13 Novembre, 2024
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Aumento di anoressia e bulimia nei giovani post pandemia. È allarme sociale

A colloquio con la dottoressa Adelia Lucattini.

Come mai sono così aumentati i disturbi alimentari e l’accesso ai reparti ospedalieri?
Vi è la concorrenza di due fattori: da un lato la pandemia che ha fortemente penalizzato gli adolescenti, dall’altro la mancata continuità dei servizi territoriali a causa dei bocchi di assunzioni in Sanità. Il primo elemento, che riguarda in modo particolare gli adolescenti, che in questo momento hanno tra i 14 e i 16 anni, ma che ha coinvolto tutti, sono gli effetti della pandemia rispetto alla socialità e allo snodo evolutivo dal nucleo familiare e a causa dei cambiamenti legati alla frequenza scolastica e alle attività extrascolastiche. Il secondo elemento, che riguarda il progressivo assottigliamento dei servizi territoriali (ambulatori) sia per il blocco delle assunzioni nella Sanità che ha particolarmente penalizzato il territorio sia per la riforma in corso.

Quali sono le motivazioni psicologiche dell’aumento dei disturbi alimentari?L’aumento dei disturbi del comportamento alimentare, anoressia e bulimia, è solo la punta dell’iceberg. Questi giovani pazienti sempre più frequentemente necessitano di ricovero per la necessità di cure specialistiche integrate di area psicologica e medica (internisti, cardiologi, endocrinologi, etc.). Da un punto di vista individuale, i preadolescenti e gli adolescenti sono rimasti traumatizzati dalla paura della malattia e della morte dei propri familiari, degli amici e di sé stessi. L’incertezza per il futuro e i cambiamenti repentini che hanno trovato sprovvisti gli adulti di riferimento (genitori, insegnanti, etc.). In generale, sono stati più “attenzionati” che ascoltati, studiati in relazione all’abbandono e al rendimento scolastico, alla saturazione dei servizi pubblici, ai comportamenti aggressivi o devianti di ordine pubblico.

Che peso hanno avuto il lockdown e le chiusure successive?
Gli adolescenti sono stati privati della possibilità di vivere in modo consueto e consolidato le esperienze individuali e di gruppo. La scuola, lo sport e tutte le attività che normalmente gli adolescenti svolgevano fin dall’infanzia sono venute meno per circa due anni.  Questo è alla radice dei disturbi ansioso-depressivi che costituiscono un vero e proprio allarme sociale. Per i disturbi più gravi di area psichiatrica, sono venuti a mancare i cosiddetti “interventi precoci” ovvero la cura dei disturbi al suo primissimo manifestarsi, prima dei sintomi gravi che richiedono il ricovero.

Ritiene che la carenza di personale nel Sistema sanitario nazionale abbia un ruolo?
A febbraio, il problema è stato affrontato nella giornata delle interrogazioni al Senato dal ministro della Salute Orazio Schillace, che ha specificato e messo in evidenza, come la situazione emergenziale ha ulteriormente acuito le difficoltà del sistema sin dal manifestarsi della pandemia da Covid-19.  Le conseguenze della carenza di personale anche nei servizi territoriali non ha permesso agli adolescenti e alle loro famiglie di trovare sostegno e cure per i disturbi psicologici e psichiatrici al loro primo manifestarsi. Questa situazione ha determinato grande disorientamento e accentuato la chiusura in sé stessi, poiché negli ultimi trent’anni, dopo la riforma con la legge 180, che portato alla creazione della rete di servizi territoriali per adulti e dei servizi di neuropsichiatria infantile, è sempre stata trovata un “accoglienza” ad ampio raggio. Bastava recarsi nel servizio più vicino a casa.

