16 Luglio, 2024
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L’involuzione della nostra Costituzione

Anche se la nostra Costituzione, legge considerata e da considerarsi quale caposaldo e fondamento della Repubblica italiana è poco conosciuta da una buona percentuale del popolo, sarebbe bene prestare ricordare la sua genesi. Fu approvata nel dicembre 1947 dall’Assemblea Costituente, formata da tutti i partiti eccetto quello fascista, e promulgata dal Capo di Stato provvisorio Luigi Einaudi dopo pochi giorni.
Non a caso, la nostra Carta costituzionale è sempre stata giudicata nel mondo quale esempio di libertà e di equilibrio tra i vari poteri ossia legislativo, esecutivo e giudiziario dello Stato.

La riforma costituzionale dell’articolo V nel 2001 sancì il sovvertimento tra lo Stato centrale e gli organi periferici le Regioni nei rapporti finanziari e economici e quindi nelle autonomie locali.
Federalismo fiscale: ai Comuni e Regioni vengono attribuiti maggiori funzioni sia al come procurarsi risorse economiche sia in termini di spesa.
Ancora oggi, a distanza di oltre venti anni, non è chiaro il quadro legislativo in grado di non creare ulteriori squilibri tra Comuni o Regioni in grado di raccogliere più tasse e altri a causa di scarsa efficienza, industrializzazione… Ciò significa un aggravio delle disparità nei servizi, ma i meccanismi compensativi sono ancora da approvare.

L’attuale legge elettorale, giudicata da più parti, ma anche dagli stessi autori pessima, permette l’elezione di deputati e senatori scelti direttamente dai partiti esautorando di fatto l’elettorato tradendo i principi della democrazia rappresentativa cui ci si era sempre ispirati.
La destra, vincitrice assoluta delle ultime elezioni, sempre sostenitrice dell’elezione diretta del presidente della Repubblica, con la alcune componenti, spero minoranze, di partiti della teorica opposizione, intende proseguire rapidamente all’approvazione di questa riforma. Due elementi coincidenti: primo è molto diffusa la convinzione che un uomo forte possa risolvere tutti i nostri problemi, ne abbiamo avuto uno e penso ci sia bastato, il secondo elemento è l’assenteismo che conta circa il 30% dell’elettorato. Una delle principali cause dell’assenteismo è dovuto al non colloquio tra la base, sia degli iscritti ai partiti sia dall’insieme del popolo. Questa frattura è ben visibile nei giovani pressoché assenti nelle varie fasi decisionali; tutte le indicazioni o le richieste che pervengono anche dai social sono inascoltate. Le direttive sono prese esclusivamente dai vertici e quindi scatta la rassegnazione e il qualunquismo. L’appiattimento culturale ne è un’altra dimostrazione.
La riforma che si vuole imporre dell’elezione diretta del Presidente della Repubblica da parte dei cittadini tramite elezione con doppio turno genererà una forte relazione tra capo dello Stato e l’elettorato. Se ciò non bastasse, si intende introdurre anche la sfiducia costruttiva, che impedisce la votazione contro il governo se non viene indicato il nome del responsabile del nuovo esecutivo in grado di ottenere la fiducia.

Conseguenza primaria sarebbe la concentrazione in una sola persona con il potere di sciogliere il parlamento non corrispondente ai suoi intendimenti, anche nel caso in cui il parlamento, come spesso accade in Italia, questo sia molto frammentato o non in grado di esprimere una politica unitaria. Il presidente eletto, grazie all’elezione popolare comprendente la guida del governo, lo renderebbe presidente non come figura di garanzia, ma un autentico Deus politico con un parlamento avente solo compiti marginali.
Altri problemi di cui i precedenti governi non hanno tenuto debito conto e che influenzeranno pesantemente l’iter di questa sostanziale modifica costituzionale sono: conflitto d’interessi e proprietà dei media. È necessario e improrogabile che l’opposizione faccia sentire la propria voce per non consentire il disfacimento di una democrazia realizzata con il sacrificio dei nostri padri.

Claudio Cappabianca

 

 

 

 

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