Nuove opportunità in campo odontoiatrico. Nasce l’associazione italiana di implantologia e odontoiatria digitale, presieduta da Francesco Lerario, il quale, in questa intervista, spiega, come, grazie alla tecnologia digitale, si potranno aiutare molti pazienti e tra questi, in particolare, categorie a rischio come le persone affette da odontofobia e i diversamente abili.
Può spiegare come è nata l’idea di costituire questa nuova associazione?
L’idea è nata dall’esperienza quotidiana. Siamo a contatto con pazienti, che hanno esigenze sempre più specifiche rispetto al contesto sociale che storicamente stiamo affrontando, legate soprattutto alla paura di sentire dolore e quindi, ad una richiesta di cure meno invasive, ma anche un bisogno legato al tempo e a fattori di sicurezza: i pazienti vogliono investire sempre meno tempo da dedicare alla poltrona odontoiatrica e vogliono essere sicuri che queste terapie abbiano una prognosi positiva a lungo termine. Pertanto, sulla base di questa esperienza, abbiamo avuto l’idea, insieme ad altri colleghi, di creare un’associazione, che potesse essere un punto di riferimento, al fine di divulgare quello che la tecnologia ha fatto in questi anni per sopperire alle richieste e alle esigenze del paziente contemporaneo.
Quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati di raggiungere?
Sono quelli di divulgare il più possibile la nostra filosofia, ovvero credere nelle terapie supportate dalla tecnologia: dall’utilizzo degli scanner intraorali all’implantologia computer guidata, che rendono più sicure le diagnosi e meno invasive le cure, affinché sempre più medici e odontoiatri conoscano questo tipo di tecniche. Siamo partiti con circa 80 medici che hanno aderito e ci auguriamo di arrivare nei prossimi anni a centinaia di medici che speriamo vorranno condividere con noi questa esperienza.
In che modo l’associazione può essere di aiuto ai pazienti?
Per quanto riguarda i pazienti, l’Associazione può essere un punto di riferimento a cui rivolgersi, per prendere consapevolezza che alcune delle loro usuali esigenze, come la sicurezza, la mininvasività e la paura di sentire dolore, possano essere soddisfatte e trovare così, finalmente, un canale attraverso cui possano curarsi in maniera meno invasiva e più sicura.
Uno dei punti centrali dell’associazione italiana di implantologia e odontoiatria digitale è la formazione. Su quali aspetti vi state focalizzando in particolare?
Da un punto di vista formativo, abbiamo già attivato un progetto, che prenderà forma nel 2023, che vedrà dare il via a quattro corsi di formazione, sia sull’implantologia computer guidata, che sull’utilizzo degli scanner intraorali. Gli Scanner intraorali, durante il loro utilizzo in prima visita, rendono le diagnosi più precise e migliorano, quindi, la comunicazione con il paziente, oltre a migliorare le performance dal punto di vista della realizzazione dei manufatti protesici. Prendendo spunto da questi corsi, attiveremo un secondo programma di formazione per il 2024, in funzione delle richieste che emergeranno sia da parte dei pazienti, sia in riferimento alle esigenze dei medici stessi.
Quanto è importante la conoscenza delle patologie per i pazienti?
Conoscere le caratteristiche delle patologie e i processi salienti che le caratterizzano è una cosa, secondo me, molto importante per i pazienti. E su questo aspetto forse la sanità italiana negli ultimi anni ha avuto, a mio avviso, qualche mancanza. Questo, probabilmente, dipende proprio da un problema di comunicazione durante la visita da parte del medico. Perché la visita è un momento estremamente importante per creare l’empatia necessaria e per mettere le basi al fine di instaurare la fiducia medico/paziente. In questo senso, la tecnologia digitale, ci aiuta, appunto, per migliorare la comunicazione a questo livello, proprio perché, attraverso l’utilizzo di software di modellazione in 3D e di scanner intraorali, il paziente può vedere sin da subito su un monitor la sua condizione e il risultato finale del trattamento, condividendola e discutendola con il dentista. L’informazione diventa così un tassello imprescindibile per far conoscere alla gente quelle che sono le ultime innovazioni in questo campo e per sviluppare una maggiore consapevolezza dei propri bisogni.
Tecniche mininvasive, può spiegare a quali pazienti sono destinate in particolare?
In realtà, tutte le categorie sociali possono accedere a questa tipologia di servizio, considerando il fatto che la loro peculiarità è quella di essere meno invasive e più sicure. Chiaramente, in modo particolare, lo sono per i pazienti odontofobici, che oggi in Italia sono 1 su 4 e per i pazienti disabili, il cui livello di collaborazione e di compliance durante un trattamento dentistico sono comprensibilmente ridotti, pertanto, tempi brevi in poltrona e terapie poco invasive le rendono le terapie d’elezione per queste categorie.
Inoltre, anche la sedazione cosciente con il protossido di azoto, è una tecnica anestesiologica che aiuta ulteriormente ad aumentare il livello di collaborazione di queste categorie a rischio.
Appare chiaro che l’Associazione è nata, quindi, con la finalità importante di garantire maggiore assistenza ed efficacia nei processi di cura destinati a queste persone, che hanno più necessità e presentano maggiori criticità.
L’agone, la redazione