Riceviamo e pubblichiamo – Durante l’ultimo Consiglio Comunale aperto del Comune di Viterbo sulla vicenda Talete abbiamo ascoltato alcuni interventi , a nostro parere, inesatti o infondati, ai quali non ci è stato permesso di replicare.
Per ragioni di tempo e, soprattutto, per rendere la discussione costruttiva né citeremo soltanto uno perché riteniamo possa arrecare pregiudizio e vanificare un percorso invece possibile ed efficace.
E’ stato affermato, che, secondo la testata giornalistica Il Mattino di Napoli, l’Azienda Speciale ABC – Acqua Bene Comune di Napoli – avrebbe 140 milioni di debito e che il Comune sia chiamato a ripianarli.”
Questa notizia ci risulta infondata, anzi , proprio da fonti come il Mattino di Napoli, nonchè da dichiarazioni pubbliche dell’ex Comm.rio Straordinario dell’Azienda e dall’attuale Presidente del Consiglio di Amm.ne Alessandra Sardu, si legge che ABC di Napoli è una Azienda sana con i conti in regola, ha chiuso gli ultimi 10 bilanci in attivo e gli utili sono stati reinvestititi come prevede la legge per le Aziende Speciali, con il risultato che la dispersione idrica di Napoli è di gran lunga al di sotto della media nazionale.
ABC ha la tariffa idrica tra le più basse d’Italia, paga bene i propri dipendenti e ha un acqua di qualità e molto controllata.
Incassa mediamente l’85% del fatturato all’anno e dispone di piani di rientro per almeno 8 milioni ad esercizio.
Ma non solo, il Comitato Esecutivo dell’Ente Idrico Campano E.I.C. ha approvato la delibera di affidamento ad ABC del Servizio Idrico Integrato cioè la gestione completa del ciclo delle acque , dalla captazione, alla distribuzione fino alla depurazione e fognatura.
L’attuale Presidente di Abc ha anche dichiarato di aver conseguito la transazione con la Regione Campania per svariati milioni di euro, e la partecipazione ai bandi del PNRR.
A seguito di questa esperienza Agrigento si è avviato in questo percorso e Torino sta sta valutando la fattibilità.
Auspichiamo, quindi, che la notizia diffusa in sede di consiglio comunale sia solo frutto di un mero errore e non sia invece un tentativo volto a dimostrare che non esiste alternativa all’ entrata dei privati nella gestione dell’acqua.
L’alternativa esiste ed è la costituzione di una Azienda Speciale di diritto Pubblico , l’unica forma oggi in grado di consentire l’accesso diretto a risorse pubbliche derivanti da appositi capitoli di spesa dello Stato e della Regione che spettano a questo territorio, a tutela della salute pubblica, per coprire la spesa della dearsenificazione dell’acqua, l’accesso al credito di Cassa Depositi e Prestiti e finanziamenti di sostegno per il caro energia.
1) Il problema di Talete S.p.a. risiede proprio nella sua forma di Società di diritto privato che, per legge, non può ricevere finanziamenti statali o regionali diretti in quanto si configurerebbero come aiuti di stato e, pertanto, come avviene già ora, è costretta a riversare tutti i costi sulla tariffa.
2) Per quanto riguarda i costi energetici non sussistono motivi di allarme diversi da quelli legati al contesto economico e sociale generale.
L’emergenza energetica penalizza Talete s.p.a. come tutti gli altri soggetti economici e non di questo paese, siano essi pubblici o privati. Talete S.p.a. fallirebbe, in assenza di un intervento pubblico, anche se avesse un capitale privato, così come fallirebbero tantissime altre imprese private. La crisi energetica introduce una imprevedibile ed ingente maggiorazione dei fattori di produzione di beni e servizi che, a lungo termine, è insostenibile per la maggioranza dei soggetti economici italiani.
3) Rimanendo sul campo delle ipotesi Talete s.p.a. fallirebbe solo perché è un soggetto di diritto privato. Un ente economico di diritto pubblico, come un’azienda speciale, non può fallire e può essere sottoposto ad esecuzioni (azioni di recupero dei crediti) solo nei limiti in cui le stesse non inficino il servizio pubblico che svolgono e la corresponsione degli stipendi ai dipendenti. In altri e più diretti termini una Azienda Sanitaria, locale od ospedaliera che sia, può andare in dissesto ed i suoi dirigenti possono essere soggetti a responsabilità contabile, ma a differenza di Talete s.p.a. non potrebbe fallire e comunque i servizi essenziali e gli stipendi che eroga non potrebbero essere intaccati da azioni di recupero dei crediti.
4) Un soggetto privato ha istituzionalmente finalità di lucro, persegue cioé lo scopo precipuo ed irrinunciabile di realizzare un utile da dividere tra i soci dell’impresa. L’ingresso di capitale privato nella gestione del servizio idrico non solo non eliminerebbe il pregresso economico che rimarrebbe invariato e non modificherebbe le conseguenze negative della crisi energetica, ma caricherebbe gli utenti finali dell’ulteriore onere di piani tariffari e di poltiche del servizio che permettano comunque di soddisfare l’imprescindibile necessità finale di pervenire ad un utile finale da distribuire con il privato.
5) L’attuale socio di maggioranza della Talete s.p.a. è il Comune di Viterbo con una quota di capitale che si aggira intorno al 20 %. Cedere il 40% ad un soggetto privato, in una dinamica azionaria nella quale il residuo 60% sarebbe distribuito in maniera estremamente frammentaria tra gli altri soci (solo i comuni della Provincia di Viterbo sono 60), porrebbe inevitabilmente il nuovo entrato in una posizione assolutamente dominante nella gestione aziendale.
6) Occorre infine valutare la concreta possibilità che a fare ingresso in Talete sia una multinazionale. Se vogliamo analizzare un esempio vicino alla realtà di Viterbo per territorio e densità di popolazione potremmo citare Frosinone che viene gestito da Acea Ato 5. Frosinone ha il triste primato della bolletta più cara di tutto il paese, una delle più alte percentuali di dispersioni idriche, disservizi diffusi e contenziosi in atto.
Occorre superare il modello Talete Spa che non risponde alle esigenze dei cittadini .Soltanto la ripubblicizzazione della gestione dell’acqua può garantire un servizio idrico con costi accessibili, che tuteli l’ambiente e la salute delle persone.
L’Azienda Speciale di diritto pubblico è una alternativa concreta e fattibile nell’immediato , per questo il Comitato intende fare un invito a tutti i Sindaci per mettere in atto un tavolo tecnico al fine di avviare una seria analisi di fattibilità .
Anziché portare, quindi, proposte come quella della cessione delle quote ai privati o l’accorpamento di ATO 1 con ATO 2, o, ancora, quella dell’ATO unico Regionale che confluirebbero tutte di fatto alla privatizzazione dell’acqua, rivolgiamo ai nostri Amm.ri l’invito al rispetto delle delibere comunali approvate nella maggioranza dei Comuni della Provincia di Viterbo che chiedono la ripubblicizzazione del servizio idrico, attraverso la nostra proposta di Azienda Speciale di Diritto Pubblico ,che risulta attuabile nell’immediato ed esercitare pressione nei confronti della Regione Lazio per ottenere i dovuti fondi pubblici che spettano a questo territorio nonché l’emanazione della delibera regionale per l’attuazione della Legge 5/2014.