Nel 2012, in occasione del cinquantenario dell’uscita del film “Il Sorpasso” di Dino Risi, Giorgia Cardinaletti, oggi giornalista del Tg 1, insieme ai colleghi provenienti dalla scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia, intraprende ‘on the road’ lo stesso itinerario percorso il giorno di Ferragosto da Vittorio Gassman e Jean Louis Trintignant, nella pellicola del 1962, a bordo dello stesso modello di automobile: una Lancia Aurelia B24.
A distanza di 10 anni dall’avventura e di 60 dall’uscita del lungometraggio, Giorgia Cardinaletti racconta questa meravigliosa esperienza che ha fotografato il Bel Paese, come già era stato fatto nel 1962 regalandoci il ricordo di uno spaccato di quell’Italia figlia del boom economico che in grembo serbava già l’embrione di una crisi esistenziale, spesso, messa in scena anche nel nostro cinema attraverso i suoi topoi.
Come nasce l’idea?
«È il 2012, ci prepariamo ad affrontare un’estate di stage e collaborazioni prima dell’esame di stato per giornalisti professionisti. Ci viene in mente un viaggio, da qui l’idea di ripercorrere le strade del Sorpasso a distanza di 50 anni. Come è cambiata l’Italia? Ci siamo chiesti, proprio noi che non eravamo ancora nati nel ‘62.
Elemento fondamentale per costruire la missione perfetta: l’automobile. A Fabriano, la mia città, vive Benito Paladini, un caro amico, amante di auto d’epoca che ha lo stesso modello: la Lancia Aurelia B24 decappottabile. Solo il clacson non ha lo stesso suono, ma possiamo chiudere un occhio.
Chiedo la sua collaborazione, accetta con entusiasmo e ci porta la macchina a Roma. È lì che inizia il nostro viaggio».
Immagino che sia stato un bagno di sensazioni e divertimento, cosa è rimasto maggiormente impresso nel ricordo delle emozioni?
«Ripercorrere le tappe del film e pensare che 50 anni prima erano stati i luoghi di Risi, Gassman, Trintignant, Catherine Spaak. Abbiamo incontrato diversi personaggi locali e comparse dell’epoca, ognuno con aneddoti curiosi sul periodo di riprese del film. Da via Proba Petronia a Roma, dove Gassman citofona a quello che poi diventerà il suo compagno di viaggio Trintignant e dove quindi inizia il film, fino a Castiglioncello e Calafuria, la scogliera dove precipita l’automobile nella scena finale. Passando per Civitavecchia, percorrendo tutta l’Aurelia con le stesse soste dei protagonisti del film. A Civitavecchia, per esempio, nel 2012 il ristorante dove si fermano per mangiare la zuppa di pesce aveva chiuso i battenti a causa della crisi, la spiaggia di Castiglioncello si era già ridotta di parecchio per via dell’erosione costiera. Queste solo alcune delle differenze, poi le sale da ballo che già nel 2012 non esistevano più, i jukebox e i telefoni a gettoni. Un altro mondo.
Ricordo inoltre due chiacchierate, una con il meccanico che costruì il “manichino” della macchina che doveva schiantarsi tra le rocce. Non c’erano ancora gli effetti speciali, va bene, ma non penserete mica che la Lancia Aurelia originale sia finita giù sulla scogliera? E poi il bimbo (assai cresciuto nel 2012) che saluta dal carretto Gassman e Trintignant all’ultimo sorpasso prima dello schianto. Mi raccontò che all’epoca saltò un mese di scuola e trascorse tutto il tempo con la troupe del film».
Da allora, da quella fotografia dell’Italia nel periodo caratterizzato dal boom economico che coinvolse il nostro paese rendendolo florido ma non senza ripercussioni negative, cosa era cambiato nel 2012 e cosa si troverebbe cambiato oggi, nel 2022?
«Già allora abbiamo trovato tutto cambiato, non basterebbe un libro ad elencare tutte le mutazioni di questi 60 anni. Certo oggi Bruno Cortona viaggerebbe nell’Italia del post pandemia, le vacanze della ripartenza, il ritorno dei turisti stranieri ma allo stesso tempo si troverebbe davanti l’Italia alle prese con l’inflazione, la crisi energetica e le elezioni politiche. Sullo sfondo la crisi climatica e il caldo asfissiante di queste giornate».
Da poco ci hanno lasciati Catherine Spaak e Jean Louis Trintignant due figure attoriali molto importanti per il cinema italiano. Nella pellicola in questione una Spaak giovanissima, un Trintignant nel pieno della sua gioventù insieme a Gassman quarantenne, diretti da Dino Risi hanno fatto sì che il lungometraggio del 1962 si incastonasse nei capolavori italiani. Lei che rapporto ha con il cinema? E, se è possibile stabilirlo, quali sono i suoi tre film dei quali la storia del cinema non avrebbe potuto fare a meno?
«Catherine Spaak e Jean Louis Trintignant due grandi attori e indimenticabili interpretazioni in “Il Sorpasso”. Il cinema è da sempre una passione per tutta la mia famiglia. Penso sia impossibile stabilire solo tre film, sono molti di più quelli dei quali la storia del cinema non avrebbe potuto fare a meno. Posso dirle quali, tra gli italiani, sono quelli di cui non avrei potuto fare a meno io. “C’era una volta in America” di Sergio Leone, “C’eravamo tanto amati” di Ettore Scola e ovviamente “Il sorpasso”».
Marzia Onorato
redattrice L’agone