L’esplosione di un residuato bellico in un’abitazione ha provocato la morte di un uomo e il ferimento di un altro nella provincia di Venezia. Nemmeno 3 mesi fa, a Ragalna nel Catanese, un uomo di 52 anni aveva subito l’amputazione della mano a seguito dell’esplosione di un ordigno bellico della Seconda guerra mondiale, rinvenuto mentre era intento ad utilizzare il tagliaerba all’interno di un fondo agricolo.
Sono trascorsi quasi 80 anni dalla conclusione del secondo conflitto mondiale, ma i residuati bellici continuano a costituire un rischio latente in tutto il territorio nazionale. Ne vengono rinvenuti oltre 60.000 ogni anno secondo l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra – l’Ente Morale preposto per legge in Italia alla rappresentanza e tutela delle vittime civili di guerra e dei loro congiunti.
L’ANVCG, nata nel 1943 durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale, rappresenta e tutela ancora oggi circa 100.000 tra mutilati, invalidi, ciechi, vedove e orfani per causa di guerra il cui numero, tuttora così elevato, dipende proprio dal fatto che molte migliaia di vittime civili di guerra sono divenute tali anche a distanza di anni dalla fine del conflitto, a causa degli ordigni bellici di cui è stato disseminato il nostro Paese.
Proprio per questo da anni l’ANVCG è impegnata fortemente in progetti e attività di sensibilizzazione sul problema costituito dagli ordigni bellici inesplosi, ancora poco conosciuto nonostante la sua attualità.
“La maggior parte degli incidenti è causato da un’errata sottovalutazione del problema e della pericolosità di questi ordigni, spesso per l’errata convinzione che dopo tanti anni questi perdano la capacità di detonare, divenendo oggetti da collezionare”. A riferirlo è Michele Vigne, Presidente Nazionale dell’ANVCG e vittima egli stesso di un ordigno bellico nell’immediato dopoguerra, il quale ricorda l’importanza di una corretta informazione sul fenomeno e sulle regole di condotta, cui l’Associazione contribuisce attivamente attraverso il Protocollo d’Intesa siglato con lo Stato Maggiore dell’Esercito (SME) in materia di mappatura degli ordigni bellici, nonché quello in essere con il Ministero dell’Istruzione, per informare e sensibilizzare sul tema gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado.