Investire sull’innovazione digitale sfruttando i fondi del Pnrr, per ripensare completamente i modelli di cura, rendendo sempre più efficiente e sostenibile il Sistema Sanitario Nazionale. È questo il messaggio lanciato nel corso del convegno “Valore e impatto dell’innovazione tecnologica: come le nuove tecnologie cambieranno la presa in carico dei pazienti cronici”, organizzato nell’ambito del ciclo di incontri “Sanità modello Lazio”, che si è svolto questa mattina.
Per l’Assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, la vera sfida è “puntare su meno burocrazia nei tempi di aggiudicazione delle gare per il Pnrr. Dobbiamo mettere a terra le risorse del Pnrr a partire dall’innovazione tecnologica che va intesa come una completa rivoluzione per affrontare la sfida del carico dei pazienti cronici perché sappiamo che buona parte delle risorse viene destinata per questo tipo di pazienti. Come Regione Lazio abbiamo aggiudicato le prime sei gare in tempi record che riguardano soprattutto il rinnovamento del parco tecnologico per far in modo che il sistema ruoti attorno alle esigenze dei cittadini in particolar modo i pazienti cronici. C’è una grande accelerazione rispetto alle piattaforme di telemedicina e al fascicolo sanitario, questa è la nuova frontiera e ci vogliamo far trovare pronti”.
Quello del Lazio, come ha dimostrato la pandemia, è un modello di efficienza da esportare. Per Giorgio Casati, Direttore Generale ASL Roma 2, “la pandemia ha sdoganato il tema dell’innovazione digitale rendendola prioritaria. Nel nostro territorio, grazie ai nuovi strumenti sarà possibile, ad esempio, definire un piano di cure che sia sintesi di tutti i programmi che il paziente sta seguendo, in modo da avere sempre sotto controllo tutto il percorso terapeutico dei soggetti in cura”.
A confermare i progressi sull’uso delle tecnologie nei sistemi sanitari è Michelangelo Bartolo, Referente Telemedicina Regione Lazio: “Il Covid ha dato grande impulso al servizio di telemedicina e nella nostra regione esistono 24 piattaforme di tele-monitoraggio e 16 per la tele-visita. Questo significa che c’è una ricchezza ma c’è anche una grande sfida su come gestire e mettere a sistema queste piattaforme”.
Quello dell’innovazione tecnologica nelle cure è un tema centrale anche per Teresa Petrangolini, Responsabile rapporto con Associazioni Pazienti Regione Lazio: “Bisogna allargare il concetto di innovazione all’aspetto sociale e di approccio culturale. La Regione Lazio ha avuto un ruolo da apripista nel coinvolgimento dei pazienti mettendo il tema della semplificazione tra le priorità dell’azione, ma gli ostacoli ancora ci sono e occorre insistere sulla strada intrapresa investendo anche sul personale specializzato”.
Il futuro della sanità passa, quindi, anche per le nuove tecnologie ma soprattutto per la capacità e la modalità di utilizzo delle stesse. Per Ivo Saccardo, Senior Presales and Bid Manager – Ingegneria dell’Offerta Sanità, Engineering, “dobbiamo puntare sulla medicina di prossimità, sfruttando l’innovazione tecnologica che consente l’avvicinamento del paziente al sistema sanitario. Da questo punto di vista la pandemia ha sdoganato l’uso della telemedicina ma anche dell’intelligenza artificiale applicata ai dati con risultati importanti ma dobbiamo comprendere che, senza la trasformazione digitale dei processi, un sistema territoriale non può funzionare. Per questo serve rapidità di azione e facilità di adozione degli strumenti”.
Un aspetto condiviso anche da Matteo Moscatelli, Country Head Vree Health, che ha sottolineato come “la tecnologia non è un prodotto ma un insieme che crea un servizio complesso che deve essere integrato. Per questo occorre cambiare il registro di valutazione ma bisogna puntare su sistemi tecnologici innovativi che garantiscano allo stesso modo sfaccettature, come la sicurezza, che certamente non possono essere garantite dall’utilizzo dei normali social network come whatsapp”.