21 Dicembre, 2024
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Un elevato consumo di cibi ultra-processati aumenta il rischio di patologie coronariche

Un elevato consumo di cibi ultra-processati aumenta il rischio di patologie coronariche
Un maggior consumo di alimenti ultra-processati è stato collegato a diverse malattie cardiometaboliche e cardiovascolari. In una ricerca pubblicata su The Journal of Nutrition è stata verificata l’ipotesi che un maggior consumo di questi alimenti sia associato ad un aumento del rischio di sviluppare una malattia coronarica.
Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte nel mondo, con oltre 17 milioni di decessi ogni anno, e negli USA rappresentano una delle principali cause della crescente spesa medica e delle disparità sanitarie. Nonostante gli sforzi di prevenzione e di trattamento fatti negli ultimi decenni, la prevalenza di queste patologie continua a crescere. Si prevede addirittura che quasi la metà della popolazione statunitense svilupperà malattie cardiovascolari entro il 2035.

Una notevole percentuale dei casi di malattie cardiovascolari è attribuita a fattori di rischio modificabili legati allo stile di vita, inclusa la dieta.

Gli alimenti ultra-processati
Nella dieta risulta particolarmente rilevante come fattore di rischio il consumo di “alimenti ultra-processati“, termine con il quale vengono definiti quei prodotti alimentari e quelle bevande formulati attraverso processi industriali e che generalmente contengono sostanze non comunemente utilizzate per cucinare (es. proteine idrolizzate, amidi modificati, oli idrogenati) e additivi (es. coloranti, dolcificanti non zuccherini, emulsionanti, umettanti). Solitamente, gli alimenti ultra-processati contengono quantità elevate di carboidrati raffinati, grassi saturi, sale e zuccheri e sono poveri di fibre e vitamine.

Molti di questi elementi nutrizionali sono stati collegati ad un aumento del rischio di malattie cardiometaboliche. Oltre alla scarsa qualità nutrizionale degli alimenti ultra-processati, si ritiene che le alterazioni chimiche e fisiche che subiscono, unitamente ai composti generati o aggiunti durante il processo, abbiano effetti negativi sulla salute. Tuttavia, a causa della loro natura estremamente appetibile, poco costosa e accessibile, il consumo di tali alimenti è aumentato drasticamente negli ultimi decenni.

Gli effetti sulla salute
Secondo uno studio trasversale nazionale (NHANES), il consumo di cibo ultra-processato contribuisce fino al 60% dell’assunzione totale di energia negli Stati Uniti.

La crescente epidemia di obesità negli Stati Uniti, così come le malattie cardiovascolari, sono correlate ad un aumento del consumo di questi alimenti. Precedenti studi provenienti da Brasile, Europa e Stati Uniti hanno indicato che il consumo di cibo ultra-processato è associato ad un aumento eccessivo del peso, ad obesità e alla sindrome metabolica. Studi longitudinali hanno fornito prove di una relazione temporale tra il consumo di cibo ultra-processato e i problemi cardiometabolici.

Nello studio di coorte della Seguimiento Universidad de Navarra condotto in Spagna, i ricercatori hanno riportato un rischio più elevato di ipertensione, obesità e mortalità per tutte le cause nei soggetti con un consumo maggiore di cibo ultra-processato. Nello studio NutriNet-Santé condotto in Francia, il consumo di alimenti ultra-processati era collegato ad un aumento del rischio di diabete di tipo 2, dell’incidenza di malattie cardiovascolari e di mortalità per tutte le cause.

Anche se gli Stati Uniti hanno uno dei più alti volumi pro-capite di vendita di alimenti ultra-processati al mondo, la ricerca sulla possibile correlazione tra il consumo di questi alimenti e il rischio di malattie cardiovascolari nelle popolazioni statunitensi è limitata.

Lo studio
Alla luce delle attuali lacune presenti in letteratura, un team di ricercatori dell’Università Johns Hopkins (Baltimora, USA) ha voluto studiare l’associazione tra il consumo di cibo ultra-processato e il rischio di incidenza di malattia coronarica in uno studio Atherosclerosis Risk in Communities (ARIC) che coinvolge un vasto numero di individui adulti statunitensi.

