26 Dicembre, 2024
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“Caccia selvaggia”, Italia sotto la lente della Ue

Fauna selvatica, le “nostre” norme incompatibili per la Commissione

Le ultime norme introdotte in Italia per il controllo della fauna selvatica sembrerebbero essere incompatibili con alcune direttive europee.
La direzione generale ambiente della Commissione europea ha infatti inviato al Governo italiano una lettera in cui chiede chiarimenti in merito all’emendamento “caccia selvaggia” proposto da Fratelli d’Italia e inserito a dicembre nella Legge di Bilancio 2023. La disposizione permette alle Regioni e Province autonome di autorizzare, se necessario, “piani di controllo numerico” delle specie di fauna selvatica tramite l’abbattimento o cattura addirittura nelle aree protette e urbane, e anche nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto, dal momento che queste attività non sono considerate “caccia” ma attività di contenimento e gestione di queste specie.
Cinghiali, presenza (ormai) massiccia
A motivare l’emendamento il fatto che sulle strade e nei parchi di molte città italiane la presenza di animali selvatici, e in particolare di cinghiali, sta diventando ormai massiccia.
La Commissione ha però messo in luce gli effetti che questo potrebbe avere sulle specie protette tutelate dalle “direttive habitat e uccelli”, e ha chiesto al Governo italiano chiarimenti su come queste nuove disposizioni saranno attuate garantendo al contempo il rispetto degli obblighi stabiliti nelle due direttive.
Verso una procedura d’infrazione?
Il Governo dovrà fornire le sue risposte nel corso delle prossime settimane. Se queste non saranno giudicate adeguate dalla Commissione europea, potrebbe essere aperta contro l’Italia una procedura d’infrazione per la mancata applicazione delle norme Ue che avrebbe importanti ricadute economiche sui cittadini in caso di condanna.
Ad avvertire sul rischio di infrazione è intervenuto un gruppo di associazioni (Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu e Wwf Italia).
«La lettera della Commissione è una conferma di quanto abbiamo denunciato – hanno scritto le sei Ong in un comunicato – e questa norma si pone in aperto contrasto sia con le direttive europee, sia con la Costituzione italiana, e rende concreto il rischio di attivazione di una procedura di infrazione che peserà sulle tasche di tutti gli italiani. La portata di questa lettera va oltre l’ormai famoso emendamento “caccia selvaggia” e coinvolge l’intero approccio filo venatorio del Governo e di molte Regioni che porta ogni anno all’approvazione di calendari venatori che dopo essere stati impugnati dalle associazioni ambientaliste vengono puntualmente dichiarati illegittimi dai giudici amministrativi per violazione dei principi di tutela ambientale. È giunto il momento che la politica cambi radicalmente rotta, si occupi della tutela costituzionale dei beni comuni e non continui a farsi dettare l’agenda dai cacciatori e degli armieri».
Sara Fantini

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