Una strage continua, nel 2021 sono state 1221 le morti bianche
Le statistiche elaborate dall’Inail descrivono come in Italia, nell’anno passato, 1221 persone hanno perso la vita sul lavoro. Una cifra impressionante che racconta una strage, segnata da 3,6 morti al giorno e destinata a non fermarsi, come si evince dai 189 incidenti mortali registrati nei primi tre mesi del 2022. Nei dati diffusi rientrano anche i decessi legati alla pandemia da Covid 19, che ha coinvolto principalmente gli operatori della sanità e, in generale, i lavoratori a contatto con il pubblico esposti ad un elevato rischio di contagio.
C’è da sottolineare come tutti i numeri forniti dall’Inail sottostimano il fenomeno perché non tengono conto di diverse categorie di lavoratori: forze di polizia, esercito, vigili del fuoco, parte del personale di volo, sportivi dilettanti e liberi professionisti con partita Iva; per non parlare del dilagante lavoro nero e sommerso.
Al di là della retorica istituzionale, con la quale di tanto in tanto le massime cariche dello Stato esprimono indignazione e volontà di impegno, c’è da interrogarsi sul perché il nostro Paese è detentore – come testimoniano le 554.000 denunce di infortuni nell’anno passato – di disdicevoli record a livello europeo in tema di mancata sicurezza sui luoghi di lavoro.
Le ragioni sono molteplici, connesse prevalentemente al “libero mercato” che porta imprese e aziende a considerare la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori come un costo da comprimere al fine di aumentare i profitti. La tragica peculiarità italiana è quella dell’assenza di un costante impegno istituzionale e politico, finalizzato a porre come prioritario il tema della salvaguardia della vita e della salute dei lavoratori, attraverso strategie e investimenti.
La sicurezza sui luoghi di lavoro dovrebbe divenire materia di insegnamento nelle scuole, perché solo attraverso la formazione e la conoscenza le nuove generazioni potranno invertire la rotta. Invece l’attuale Governo, come quelli precedenti, continua a sostenere un sistema di alternanza “scuola-lavoro” che nella pratica si è trasformato in pesante sfruttamento degli “studenti-lavoratori” da parte delle aziende, che utilizzano mano d’opera gratuita non preoccupandosi nemmeno di garantirne la sicurezza.
Dopo la morte di un diciottenne vicino Udine, durante uno stage legato a un progetto di alternanza, il 28 gennaio, migliaia di studenti sono scesi in piazza in tutta Italia per chiedere di cambiare questo cinico sistema. A Torino i giovani sono stati oggetto di cariche spropositate e brutali della polizia. Un fatto gravissimo ignorato da tutte le forze politiche di governo che continuano, a tutto campo, nel perseguire politiche sconsiderate come quella dell’aumento del 2% della spesa militare. Una quantità enorme di denaro, che alimenta venti di guerra e sottrae risorse che potrebbero essere destinate per altri scopi, come la prevenzione e il controllo per contrastare l’intollerabile aumento delle morti bianche e degli incidenti sul lavoro.
Cesare Caiazza