Metodi
Un totale di 13.548 adulti di età compresa tra i 45 e i 65 anni che hanno partecipato allo studio Atherosclerosis Risk in Communities sono stati inclusi nel campione analitico. I dati sui consumi con la dieta sono stati raccolti attraverso un FFQ a 66 voci. Gli alimenti ultra-processati sono stati definiti utilizzando la classificazione NOVA e il livello di assunzione (porzioni/giorno) è stato calcolato per ciascun partecipante e diviso in quartili. Sono stati utilizzati modelli di rischio proporzionale di Cox e spline cubiche limitate per valutare l’associazione tra quartili di consumo di cibo ultra-processato e episodi di malattia coronarica.

Risultati
Sono stati documentati 2006 casi di malattia coronarica avvenuti nell’arco di un follow-up mediano di 27 anni. I tassi di incidenza erano più alti nel quartile più alto di assunzione di cibo ultra-processato (70,8 per 10.000 persona-anno; IC 95%: 65,1, 77,1) rispetto al quartile più basso (59,3 per 10.000 persona-anno; IC 95%: 54,1, 65,0).

I partecipanti del quartile più alto di consumo di cibo ultra-processato, rispetto a quelli del quartile più basso, avevano un rischio maggiore del 19% di sviluppare malattia coronarica (HR: 1,19; IC 95%: 1,05, 1,35) dopo aver corretto per fattori sociodemografici e per comportamenti salutari. È stata osservata una relazione approssimativamente lineare tra l’assunzione di cibo ultra-processato e il rischio di malattia coronarica.

Conclusioni
Sulla base dei risultati ottenuti i ricercatori hanno quindi concluso che un maggior consumo di cibo ultra-processato è associato ad un aumento del rischio di malattia coronarica tra gli adulti statunitensi di mezza età. Questa associazione ha diverse spiegazioni.

Dal punto di vista nutrizionale, il maggiore consumo di alimenti ultra-elaborati ha portato ad un apporto maggiore di grassi totali, grassi saturi e zuccheri e ad un minore apporto di fibre, proteine e micronutrienti. Precedenti studi hanno riportato che un’assunzione eccessiva di grassi saturi e zuccheri era associata a un rischio più elevato di obesità e diabete, importanti fattori di rischio di malattie cardiovascolari. Inoltre, secondo un recente studio condotto su un ampio campione di uomini e donne italiane, l’elevato consumo di zucchero spiegava circa il 36% dell’associazione tra alimenti ultra-processati e mortalità cerebrovascolare.

Oltre ai fattori nutrizionali, l’assunzione di questi alimenti può aumentare il rischio di malattia coronarica introducendo contaminanti che si formano durante la lavorazione degli alimenti.

La struttura modificata degli alimenti in combinazione con la loro scarsa qualità nutrizionale, come il basso contenuto di fibre, è probabile che faciliti tassi di consumo più rapidi e maggiori apporti energetici attraverso le alterazioni della sazietà e delle risposte glicemiche, che sono state collegati a importanti fattori di rischio di malattie cardiovascolari come come obesità e diabete.

Anche gli additivi alimentari utilizzati negli alimenti ultra-elaborati (ad es. emulsionanti, dolcificanti non zuccherini e altro) possono svolgere un ruolo nell’elevato rischio di malattia coronarica osservato nello studio.

Sono comunque necessari ulteriori studi prospettici per confermare questi risultati e per studiare i meccanismi mediante i quali gli alimenti ultra-processati possono influire sulla salute. (fonte Ruminantia)

Tratto da “Higher Ultra-Processed Food Consumption Is Associated with Increased Risk of Incident Coronary Artery Disease in the Atherosclerosis Risk in Communities Study” di Shutong Du, Hyunju Kim e Casey M Rebholz. doi: https://doi.org/10.1093/jn/nxab285.

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