16 Luglio, 2024
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Per il crollo dei consumi di latte e carne il problema non sono i vegani

Lo sanno bene gli industriali, i commercianti e i consulenti che il problema per un’impresa non sono quelli che protestano perché delusi dai prodotti e dai servizi loro offerti ma le persone che “silenziosamente” non acquistano più facendo fallire le attività. Gli imprenditori saggi monitorano costantemente il livello di soddisfazione dei clienti e tentano di mettere in atto rapidi provvedimenti per rendere più attraente la loro offerta di prodotti e di servizi. Sempre questa categoria di imprenditori ha cura di capire in quale direzione si modifica la ormai fluida propensione d’acquisto della gente. I meno saggi vivono le lamentele con frustrazione, spesso reagiscono con rabbia contro chi protesta e vivono le evoluzioni del mercato sempre in modo negativo e con un senso di inevitabilità e rassegnazione.

E’ ormai noto che i consumi di carne e dei prodotti del latte sono in calo da diversi anni. Gli acquisti di carni totali sono calati nei primi 10 mesi del 2022 dell’1%, soprattutto perché quelle bovine hanno registrato un crollo del -4.5% ristretto all’analogo periodo dell’anno precedente. I dati di fatturato sono invece in crescita a causa dell’incremento dei prezzi di vendita di questi prodotti.

Identico andamento si ha nei prodotti del latte. Tutte le categorie dei prodotti del latte sono in calo e questa tendenza è ormai in atto da anni, con la sola inversione di tendenza verificatesi nei mesi del lockdown.

Le cause di questa disaffezione sono molte, ma non moltissime, e sono categorizzabili in ragioni etiche e salutistiche. Poche o nulla sono state le azioni efficaci di contrasto messe in atto sia dalle imprese di settore che dalle associazioni e dalle istituzioni. Quello che preoccupa molto è la progressiva chiusura di allevamenti e la perdita di occupazione nell’industria di trasformazione, ma anche l’impatto che questa profonda modifica del comportamento alimentare può avere, anzi ha, sulla salute umana.

Molto interessanti sono le conclusioni a cui è giunto Euromonitor International nell’ambito del report “A taste of trends: plant based products in 2023”.

La tabella sottostante, inclusa nel lavoro, racconta che solo il 34% della popolazione oggetto del sondaggio non mangia mai prodotti alternativi alla carne e il 28% non beve bevande vegetali e similari. Si stima poi che il comportamento alimentare vegano, ossia di rifiuto di cibarsi di prodotti di origine animale, riguardi il 4.6% della popolazione.

Questi dati in apparente contrasto svelano l’esistenza di una nuova categoria di consumatori: i “dairy limiter” e i “meat limiter”, ossia soggetti non vegetariani nè vegani che stanno progressivamente riducendo l’uso di prodotti del latte e della carne.

Dall’indagine Euromonitor International risulta che il 64.1% delle persone consuma settimanalmente o più frequentemente alternative al latte, e il 35.8% alternative della carne.

Conclusioni

I vegani, e per certi versi i vegetariani, sono la punta dell’iceberg di una dilagante insofferenza verso i prodotti di origine animale. La parte sommersa  della massa di ghiaccio è fatta di una maggioranza silenziosa che non ha motivazioni ideologiche ma vuole preservare la sua salute, quella dell’ambiente e la qualità della vita degli animali d’allevamento semplicemente riducendo il consumo dei prodotti del latte e della carne.

Il dialogo con le frange più radicalizzate dei vegani e delle associazione ambientaliste e animaliste è un dialogo tra sordi, ed è pertanto inutile e fa perdere tempo e risorse economiche. Urgente è invece rivolgersi ai dairy limiter e ai meat limiter, perché è ragionevole pensare che questa tipologia di consumatori sia in rapida crescita pur essendo già vicina al 25% della popolazione. Il continuare a traccheggiare fatto fino ad ora è molto pericoloso perché ormai il latte e la carne sintetica sono alle porte, e di certo non si potrà vietarne il consumo con delle leggi.

Inoltre, le grandi multinazionali e la finanza che vedono di buon occhio il cibo artificiale hanno mezzi e cultura per dialogare con la parte sommersa dell’iceberg e amorevolmente convincerla. (fonte Ruminantia)

 

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