Possono esserci ragioni psicologiche tipiche degli adolescenti?
Sì certamente. Lo stress, la paura, la sospensione di tappe evolutive, la mancanza della vita in gruppo, la parcellizzazione di esperienze, l’aumento dell’uso di dispositivi elettronici. Con le riaperture, l’enorme carico emotivo per le richieste non adattate alle reali possibilità psicologiche e il livello formativo, degli adolescenti alla ripresa della scuola e di tutte le altre attività. I ragazzi e le ragazze hanno vissuto protetti, chiusi in un nuovo mondo che hanno dovuto imparare a conoscere. Dopo tanta fatica, si trovano gettati allo sbaraglio in un mondo esterno che conoscono poco e “radioattivo”, infestato da pericoli invisibili e fuori dal loro controllo mentale.

Riguardo ai disturbi alimentari nello specifico?
I disturbi alimentari sono sindromi una manifestazione di disagio psicologico, disturbi psicologici e malattie mentali diversi, in cui però il bisogno di controllo delle emozioni, delle angosce, delle paure, dei fantasmi che perseguitano dall’interno, sono sempre presenti. Il cibo è un modo semplice, immediato e alla portata di mano, facile da reperire nella bulimia e da evitare nell’anoressia. È una manifestazione sintomatica e psicopatologica tipica della società del benessere, in cui non vi è la carenza di cibo, trasversale rispetto a tutte le classi sociali.
È cambiato qualcosa dopo la pandemia rispetto alla richiesta di aiuto?
I piccoli adolescenti non hanno una chiara percezione se quello che stanno vivendo è una normale reazione alle difficoltà della crescita o un disturbo. Gli adolescenti più grandi sono maggiormente in grado di chiedere aiuto per sé stessi, infatti, è aumentata la richiesta diretta da parte loro a psicoanalisti e psichiatri. I familiari accade che o non si rendano conto in tempo o si sentano in colpa o non sappiano cosa fare e a chi rivolgersi. È necessario però sottolineare che anche gli adulti sono in difficoltà ed hanno loro stessi bisogno di ascolto e sostegno per stare meglio e aiutare al meglio i loro figli.

Quali consigli per i genitori?
Osservare i propri figli e ascoltarli qualunque cosa abbiano da dire; far caso se i figli si mettano a dieta o cominciano a mangiare disordinatamente e cibo spazzatura. L’eccesivo aumento o diminuzione di peso sono sempre un segno di disagio psicologico, talvolta spia di disturbi più gravi; non sottovalutare mai i segni di malessere intenso che si possono manifestare sia come ritiro, chiusura in sé stessi, mancanza di amici, paura di andare a scuola, eccessivo tempo trascorso da soli sui social o con i giochi elettronici; coltivare e mantenere uno scambio continuo con insegnanti e con tutti gli adulti con cui si interfacciano i loro figli (allenatori, catechisti, capi scout, insegnanti di musica, tutor didattici, etc.); riguardo più propriamente ai disturbi alimentari, avere chiaro che il cibo non è mai il problema, inutile insistere che mangino o che stiano a dieta. Sapere che rivolgendosi a uno psicoanalista o uno psichiatra dell’età evolutiva, le difficoltà possono essere affrontate e il disturbo superato; non sottovalutare mai i segnali di disagio attraverso il corpo: controllare se hanno segni autolesionistici tagli, ferite, punture, ustioni, ematomi, etc; chiedere sempre e controllare senza timore di essere inopportuni, che non facciano uso di sostanze tossiche, sapendo che sono facilmente reperibili anche per i giovanissimi alcol, hashish, cocaina, anfetamine ma anche farmaci ansiolitici e antidepressivi; controllare che non giochino d’azzardo soprattutto online, poiché è una delle prime manifestazioni di disagio che passa quasi totalmente inosservata e che portano a conseguenze più gravi; rivolgersi tempestivamente a professionisti psicoanalisti, neuropsichiatri e psichiatri di bambini e adolescenti a cui chiedere consiglio, sostegno e aiuto per sé stessi e per i figli; avere fiducia nei professionisti, sia che lavorino nel Servizio pubblico, sia che lavorino privatamente, in quanto preparati ed esperti, con una solida formazione.
Marialuisa Roscino

 

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