel 2020 a causa del Covid-19 il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha celebrato la ricorrenza a Codogno, paese nel quale si è registrato il primo focolaio del Covid in Italia.
La celebrazione prevede un suo rituale: l’alzabandiera solenne all’Altare della Patria e l’omaggio al Milite Ignoto, con la deposizione della corona d’alloro da parte del Presidente della Repubblica, alla presenza dei presidenti di Senato, Camera, Consiglio dei Ministri, Corte Costituzionale, del Ministro della Difesa e del Capo di Stato Maggiore della Difesa. Quindi l’esecuzione dell’Inno di Mameli e le Frecce Tricolori che attraversano i cieli di Roma. Alla parata militare prendono parte tutte le Forze armate, le Forze di polizia, i Vigili del fuoco e la Croce rossa. In alcuni anni il cerimoniale è stato ridotto, per cause diverse: di bilancio, di recessione, di pandemia.
Acclarata la ragione storica e politica della ricorrenza ci si chiede con quali sentimenti, oggi, viviamo la Festa della Repubblica. Per taluni, credo, è un giorno di riposo, lontani dal lavoro, per altri è il risveglio del sentimento patriottico, nel quale si riconoscono non solo i reduci di guerra, ma tutti quelli che hanno a cuore il significato di appartenenza.
Dalla Repubblica è nata la Costituzione promulgata il 1° gennaio 1948.
Cos’è la Patria?

La Treccani la definisce come “il territorio abitato da un popolo e al quale ciascuno dei suoi componenti sente di appartenere per nascita, lingua, cultura, storia e tradizioni”.
La Patria è titolo onorifico che si concede a cittadini benemeriti, lo diedero gli italiani a Vittorio Emanuele II nella circostanza della proclamazione del Regno d’Italia, il 17 marzo 1861. È l’atto eroico di Fabrizio Quattrocchi quando il 14 aprile 2004 disse ai suoi carnefici prima di morire “vi faccio vedere come muore un italiano”. È il “VA’ Pensiero” di Giuseppe Verdi nel Nabucco “O mia Patria…”.

È quel sentimento che prende rievocando “il luogo di nascita, le tradizioni, i ricordi di famiglia”. È lo “zaino” che ti porti dietro, per tutta la vita, nel quale custodisci diritti, ricordi, amori, delusioni, speranze, sogni e utopie.
La Patria è tutto questo e tanto altro non trascrivibile, e la ricorrenza del 2 giugno non può essere intesa come giorno qualunque, ma l’occasione per una profonda riflessione sul senso nobile della vita e inoltre ricordare il sacrificio di tanti italiani, che hanno creduto e combattuto per i valori, i diritti, i principi fondamentali, che sono i pilastri del vivere comune, all’insegna della democrazia, della libertà, della solidarietà e della pace.
Franco Marzo

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