Terzo e ultimo giorno di lavori al Festival Nazionale delle Università, in corso alla Link Campus University di Roma. Nel panel “Burocrazia e innovazione digitale: quali soluzioni?” è intervenuto Maurizio Veloccia (Assessore all’Urbanistica di Roma Capitale).
L’esponente della Giunta capitolina ha colloquiato con Riccardo Acciai (Direttore del Dipartimento Reti telematiche e marketing, Garante per la Protezione dei Dati Personali), Daniele Di Fausto (CEO Global eFM e Founder Venture Thinking), Martina Maggiolini (Ricercatrice in “Ordine giuridico ed economico europeo”, Università Magna Grecia di Catanzaro) e la moderatrice Ida Baldi (Vicedirettore di Rai News 24).
«La digitalizzazione – per Veloccia – deve migliorare la vita delle persone. Il Comune di Roma sta investendo molto grazie ai bandi del PNRR e vogliamo portare ottimi risultati quanto prima. Purtroppo la digitalizzazione degli enti locali è ancora al palo, ma stiamo investendo in informatica e trasformando le procedure cartacee in digitali, in quanto quando siamo arrivati c’erano ancora i libroni per ricercare le pratiche. Per questo stiamo dematerializzando con un investimento da 7 milioni. Tutto ciò non solo per rendere la pubblica amministrazione più efficiente, ma anche per essere al passo delle altre grandi città europee come Madrid e Parigi».
Parlando della situazione riguardante la città di Roma, Veloccia ha detto: «Siamo in una capitale mondiale e se riuscissimo a digitalizzare tutto il patrimonio artistico, potremmo attrarre cervelli e ricercatori nella nostra città e implementare un indotto turistico culturale che possa generare nuove risorse economiche per tutti gli operatori nei diversi campi legati a questo settore. Da questo punto di vista va cambiata anche la logica di accesso alle università: non è accettabile che ci siano ancora facoltà a numero chiuso. Dobbiamo valorizzare l’interazione tra la capitale, il mondo delle università, della ricerca e dell’imprenditoria per innalzare la qualità e il valore delle nostre ricchezze, utilizzando anche i fondi del PNRR».
Per Acciai «il tema della protezione dei dati necessita soprattutto di una visione sistemica e di impegno, non di iniziative che rimangono inespresse. La rivoluzione digitale, se fatta correttamente, dovrebbe prevedere un quadro, un disegno come ha previsto il recente Regolamento europeo con la protezione dei dati che dovrebbe essere assicurata, dal momento della sua progettazione. Non il contrario. Dovremmo finalmente, per esempio, passare ad un voto digitale con tessera elettronica, invece di utilizzare ancora la forma cartacea.
Ad accentuare la necessità di una maggiore protezione dei dati è stato il settore della sanità con il fascicolo sanitario elettronico. Dobbiamo quindi correre per recuperare un ritardo che ci permetta di mettere a terra un sistema che ottenga i risultati attesi.
L’ambiente politico, troppo spesso, considera la privacy e la protezione dei dati come un freno, ma in realtà rappresenta una garanzia per noi stessi e per le future generazioni. È una difesa di un lato giuridico, quello più riservato all’individuo. L’evoluzione digitale può rappresentare un innalzamento delle garanzie, ma occorre una maggior attenzione dei momenti intimi dell’individuo, sapendo dover gestire un alto tasso di pericolosità».