22 Novembre, 2024
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“E’ finita la pacchia!”. Ecco, si comincia così…

Dopo l’insediamento della nuova (vecchia) classe politica

Con questa espressione dialettale si è insediata la nuova (vecchia) classe politica che gli italiani hanno chiamato a governare. Sul sito Treccani.it, questa frase viene definita come indicativa della “…cessazione, provocata da accadimenti negativi e non voluti, di una condizione di vita favorevole e senza problemi, soprattutto materiali, e l’inizio di una condizione meno fortunata in cui non si può far a meno di faticare ed avere preoccupazioni”. (www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/).

In sostanza, il governo ci sta dicendo che a una condizione favorevole e senza problemi ci dobbiamo aspettare un periodo in cui dobbiamo faticare e avere preoccupazioni. Ma proprio questo volevano quelli che li hanno votati? E in cosa consiste la “pacchia” che abbiamo vissuto e che adesso ci dobbiamo scordare?

Quei “diseredati”

L’accanimento esercitato contro i “diseredati” che cercano di arrivare sulle nostre coste ha dei tratti disumani, la selezione tra chi può sbarcare e chi no ricorda pagine buie della storia recente, e alla fine anche la coscienza degli operatori sanitari non ce l’ha fatta, e da quelle navi sono sbarcati tutti.

Ma di quale pacchia stiamo parlando? Il fenomeno della migrazione dei popoli da un luogo poco ospitale a uno più favorevole alla sopravvivenza è una costante della storia dell’umanità, è inarrestabile. Un articolo pubblicato su “LeScienze.it” il 12 ottobre del 2016 ha un titolo estremamente eloquente, “Dove mettere il prossimo miliardo di persone”: è da notare l’assenza del punto di domanda, da qualche parte queste persone dovranno vivere. Per rimanere sul tema della “pacchia”, entro il 2030 (tra otto anni) ci saranno 1.1 miliardi di persone in più rispetto al 2016, e guarda caso la maggior parte di loro è già nata e nascerà proprio nei luoghi che non saranno in grado di ospitarli, luoghi colpiti da guerre e alterazioni del clima dovute al riscaldamento globale.

Ospitalità…

L’articolo ci indica anche quali sono i luoghi in cui queste persone potrebbero essere ospitate, e guarda caso si trovano nella parte temperata (non si sa ancora per quanto) del pianeta; ed è lì che andranno a bussare. Nessuno di loro vorrebbe andar via dai luoghi di origine, ma saranno costretti a fare una scelta e non è pensabile che siano spinti dal mero desiderio di  sostituire la nostra etnia (Ansa.it,  “Meloni, prove di sostituzione etnica”, 16 ottobre 2016), vogliono semplicemente quello che desiderano tutti gli esseri umani, vivere non sopravvivere. A dimostrare che gli immigrati, ovvero le persone nate in un altro luogo, non hanno impresso sul proprio Dna la propensione a delinquere o a fare tutte quelle azioni riprovevoli che fanno anche i nostri connazionali, degli studi dimostrano come il contributo dei migranti e dei rifugiati sia estremamente positivo per le nostre economie (LeScienze.it, “Migranti e rifugiati fanno bene all’economia”, 25 giugno 2018). Dal 1985 al 2015 è stato analizzato l’impatto sulle economie dei Paesi europei dei migranti e dei rifugiati, e si è visto che ad un investimento economico iniziale, segue un processo di forte integrazione per cui “…i migranti aumentano la domanda del mercato, forniscono servizi, aggiungono posti di lavoro e pagano le tasse”.

Scienza e classe politica

Ma i nostri governanti li leggono questi lavori? Sono articoli pubblicati da riviste scientifiche internazionali prestigiose, “Nature” per esempio, è una di queste.  In realtà il sospetto che la fiducia di questa classe politica nei confronti della scienza sia scarsa c’è, ogni tanto i mezzi di comunicazione ci rimandano delle dichiarazioni che lasciano allibiti, quelle sulla lotta alla pandemia o sul fatto che non ci sono prove sull’efficacia dei vaccini nel limitare il numero di decessi da Covid, testimoniano un atteggiamento antiscientifico palese (ItaliaOggi.it, 15/11/2022).  Quanto fa bene alla Nazione la paura per la scienza? Nel discorso di insediamento il Presidente del Consiglio ha chiesto la costituzione di una commissione d’inchiesta sull’operato dei suoi predecessori per contrastare la pandemia, e in effetti una commissione per rendere più efficienti le campagne vaccinali e la “medicina di prossimità” sarebbe utile; ma le motivazioni per la commissione evocata dal Presidente del Consiglio sembrano tutt’altro che queste. In un articolo pubblicato su Quifinanza.it il 27 ottobre scorso, si legge che “…nello specifico si tratterebbe di far luce sulle mosse del governo Conte II e su tutte quelle che sono state le misure apportate, tra lockdown e restrizioni, per arginare i contagi”. Se vi sono stati degli illeciti è giusto che questi vengano evidenziati e puniti, ma un miglioramento del sistema sanitario per avere una reazione pronta e immediata ai fenomeni pandemici deve essere perseguito ora e adesso, e non sotto la pressione dell’emergenza che prima o poi ci sarà.

Salvatore Scaglione

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