Essere mamma è felicità, ma spesso non vuol dire realizzazione professionale. Da qui il nome Mamme Ambiziose della raccolta di nove interviste, scaricabile gratuitamente su Amazon fino al 15 agosto, a nove donne e madri ambiziose, fiere, indipendenti e tenaci, diverse e simili allo stesso tempo. Un vero e proprio viaggio ricco di riflessioni, fotografie e immagini, avventure, sventure, passioni, sogni e timori.
Per molti persino una contraddizione, tanto da indurci a credere che se sei mamma non puoi essere ambiziosa e che se sei ambiziosa non puoi essere mamma.
Ma chi è una mamma ambiziosa?
Per il dizionario Mamma (Madre) è una “donna che ha generato un figlio, che si occupa amorevolmente di qualcuno, che si prodiga con sollecitudine per qualcuno”.
Mentre ambizione sempre per il dizionario è “il desiderio di eccellere, volontà di ottenere qualcosa, cosa a cui si aspira”.
Avere insomma fuoco che brucia dentro alimentato dalla passione e dal coraggio e che a sua volta genera azione.
Da qui il quesito:
Essere delle mamme ambiziose è pura follia o può essere una realtà?
Le storie delle 9 donne racchiuse in Mamme Ambiziose ci possono aiutare a capirlo.
Come ad esempio Daniela che da sempre insegue i suoi sogni, determinata nel raggiungere i suoi obiettivi e talvolta anche ostinata, quasi al limite.
«Oggi sono responsabile risorse umane donna con tre figli, vivo tra equilibrio e disequilibrio, so che a volte trascuro i miei bambini perché torno tardi a casa. Mio marito spesso compensa la mia non presenza. Questo è il segreto»
Come Laura, che ha trent’ anni e viene da una famiglia semplice ma molto unita. È nata e cresciuta in provincia di Roma e oggi fa l’avvocato.
«Essere una donna avvocato penalista è difficilissimo. Ci sono molte situazioni nelle quali non mi sento a mio agio, non mi rispecchio in questo stile. Penso di avere una leadership più empatica, più femminile, più gentile…»
Come Letizia, che è nata a Padova e oggi vive a Roma, è mamma di Simone di otto anni ed è molto appassionata del suo lavoro.
“Ho ‘sposato’ la pubblica amministrazione, sono convinta della possibilità di poter portare dei cambiamenti ‘dall’interno’ grazie alle mie competenze, esperienze, la mia bontà e sensibilità per fare del bene anche a mio figlio Simone, nato con una malattia genetica. Sento di poter fare la differenza!»
Poi c’è Simona, che vive a Londra da cinque anni, di professione è Freelancer in ambito Digital Media ed è mamma di due.
«Sono una mamma e lo faccio quasi da sola, ho un partner presente ma che dedica tantissimo tempo al lavoro. Abitando a Londra i nonni sono lontani e affrontare il covid è stata una sfida. Mi piace il mio lavoro, sono orgogliosa della mia attività da Freelancer che ho costruito negli anni.»
E poi c’è Heidi che è tedesca, ha un bimbo di nome Liam e vive in Svezia da otto anni. È appassionata del mondo ‘food’ e lavora in uno stabilimento produttivo come responsabile Qualità e Tecnologia.
«Dovremmo essere più donne nel team di vertice di stabilimento, le conversazioni sarebbero diverse e senza dubbio più interessanti. Penso che in generale gli uomini abbiano spesso un approccio più ‘easy’ alle cose e ai problemi, è come se fossero più visionari. È qualcosa che credo di poter imparare da loro»