Gli iscritti al Pd, 831.042 nel 2009, 320.000 nel 2021
I rapporti del Censis fotografano di anno in anno la società italiana, in particolare nell’ultimo, la fotografia ci da un Paese che si sta velocemente trasformando. Gli elementi per comprendere il risultato delle ultime elezioni in due delle più importanti regioni d’Italia ci sono tutti. La partecipazione del diritto-dovere è passata dal 66% al 37% degli aventi diritto nel Lazio e dal 73% al 41% in Lombardia, dati omogenei riferiti alle due ultime tornate elettorali.
Una breve analisi
L’analisi sull’astensionismo fa capire come è cambiato negli ultimi decenni il rapporto tra gli elettori e i partiti politici. L’archiviazione delle ideologie e con esse la fine della proposta politico culturale dei partiti, proposta che veniva elaborata attraverso il rapporto diretto con i cittadini-elettori, in uno scambio biunivoco di informazioni, ha completamente snaturato e reso inutile il contributo reale di essi. Un tempo si chiedeva ai partiti e ai propri eletti di rappresentare le istanze di chi li aveva votati, istanze che non erano solo di natura economica, ma che riflettevano la naturale aspirazione alla propria emancipazione.
Il ritornello che sentiamo continuamente sul non funzionamento dell’ascensore sociale a questo si riferisce, chi non ha i mezzi economici, ma ha quelli dell’intelletto, avrà molte meno opportunità di sviluppare i propri talenti. Si badi bene che questo non è solo un male per l’individuo, ma lo è per tutta la “nazione” che rinuncia al contributo dei cittadini migliori a vantaggio di quelli più ricchi, non sempre più bravi.
La trasformazione
Negli ultimi decenni il rapporto con i partiti si è trasformato in un rapporto di tipo “utilitaristico”, la richiesta alle organizzazioni politiche è per sé o al massimo per la propria “corporazione”, i temi più generali, nazionali e sovranazionali, non vengono più ritenuti degni di considerazione nel momento in cui ci si reca alle urne. Chi sceglie di non andare a votare, probabilmente non è stato accontentato nelle proprie richieste o ha perso la speranza-fiducia che queste vengano prima o poi esaudite.
In questo quadro generale, i partiti del centrosinistra e il Partito democratico più di altri, hanno cercato di acquisire il consenso giocando una partita che non era tradizionalmente nel proprio Dna, hanno cambiato pelle depauperando costantemente nel tempo il patrimonio rappresentato dai propri militanti e simpatizzanti rendendo irrilevanti, per le scelte politiche del Partito, fondamentali realtà territoriali come i circoli. Per inciso, i circoli hanno rappresentato nella storia della sinistra, l’elemento di trasmissione tra il comune sentire dei cittadini e la classe politica che li rappresentava.
Le primarie del 2007
A questo proposito è utile ricordare che le primarie del 2007 per la scelta del segretario del Partito democratico, hanno portato a esprimersi più di 3,5 milioni di cittadini e questo grazie allo sforzo degli iscritti al Pd, che nel 2009 erano 831.042 divenuti circa 320.000 nel 2021. Da questi dati si può affermare quindi che “la fine era nota”, mancando il controllo democratico esercitato dai propri militanti, si è permesso l’ingresso nel Pd a dirigenti e rappresentanti politici che in alcuni casi sono stati, e alcuni lo sono tutt’ora, implicati in vicende giudiziarie.
I meccanismi democratici necessitano di un governo e di una opposizione democratica messa in grado di controproporre le proprie soluzioni. Il compito di chi ha vinto le elezioni è quello di governare nell’interesse di tutti i cittadini nel rispetto delle regole e delle istituzioni democratiche, il compito dell’opposizione è quello di vigilare sul rispetto di tali regole. L’oggettiva debolezza del centrosinistra, diviso al suo interno, non fa bene alla democrazia italiana; e il Pd, che pure ha tenuto nelle ultime elezioni regionali, ha il diritto-dovere di essere centrale nel processo di costruzione di una opposizione che comprenda anche le forze politiche sconfitte. Il deserto deve essere attraversato, i militanti che credono in questo cammino ci sono ancora, ma non sono più disposti a pazientare oltre, il Partito democratico deve cambiare ripartendo proprio da loro.
Salvatore Scaglione