6 Novembre, 2024
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L’analisi del voto – La mèta della metà

Se la media dei votanti è così bassa qualche interrogativo, la politica italiana, dovrà pure cominciare a porselo. Se otto italiani su dieci hanno pensato bene di non votare il referendum, forse la colpa non è del tutto ascrivibile agli assenti, anche se per certi politici – che magari la politica la fanno, e sanno farla pure bene – la latitanza degli elettori è un’occasione persa. Forse non sono andati a votare perché il Paese reale, con i suoi bisogni, va in una direzione diametralmente opposta a quella dei partiti. Forse perché se si fosse parlato per esempio di salario minimo, cannabis legale e fine vita – probabilmente – i risultati sarebbero stati ben altri. Il popolo ha votato per lo meno i sindaci: a Verona un ex calciatore fa breccia nel cuore degli scaligeri, a Ventotene il leader del “Popolo della famiglia” di voti ne prende neanche uno.

Nel nostro territorio, i dati dell’affluenza alle urne dicono che a Ladispoli è andato ai seggi il 54,09 dei cittadini e a Cerveteri ha votato il 51,09% degli elettori. Praticamente significa che ha votato un cittadino su due. Telloni ha vinto col 70%, Grando ha vinto, Santi ha avuto la sua conferma e la Gubetti andrà al ballottaggio.
Ai tg della sera, le dichiarazioni dei “grandi” capoccioni della politica sono in fotocopia, in stile “abbiamo vinto noi”, e forse l’unico che ci mette la faccia al cospetto della sconfitta è l’ex premier Conte, ma sarebbe stato da eretici affermare il contrario, cioè che per il suo partito la tornata elettorale fosse stata positiva. Lungo lo Stivale i grillini vivono la loro ecatombe e ottengono il 4,4% a Genova; il 4,3% a Taranto; il 4,2% a Messina; il 2% a La Spezia; l’1,56% a Catanzaro; l’1,2% a Padova; l’1,8% a Pistoia; l’1,22% a Lodi; lo 0,71% a L’Aquila; il 2% a Piacenza. Numeri che la dicono lunga sulla disaffezione. E, forse, anche su altro.
Massimiliano Morelli

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