La cefalea è al 19° posto tra le cause di disabilità. Tra ridotta produttività e giorni di lavoro persi la cefalea comporta costi pari a 27 miliardi di euro all’anno in Europa. Spesso non ci consente di partecipare a feste con amici e parenti e momenti di relax. Qual è la relazione che lega una patologia così complessa al mondo della riabilitazione? In che modo un fisioterapista specializzato può aiutare tutte le persone che soffrono di cefalea? Lo abbiamo chiesto Giulio Pancani, fisioterapista laureato presso l’Università Sapienza di Roma, specializzato in riabilitazione nelle cefalee, co-fondatore e responsabile dello Studio Fisioterapico Cipro.
Qual è il ruolo della fisioterapia nella gestione delle cefalee?
La cefalea è una patologia neurologica che va approcciata a 360°, in un ambito multidisciplinare. Il percorso di cura parte dalla diagnosi del medico neurologo. Tuttavia evidenze scientifiche degli ultimi anni hanno messo in luce la necessità di effettuare anche una valutazione muscolo-scheletrica del rachide cervicale con un fisioterapista specializzato nel trattamento delle cefalee.
Il rachide cervicale può essere la causa principale o un fattore aggravante la cefalea?
Certamente, le disfunzioni del rachide cervicale sono la causa scatenante della cefalea cervicogenica e da colpo di frusta (tipi di cefalea secondaria), ma è stato appurato da numerosi studi che anche le cefalee primarie (emicrania, cefalea tensiva e a grappolo) sono caratterizzate da disfunzioni articolari e/o muscolari in questo distretto anatomico, che possono scatenare o aggravare la cefalea. È fondamentale precisare che queste disfunzioni possono essere rilevate con alcuni semplici test da effettuare in sede di valutazione: in altre parole prima di iniziare il percorso fisioterapico il paziente saprà se le disfunzioni cervicali influenzano il suo mal di testa.
Esistono quindi dei test specifici per capire se la fisioterapia può aiutare il paziente che soffre di cefalea?
Assolutamente sì: attraverso particolari tecniche di terapia manuale si cerca di riprodurre ed attenuare i sintomi della cefalea del paziente. Se si riesce ad evocare e a modulare i sintomi significa che la componente cervicale ha senz’altro un’influenza sul mal di testa di quel paziente. Inoltre vengono effettuati test per valutare la mobilità del rachide cervicale e vengono somministrati test muscolari, sia per evidenziare eventuali ipotonie (debolezze) muscolari, sia per valutare l’eventuale presenza di Trigger Point miofasciali (aree ipersensibili di un muscolo che spesso sono fattori irratativi per la cefalea).
Quali sono i capisaldi del trattamento fisioterapico nelle cefalee?
Il primo passo è senz’altro un’accurata valutazione iniziale per capire se il paziente potrà trarre beneficio da un percorso fisioterapico. Appurato ciò, la riabilitazione si basa su alcuni obiettivi fondamentali, tra cui: “riprodurre e spegnere” i sintomi della cefalea analogamente a quanto viene fatto in sede di valutazione, per lavorare direttamente sui meccanismi del dolore; mobilizzare il rachide cervicale (quasi sempre caratterizzato da deficit di mobilità); rinforzare con esercizi specifici la muscolatura profonda del rachide cervicale (spesso deboli e disfunzionanti in pazienti cefalalgici); eliminare o ridurre i fattori “stressor, in particolare i trigger point, che concorrono all’insorgenza dei sintomi; l’educazione sanitaria: far comprendere al paziente quanto una corretta alimentazione e uno stile di vita attivo possano aiutare il percorso terapeutico, coinvolgendo anche specialisti del settore.
Il trattamento attraverso la fisioterapia è consigliato anche per i pazienti che soffrono da molti anni di cefalea e che hanno provato diverse terapie?
Assolutamente sì, mi sentirei di dire che questo nuovo approccio fisioterapico nasce soprattutto per i pazienti i cui sintomi resistono a molteplici terapie. L’approccio riabilitativo nelle cefalee infatti mette in campo conoscenze ed evidenze scientifiche molto recenti, prendendo in considerazione in considerazione aspetti spesso trascurati dagli specialisti precedenti, come le disfunzioni cervicali. Cambia quindi totalmente l’approccio verso la patologia: si cerca di risolvere la causa del problema, piuttosto che il sintomo. Inoltre un grande vantaggio del trattamento fisioterapico è che questo non presenta effetti collaterali, a differenza per esempio dei farmaci. Pertanto non verranno certamente prodotti danni ad altri tessuti.
I pazienti dovranno attendere molto per osservare dei miglioramenti?
Spesso nell’arco di 4/6 sedute si iniziano a notare la riduzione della frequenza e/o dell’intensità dei sintomi, accompagnata anche da una ridotta necessità dell’utilizzo di farmaci. Le cefalee secondarie (cervicogenica, da colpo di frusta ecc…) tendono a rispondere in maniera più rapida al trattamento e si può arrivare anche alla completa risoluzione dei sintomi. Anche chi soffre di cefalea primaria (emicrania e cefalea tensiva) potrà trarre benefici importanti dal trattamento fisioterapico, arrivando spesso a diminure di almeno il 60% l’intensità, la frequenza e la durata del mal di testa, oltre che ad una riduzione della disabilità e dell’uso di farmaci. È fondamentale precisare che la buona riuscita del percorso terapeutico è strettamente correlato all’adesione del paziente al piano riabilitativo: è fondamentale che il paziente dedichi poco più di 5 minuti al giorno alla compilazione del diario della cefalea e allo svolgimento degli esercizi personalizzati che saranno assegnati dal fisioterapista. Un minimo sforzo, ma indispensabile, per vincere un nemico che spesso ci costringe a rinunciare a momenti di relax e di svago.
Marialuisa Roscino