Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato dalla presenza di un modello persistente di disattenzione e/o iperattività e impulsività che interferisce con lo sviluppo e con il funzionamento della persona. Questo tipo di disturbo, a volte, si manifesta nei bambini e negli adolescenti, si stima che colpisca il 2-6 % dei bambini in età scolare, ma può riguardare anche gli adulti. Come riconoscerlo e poterlo curare? Quali sono i principali sintomi attentivi? Ne parliamo con Adelia Lucattini, psichiatra e psicoanalista della società psicoanalitica italiana e dell’international psychoanalytical association.
Può spiegare in particolare cos’è l’ADHD?
La “sindrome da iperattività e deficit di attenzione” (ADHD) è un disordine dello sviluppo neuropsicologico che si manifesta prima dei sette anni d’età, è caratterizzato da iperattività, impulsività, incapacità a concentrarsi. Si manifesta nell’infanzia, se non trattato perdura nell’adolescenza e nell’età adulta. Concorrono una componente innata e una appresa: sono innate la componente genetica e familiare, apprese la mancanza di regole, un ambiente familiare caotico, la frettolosità e mancanza di pazienza nei genitori, il sostituirsi ai figli nelle cose pratiche e il soddisfarli sempre, prima che abbia il tempo di chiedere. Frettolosità e impazienza non permettono al bambino di apprendere il “saper aspettare” e il saper attendere prima di ricevere una gratificazione.
Come è possibile capire se il proprio bambino ha l’ADHD?
È necessario osservarlo e capire se la disattenzione, distrazione, iperattività e impulsività sono più frequenti che nei bambini della stessa età. Inoltre, vedere se i disturbi causano nel bambino uno stato di disagio emotivo e un’incapacità di applicarsi. Inoltre, i sintomi si devono protrarre per più di sei mesi. È un disturbo che si manifesta già nei primi anni di vita, ma che diventa molto evidente con l’inizio della Scuola dell’Infanzia.
Quali sono i principali sintomi e come riconoscerli?
Nei bambini piccoli si distraggono molto facilmente: hanno problemi a concentrarsi, hanno difficoltà a completare anche attività semplici. Sembrano non ascoltare quando si parla con loro, non riescono a stare fermi, né seduti. Fanno rumore, strillano più del normale, disturbano. Sono spesso agitati, corrono, saltano Si arrampicano ovunque mettendosi in pericolo.
Fino ai 12 anni parlano in continuazione. Fischiano e cantano anche in classe. Rispondono impulsivamente senza ascoltare le domande, non aspettano il proprio turno a casa e a scuola e non riescono a stare bene in un gruppo di lavoro. Attenzione a non scambiare il disturbo per pigrizia, irresponsabilità, oppositività o mancanza di collaborazione.
Che differenza c’è tra DSA e ADHD?
I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) sono disturbi del neurosviluppo e della coordinazione neuro-visuo-motoria (cervello-occhio-mano) che causano difficoltà specifiche nelle capacità di apprendimento di lettura (dislessia), scrittura (disgrafia), grafia (disortografia), calcolo (discalculia). Possono essere isolati o associati tra di loro e non permettono l’apprendimento autonomo di queste abilità scolastiche.
La Sindrome da iperattività e deficit di attenzione (ADHD) può essere sia un disturbo neurobiologico (decisamente più raro), che una conseguenza di altri disturbi: emotivi, ansia, depressione, traumi (invece molto frequente).
Poiché nei bambini, vi è un rapporto stretto tra mente e corpo, un bambino depresso si sente ed è agitato, iperattivo, distratto, non concentrato. È fondamentale avere la giusta diagnosi per avere il trattamento più corretto.
I bambini e gli adolescenti con DSA, inoltre, poiché si sentono in difficoltà e diversi, si accorgono di avere qualcosa che non va, pertanto, sono preoccupati, spesso ipereccitati, agitatissimi e molto depressi. Per questo, la diagnosi di ADHD è così frequente, in quanto comprende anche molti altri disturbi.
Come è possibile curare questo tipo di disturbi nei bambini?
Il gold standard (il trattamento più accurato e completo) è la psicoanalisi individuale e colloqui periodici con i genitori. La depressione, l’ansia e i disturbi neuropsicologici rispondono molto bene al trattamento psicoanalitico. Poiché i bambini e gli adolescenti sono in pieno sviluppo, prima si intraprende e migliori saranno i risultati. Nei casi con sospetta componente neurologica è necessario fare test psicodiagnostici per valutare la necessità di un’eventuale terapia farmacologica che può essere prescritta da uno specialista (neuropsichiatra, psichiatra, neurologo infantile, pediatra).
E negli adulti invece, che scoprono tardi, di avere questo tipo di disturbo, come è possibile intervenire? Quali i possibili trattamenti?
Negli adulti con l’ADHD, la diagnosi è più complessa. Certamente, non è un fenomeno né lieve, né passeggero, inoltre, col tempo può essere invalidante, può limitare la vita di relazione e il lavoro. Dal 6,5% al 25,4% dei casi è associata ad altre patologie come epilessia ed emicrania grave e a disturbi dell’umore (sindromi bipolari, depressione), il 23% è associato a uso di sostanze (DUS). Nello specifico, l’uso di sostanze stupefacenti è causato dai picchi di agitazione o di depressione, e anche dall’irrequietezza e dalla noia difficili da gestire e tollerare. È purtroppo, un fallimentare tentativo di “cura fai da te”, pericolosissimo e autodistruttivo, una via maestra per la tossicomania.
Le componenti ambientali e le esperienze di vita influiscono in modo determinante anche su chi ha una predisposizione personale e una familiarità. L’intervento è rivolgersi ad uno psichiatra e un neurologo per una diagnosi e l’eventuale trattamento farmacologico e contemporaneamente iniziare prima possibile un trattamento psicoanalitico per affrontare il disagio legato al disturbo, gli aspetti traumatici causati dalla malattia, le difficoltà sia di accettazione, che di gestione della terapia farmacologia, per sentirsi meglio e stare bene.
Marialuisa Roscino