Quarant’anni fa la vittoria della coppa del mondo di calcio, la prima, in finale contro la Germania, sconfitta 3-1. Il primo successo azzurro nella manifestazione che aveva preso il posto della coppa Rimet, vinta due volte dalla nazionale allenata da Vittorio Pozzo nel 1934 e nel 1938 (e quella nazionale vinse anche l’Olimpiade del 1936); il primo successo italiano quattordici anni dopo la conquista del campionato europei per nazioni.
Era la nazionale del “vecio” Bearzot e di Dino Zoff, quarantenne taciturno e imprescindibile da quella squadra vincente; era la squadra di Paolo Rossi e Cabrini, giovani di belle speranze, come giovane era pure Gaetano Scirea, che sarebbe morto appena cinque anni dopo in un incidente stradale avvenuto in Polonia.
Sbarcati in Spagna fra polemiche e beghe d’ogni tipo, dettate più che altro dal desiderio dei giornalisti di trovare uno scoop (il compianto Oliviero Beha parlò addirittura di sospetta combine col Cameroon), gli azzurri conquistarono il titolo mondiale, restituendo un senso di unità a un Paese che, sua fortuna, aveva ancora un leader degno di tal nome, Sandro Pertini.
Efisio Collu