22 Novembre, 2024
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Sopraffazione 5.0, quel virus pericoloso chiamato cyberbullismo

Il virus trova vulnerabili soprattutto bambini e adolescenti

Le statistiche segnalano dati in crescita, le istituzioni alzano i livelli di guardia, si mettono in campo qualificazioni e risorse per fronteggiare un fenomeno allarmante che correndo veloce attraverso il web, si alimenta delle fragilità degli adolescenti spegnendone, sempre più spesso, la vivacità, l’allegrezza e i sogni: è il cyber bullismo, un batterio moderno che è impensabile da sconfiggere con vaccini chimici.
Il bullismo in Rete è un fenomeno di contagio della violenza collaterale alla digitalizzazione delle nostre esistenze con cui rapidamente e senza remore si procura afflizione e infelicità ai propri simili.
Un virus che trova vulnerabili soprattutto bambini e adolescenti, e che origina proprio da un desiderio di autoaffermazione endemico della crescita e orientato in maniera distorta: l’uno contro l’altro anziché insieme all’altro.
La terra di mezzo
Questa distonia relazionale si alimenta in una terra di mezzo tra reale e virtuale e i ceppi virali di violenza che vi proliferano, alimentano l’illusorietà di un potere sociale che muove l’uomo contro l’uomo in un vincolo ancestrale inestirpabile.
Quello del cyberbullismo è un virus infimo perché con il filtro di uno schermo, mantiene distanti la vittima e il carnefice alterando i parametri empatici di quest’ultimo che non ricevendo dei feedback istantanei, non attiverà alcuna forma di inibizione del proprio comportamento spingendolo, spesso, fino alla spietatezza.
Una protezione illusoria
Lo schermo, peraltro, assicurando un’illusoria protezione, energizza le condotte prevaricanti rafforzandosi ancor più con la dirompenza dell’asimmetria di potere generata dall’inganno dell’anonimato.
Grazie alla fulminea conducibilità della Rete, il suo facile accesso, la disponibilità e l’improba arginabilità dei suoi contenuti, i danni prodotti sull’emotività delle vittime si amplificano esponenzialmente in termini di sofferenza, imbarazzo, mortificazione, insicurezza. Sono in aumento tra giovani e giovanissimi accessi psicotici importanti, disturbi del comportamento, stati depressivi, impoverimento relazionale e, purtroppo, epiloghi suicidari.
Potere vigliacco
Ambivalente e vigliacco il potere della Rete, che se da una parte dilata la sensazione di potere dell’offendere, dall’altro riduce la percezione di pericolosità delle proprie condotte.
Mendace e ipocrita la Rete, che ci fa sentire tutti su uno stesso piano egualitario, fondando un virus come quello del bullismo cyber sulle differenze: differenze di genere, etniche, di orientamento sessuale, fisiche, psicosociali ed economiche vengono richiamate a pretesto dai giovani per deridere, marginalizzare e muovere aggressioni verbali e fisiche ai propri pari.
Una pandemia di illegalità e immoralità che presuppone un cambio di marcia per le strategie di contrasto: se le istituzioni, consapevoli dell’allarme, si adoperano da tempo ognuna con le proprie competenze, profondendosi in legiferazioni attente e campagne di sensibilizzazione e informazione, è ora di richiamare a gran voce il contributo genitoriale di educazione all’utilizzo del mezzo informatico e il recupero necessario di un processo educativo fondato su valori etici e morali.
Chissà che il buon senso, in cui esigo credere con una grande concessione di credito all’essere umano, non ci possa portare in un domani prossimo a celebrare la giornata mondiale di annientamento della cyber stupidità.
Gianluca Di Pierantonio
Criminologo forense

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