Una giornata di riflessioni e spunti nell’aula magna del Rettorato
La Sapienza, come le altre università romane, prevede all’interno dei corsi di laurea, percorsi di ricerca-azione e di progettazione interdisciplinare condivisa, con l’obiettivo di generare una lettura critica del territorio, e fornire gli strumenti per l’elaborazione di proposte progettuali creative ma concrete.
Cerimoniale Sapienza
Il 10 ottobre, nell’aula magna del Rettorato, Carlo Cellamare (Dipartimento di Ingegneria Civile Edile e Ambientale), Giuseppe Ciccarone (Prorettore Vicario e alla Terza Missione) e Andrea Catarci (assessore con deleghe a decentramento, partecipazione e servizi al territorio per la città dei 15 minuti) hanno aperto la lunga giornata di confronto, di strategie, di progetti, anche di esperienze negative tra atenei, dipartimenti, terzo settore e amministrazione. È stata posta particolare attenzione sulla concertazione, sul protagonismo sociale, sulla vitalità delle periferie e sulle pratiche di auto-organizzazione urbana e ri-appropriazione dei luoghi.
Temi
Rigenerazione urbana e sviluppo locale integrato, appare evidente la necessità di un approccio innovativo, immersivo, interdisciplinare, relazionale, per favorire lo sviluppo di politiche partecipative con l’obiettivo integrare la progettualità. Riscoprire e ripartire dalla pratica dell’abitare, aprire laboratori su strada, ascoltare le persone, confrontarsi. Ripensare le periferie romane, e non solo, presenti al convegno anche Francesca Cognetti, Politecnico di Milano, delegata del Rettore alla responsabilità sociale per il territorio, Angela Barbanente Politecnico di Bari, presidente della società italiana degli urbanisti, Paola Scala, Università di Napoli Federico II, sono state presentate diverse strategie e strumenti; qual è il ruolo degli atenei?
Periferie
Bisogna porre attenzione alla parola “periferia”, dice Francesco Erbani, è luogo comune intendere e associare questo termine a qualcosa di negativo, occorre dunque riflettere su cosa significa per un quartiere vivere una condizione periferica. Qui spesso ci si auto-organizza, spesso emerge la città informale e si crea un modello di governance multilivello; qui in periferia la progettazione partecipata è già una realtà, c’è attenzione alla qualità dell’abitare, alla mobilità dolce, grazie ai patti di collaborazione si sta attivando una sinergia straordinaria tra i diversi attori locali presenti intorno al lago di Bracciano, periferia non sempre significa quartieri di edilizia popolare pubblica, disagio sociale e assenza delle istituzioni, l’area metropolitana di Roma è un grande tessuto urbano “periferico”, ma ricco di progettualità condivise e “public engagement”.
Claudia Soccorsi