In via Oslavia, per la prima volta dopo la scomparsa di Elica e Luce Balla, è possibile visitare la casa futurista nella quale Giacomo Balla visse e lavorò dal 1929 sino alla sua morte nel 1958. Dichiarata di interesse culturale dal Ministero della Cultura nel 2004 ma solo da giugno 2021, dopo uno studio e la messa in sicurezza dei beni curati dal MAXXI e dalla Soprintendenza Speciale di Roma in collaborazione con gli eredi, è stata allestita – con alcuni dei lavori di Giacomo Balla e delle figlie Elica e Luce Balla – per aprire le porte al pubblico.
Giacomo Balla, oltre a Fortunato Depero, ha un ruolo centrale per il passaggio dalla prima stagione del futurismo a quella più lunga che si apre nel 1915. La casa-museo che diventa mostra, dal titolo “Casa Balla – Dalla casa all’universo e ritorno”, è realmente l’appartamento in cui ha vissuto l’artista con la sua famiglia. L’abitazione è composta da più camere da letto, da un lungo disimpegno (come si usava nella suddivisione degli interni del tempo), da un salotto, da una cucina e da un bagno; in tutte le stanze è possibile ammirare le decorazioni – eseguite dall’Artista – di pareti, mobili, porte, oggetti e utensili per la vita di tutti i giorni che ci danno la misura di quanto Balla non facesse più distinzione tra arte applicata e arte, lui sconfina dal quadro: troviamo anche alcuni dei suoi celebri ritratti e i dipinti delle figlie Elica e Luce Balla ma soprattutto studi su carta, pannelli decorativi (quelli presenti nel corridoio sono firmati ‘Futurballa’ firma che utilizzerà dal 1913 in poi) ma anche piastrelle, mobilio, pomelli con temi ricorrenti che in ogni stanza richiamano altri dettagli come i tappeti, i piatti, le suppellettili e i fiori futuristi dando a ogni ambiente una impronta caratterizzante attraverso la ripetizioni di moduli in quanto a forma e colori. I capi d’abbigliamento sono centrali nella sua ricerca e se ne possono vedere alcuni esposti su degli attaccapanni all’interno della Casa. Sono presenti anche decorazioni e ricami su tessuti eseguiti da Elica e Luce Balla.
Nella mostra troviamo numerosi oggetti di uso quotidiano e di abbellimento, tuttavia non sono strabordanti poiché molti dei quali sono stati antecedentemente venduti privatamente; la peculiarità del museo non sono solo i contenuti ma le decorazioni della struttura stessa, l’Atelier di Balla è la piena espressione della dimensione ambientale del futurismo che ebbe anche l’approdo alla socialità con la creazione dei caffè futuristi – nella Roma degli anni Venti del Novecento – come il Bal Tic Tac (creato da Balla) e il Cabaret del Diavolo (creato da Depero) che possiamo mettere in relazione con lo storico Cabaret de l’enfer di fine Ottocento situato sotto lo studio dei futuristi a Parigi. Inoltre, la casa dell’artista è anche il risultato di una riflessione sui materiali utilizzati che, applicata al presente, ci porterebbe a parlare di Video Arte. L’apertura della mostra, inizialmente, avrebbe dovuto durare fino a novembre dello stesso anno di inaugurazione ma il grande successo e la grande affluenza (che deve essere necessariamente contingentata per una comoda fruizione, dati gli spazi limitati quali quelli dell’abitazione privata) ha fatto sì che fosse più volte prorogata e che dopo più di un anno sia ancora possibile visitare la casa dove l’artista ha vissuto con la moglie e nella quale, le due figlie Elica e Luce Balla, continuarono ad abitare fino alla loro morte. Il MAXXI, museo nazionale dedicato alla creatività contemporanea, si occupa delle prenotazioni che è possibile effettuare attraverso il sito ufficiale.
La visita comprende la visione di un filmato delle Teche Rai contenente la storia. Il movimento futurista, del quale Balla è cofondatore e che abbonderà nel 1936, ha posto al centro lo studio del colore, della luce, del movimento e del dinamismo (ricordiamo a tal proposito che Giacomo Balla è affascinato dal fotodinamismo di Anton Giulio Bragaglia e di Eadweard Muybridge). Il futurismo, insieme alle avanguardie europee, è da considerarsi in relazione a movimenti affini in altre parti del mondo, come in Russia, che mettono in relazione l’opera d’arte con il contesto espositivo (non più uno spazio mentale) che la completa. L’arte di Giacomo Balla oggi riesce a essere apprezzata andando oltre i suoi coinvolgimenti politici del tempo.
Marzia Onorato
redattrice L’agone